
di Helmar Holenstein
Nel 2009 Einaudi ha pubblicato in Italia il prezioso “Atlante di filosofia” dello svizzero Helmar Holenstein (n. 1937), un’opera di grande interesse che tenta di unificare la storia mondiale della filosofia in una “geografia della filosofia”, molto preziosa in una prospettiva multiculturale e globale. Tanto più preziosa in questi nostri penosi anni di regresso nazionalistico anche nel cuore dell’Europa.
Nell’Introduzione Holenstein cita Kant: ”Nulla affina e forma la ragione addestrata più della geografia” e ripercorre alcune idee di fondo: le origini della storia dell’umanità furono in Africa; alla metà del I millennio avanti Cristo avvenne in Grecia, in Cina, in India il passaggio dal mito al logos, dalla saggezza alla filosofia; se l’Europa ha una particolarità, va ricercata nelle rivoluzioni scientifiche, che sarebbero state comunque impossibili senza le scoperte matematiche e tecnologiche dell’Oriente.
L’Atlante utilizza i nomi di luogo e di persona in lingua originale ed offre davvero spunti di grande apertura ed interesse, sia per approfondire che per comparare. Si conclude con un tentativo di prognosi: come si evolverà la filosofia nel 22° secolo? Holenstein lamenta che “le prognosi sul futuro si limitano con fastidiosa regolarità a prevedere una lineare prosecuzione degli sviluppi recenti” , ma “prima o poi l’imprevisto porta invece al cambio di rotta verso direzioni del tutto diverse, insospettate. .. Troppe domande sono aperte. Troppi fatti ancora ignoti. Troppe teorie non ancora elaborate. Troppe cose pensate in luoghi diversi non sono state ancora messe in rapporto fra loro.”
Nella speranza e fiducia in “nuovi inizi” e “nuove dinamizzanti tensioni”, Holenstein propone allora un nuovo planisfero (vedi foto): alla base c’è l’Africa, in alto in sud America; l’ombelico del mondo si trova a nord di Papua-Nuova Guinea.
“L’Africa, “la culla dell’umanità” assume una posizione che risponde alla sua funzione di basamento, assistita dall’Europa, da cui si sono avviati gli sviluppi che in epoca moderna hanno cambiato la Terra intera. La metà inferiore è occupata al centro quasi interamente dall’Asia, come si addice alle sue dimensioni ed alla sua importanza storica, con l’Australia come satellite. Il tutto è sovrastato dal “Nuovo Mondo”, come da un soffitto a volte: l’America del Nord (che all’estremità nord-occidentale quasi sfiora l’Asia, un suggerimento di futura collaborazione) e l’America del Sud, posizionata proprio in cima, come un attico dal quale si gode un’ottima vista”.
Certo è una bella sfida quella lanciata da Holenstein; un compito arduo il suo, che mi auguro non si riveli una inutile quanto dannosa elucubrazione sul pensiero dell’umanità. La centralità dell’Europa nella filosofia occidentale è stata superata – e forse negata – da un bel po’, la paternità della Grecia forse mai esistita, ma il ridisegnare in un’ottica globalizzante i rapporti spaziali fra il pensiero di un popolo e l’altro in un “atlante” va a stravolgere ogni cosa; mette in crisi – a mio avviso – il concetto stesso di “amore per la sapienza”. Se invece si tratta di una naturale quanto necessaria svolta epocale, una ennesima rivoluzione della filosofia nel suo continuo divenire, allora bisognerà capire a chi gioverà e quale sarà il suo futuro, quale peso avrà nella vita del Pianeta e di ciascuno di noi.
“Ma prima o poi l’imprevisto porta invece al cambio di rotta, verso nuove direzioni”. Svolta epocale? Il nuovo mondo di Holenstein sembra tanto attuale, da rivoluzionare l’ Intera umanità.