
La straordinaria ordinarietà di Damiano e dei suoi compagni di classe del Liceo Classico “C. Troya” di Andria
Ciao, Damiano. La classe VB del liceo “Troya”, la tua classe, è risultata vincitrice, per la categoria “Video”, al concorso nazionale “Raccontami l’autismo”. Vuoi raccontare anche a noi la vostra esperienza’
Ho partecipato alla settima edizione del Concorso Nazionale “Raccontami l’autismo”. Mi sono trovato catapultato in questa proposta coinvolgente che ha visto la mediazione dei miei compagni di classe, pur non sapendo a cosa andassimo incontro. Così nasce questo progetto, da una semplice proposta durante un’ora di lezione. Nella semplicità nascono le cose più belle, quelle che arricchiscono, nutrono l’anima; una felicità che appaga a costo zero.
Non hai avuto esitazione al pensiero di dover condividere con un vasto pubblico la tua “straordinaria ordinarietà”?
Al contrario! Il progetto è scaturito proprio dall’entusiasmo di mettermi in gioco, dal desiderio di raccontarmi, essere testimone, delineare l’intero percorso dei cinque anni scolastici. L’obiettivo del concorso è stato quello di stimolare la riflessione sulle tematiche dell’autismo, sull’integrazione degli studenti autistici nelle svariate realtà scolastiche, sull’educazione al rispetto delle diversità.
Nella motivazione del premio si legge: «Realizzato con grande cura e particolare efficacia narrativa, il video coinvolge attivamente gli studenti nella duplice veste di narratori e protagonisti. Il lavoro, di taglio agile e di buona presa, si avvale di un montaggio svelto capace di coinvolgere lo spettatore. Una classe che ama, prende per mano, accompagna, in un percorso non semplice “Tutti e ciascuno”, attraverso una didattica viva e vitale». So, tuttavia, che tutto è partito dalla tua penna: vuoi spiegarci?
Dopo una prima analisi, insieme ai compagni della mia classe, ho valutato la possibilità di partecipare mediante la realizzazione di un video-racconto. Ho deciso, grazie al supporto di professionisti, di soffermarmi personalmente a riflettere su questa tematica che in prima persona mi coinvolge. Ho cercato di effettuare una rilettura di me stesso partendo dai miei punti di forza e di debolezza, solo così ho permesso alla penna di tracciare delle parole lungo il foglio bianco. Nella scrittura ero pervaso da uno stato d’animo frenetico, nulla poteva fermarmi perché ero preso dal desiderio di raccontare la mia esperienza attraverso la poesia, attraverso significati nascosti nelle parole. In questi anni, infatti, ho imparato quanto la forza del linguaggio sia più potente di ogni altra forma.
In genere ai disturbi dello spettro autistico si associa la parola “silenzio” e questa viene assunta come impossibilità di comunicare: vuoi dirci che non è così?
Certo che non è così. Nel mio silenzio riesco a comunicare, nel mio silenzio riesco a reggere pesi, nel mio silenzio riesco a far sorridere, nel mio silenzio riesco a non arrendermi, nel mio silenzio riesco a donare forza, nel mio silenzio riesco a rimettermi in piedi, nel mio silenzio riesco ad accettarmi, nel mio silenzio cambia lo sguardo di un “non credente”, nel mio silenzio si intrecciano vite. Infatti, rileggendo il componimento, mi sono reso conto che la stesura del racconto non è limitato ai soli versi, ma supera ogni orizzonte per abbattere le tante barriere dell’uomo. Questo è stato l’obiettivo che mi ha spinto a realizzare tale progetto, grazie al supporto dei miei compagni, molto più tecnologici di me, i quali mi hanno supportato attraverso video-riprese e programmi in rete. Il loro sostegno è stato per me di grande importanza. Sono stati lo strumento concreto del mio racconto, mai si tirano indietro dinanzi alle mie volontà e desideri.
Sei alla fine del tuo percorso liceale: cosa porti con te?
Mi piace, a conclusione di questi anni, ricordare i miei compagni di classe nell’immagine di una cordata, che mai si è spezzata. Sento l’esigenza di lasciare un messaggio a chi legge, a chi ascolta: non bisogna mai lasciarsi attraversare dal pensiero di essere un fallito, di non farcela, di non essere all’altezza. Ogni uomo è chiamato a comunicare un bisogno che solo qui, sulla terra, può esternare. L’essere diverso non implica un’etichetta, una barriera, ma segna la complicità. Solo restando in rete possiamo dare il massimo di noi stessi. Ogni diversità è una bellezza, la bellezza piena. Ogni bellezza, nella sua diversità, si completa.
Il video vincitore