Tra NATO ed ex Patto di Varsavia…
La NATO nasce all’indomani della seconda guerra mondiale, come applicazione pratica alla teoria americana del containment, volta per l’appunto a contenere le velleità dell’Unione Sovietica, che qualche anno più tardi si unirà con gli stati socialisti nel Patto di Varsavia, in un’alternativa strategica al controllo mascherato degli Stati Uniti. La storia aveva fatto capire agli americani che la pace sul suolo europeo sarebbe stata garantita da un trattato in grado di isolare il pericolo bolscevico e di reintegrare, con gradualità, nel novero degli stati civili, la Germania, così come avevano fatto europei costituendo la CECA ( Comunità Europea dell’Acciaio e del Carbone) mettendo in comune la produzione del settore carbo -siderurgico, che avrebbe evitato in tal modo lo scontro secolare tra Germania e Francia e favorito l’integrazione di quei paesi, come l’Italia, privi di tali risorse, e la CEE ( Comunità Economica Europea) che creava un mercato comune e che, nel corso dei decenni, ha conosciuto uno strabiliante processo di integrazione politica e monetaria.
La Nato e il Patto di Varsavia hanno rivaleggiato, soprattutto in maniera indiretta, su campi di battaglia periferici, mai direttamente, animando le varie crisi internazionali, fino al 1°luglio 1991 quando il Patto fu sciolto.
La Nato invece ha conosciuto una progressione impressionante che può essere paragonata, con finalità apparentemente diverse, all’Unione Europea.
I dodici paesi fondatori (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti) ne hanno poi inglobato altri con una raziocinio alle volte geografico, alle volte politico, il più delle volte strategico. Negli anni ’50 del secolo scorso fanno il loro ingresso la Grecia e la Turchia, unite dal Patto Atlantico, ma divise dai precedenti storici e soprattutto da rivendicazioni territoriali e marittime che si giocano in particolar modo sul terreno cipriota e che ancora oggi creano tensioni non di poco conto nel Mar Mediterraneo.
Nell’82 la Spagna entra a far parte dell’ Alleanza e nella CEE, scrollandosi di dosso gli anni della dittatura franchista.
La caduta del Blocco comunista segna lo spartiacque e il cambio di rotta da parte dell’Organizzazione. Con l’avversario numero, la Russia, provvisoriamente in standby, gli USA e la NATO hanno adottato la tattica dell’offensiva a tutto campo sul terreno sguarnito a Est, una terra di conquista da sfruttare centimetro su centimetro. E il 1999 diviene l’anno simbolo di questa nuova vita della NATO che orfana del nemico, è andata a disgregare i rimasugli del vecchio mondo socialista. L’attacco a Belgrado, una prova di forza senza alcuna autorizzazione, un precedente dimenticato dai più che a anni di distanza può far parlare a tutti gli effetti di aggressione, non molto diverso da ciò che i russi hanno fatto in Ucraina, e l’allargamento a Est con Polonia, la ex Cecoslovacchia e l’Ungheria, feudi del vecchio padrone, aprono la stagione dell’espansione orientale del Patto Atlantico che ha visto nel 2004 il suo arrivo culminante sulle sponde del Baltico, a due passi da Mosca, e in Romania.
Nel 2009 Croazia e Albania festeggiano il loro ingresso nel sistema di difesa, antecedendo il Montenegro (2017), il quale rafforza ulteriormente la sua volontà di essere indipendente dal passato e dalla vecchia fratellanza con la Serbia. Gli sviluppi precedenti al conflitto russo ucraino hanno rivelato la volontà, in primis degli americani, di stringere in assedio il successore dell’Impero comunista, la Russia, non per questo meno temibile e minaccioso, e di isolarla dalla politica internazionale. Il pericolo russo, amplificato dall’azione militare, viene ancora avvertito da quei paesi “neutrali”, Finlandia e Svezia, che come l’Ucraina vorrebbero entrare nel Patto Atlantico, in un processo che affosserebbe anni di equilibri internazionali e che gioverebbe soltanto agli Stati Uniti che hanno avuto il merito di utilizzare la NATO come strumento della politica internazionale. Macron aveva parlato della «morte cerebrale» della NATO e della necessità di accelerare su una politica militare comune in Europa per poter contrastare Cina, Russia e gli stessi Stati Uniti. La Francia tiene molto a questo progetto di esercito comune europeo, essendo l’unica potenza nucleare. Ma come Lazzaro risorto dopo quattro giorni, così la rediviva NATO ha ripreso la sua grande sfida, quell’espansione a Est, che farebbe tanto comodo al vecchio Zio Sam. Nell’attuale situazione, l’Europa non riesce a incidere sugli sviluppi di un conflitto: sottomessa agli USA, incapace di imprimere una svolta nelle trattative tra le fazioni, la cui scena è occupata da altri protagonisti (Erdogan), agisce quasi come una grande potenza regionale e le sanzioni rischiano di rafforzare la partnership tra Cina e Russia e confermare l’imperialismo degli Stati Uniti. Ai miopi europei un misero pugno di grano.