Ora che la propaganda elettorale tace…

A piacimento, volersi trovare al posto dell’altro quando conviene ma poi fugarsi al primo accenno di difficoltà, equivale ad essere opportunista. Ma a volte è meglio sfilarsi nei casi in cui, il fiuto accusa che l’altro dispone di “risorse” poco allineate colla razionalità.

Ma cos’è la razionalità? È un senno ben fortificato oppure è un “recipiente” colmo di stravaganze, dove il raziocinio, sciolto da guinzagli inibitori, assume, secondo il caso, l’ossimoro specifico, facendone tassello accomodante di una logica personale?

In questo periodo di propaganda elettorale, ad ascoltar comizi, sembra che tutti i candidati-oratori han ragione e che la “pura” verità, spesso coincida coi nostri interessi…beh, allora? Datosi che i candidati rappresentano dei partiti o liste civiche, perché non diamo loro la possibilità di fare un’altra ammucchiata, eleggendoli tutti? (grande coalizione-confusione). Facendo così si toglierebbero di mezzo i tanti galoppini che vengono a chiederti il voto per questo o per quel candidato da mandarti il cervello in frantumi. Senza parlare dello sciupio degli stampati che t’invadono ovunque, anche sotto i piedi, prima ancora di essersi manifestati in illeciti vari.

Questa mattina mi arriva un messaggio di un amico il quale asserisce d’aver rifiutato di stringere la mano a un candidato di Barletta poiché lo ritiene personaggio poco affidabile. Vorrei tanto che me ne indicassero uno, dico uno, al quale poter stringere io la mano senza restare mortificato poi, d’averlo fatto. Allora che pesci pigliamo? Per chi è meglio votare, per un uomo o per una donna, per il nuovo oppure per il vecchio? Coi tanti “pesci d’aprile” che ci han riservati, dopo essersi portato a casa quelli “guizzanti”, la scelta è, a dir poco, enigmatica.

Ora, coi nuovi “pescatori di voti” che hanno investito i propri risparmi in propagande varie, scordandosi di comprar “barche” e con i combustibili alle stelle, pescheranno sulla terraferma e dalle casse già dissanguate? Ci sarà certamente il consigliori di turno, il puparo, ad indicargli in quale specchio del “Genesaret” dovranno buttar le reti ed inventarsi nuove escamotages per rimpinguarle. Miracoli non se ne fanno più: solo ruberie. La calca di creduloni che li avrà votati e meglio che si porti qualcosa da casa, per il “picnic”, visto che non resteranno che “lische e croste”, che nessuno vorrà deglutire.

Non si sa più a chi credere oltre al buon Dio. Pure quando il cervello si arroventa a trovar conclusioni, tra queste, emerge sempre il dubbio che stia prendendo un abbaglio. Oltre tutto è sempre la coscienza ad erigersi imperiosa e comandare di fare il dovere-diritto e andare a votare. Io l’ho sempre fatto. Il più delle volte per far contento l’amico, tacendo i miei intenti. Diciamo che mi sono nutrito di insoddisfazioni, assecondando le richieste dell’altro. Avverrà la stessa cosa per lui, oppure questo suo modo di appoggiare taluno piuttosto che talaltro significhi crearsi una propria “chiesa” col relativo “santo” protettore? Ma se così fosse, non è meglio tenersi stretta la propria conoscenza e tutte le ferite per acquisirla, piuttosto che continuare a sbattere e sempre per colpa degli altri?

Nello spazio ridotto della gabina elettorale, a sipario chiuso, con l’andazzo dei tempi sembra che pure il cervello sia restio a scegliersi un nome, tra i tanti nuovi salvatori di sé medesimi. Io ci provo anche questa volta, ma ahimè tirando a sorte tra i tanti consigliatemi…troppi saranno gli esclusi, i trombati, ma non avrò, fino a qui, ragion di rimorso…

Dato che esistono oratori balbuzienti, umoristi tristi, parrucchieri calvi, potrebbero anche esistere politici onesti (Dario Fo).


FonteFoto di Tumisu, please consider ☕ Thank you! 🤗 da Pixabay
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Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.