È finalmente uscita anche in Italia una raccolta delle più significative vignette del disegnatore palestinese Naji Al-Ali: Filastin. L’arte di resistenza del vignettista palestinese Naji Al-Ali, Eris Edizioni, Torino 2013.

Nato in un villaggio della Galilea nel 1936, cresciuto in un campo profughi nel sud Libano, Naji Al-Ali morì nel 1987 a Londra, sparato da una pistola con il silenziatore, da una mano tutt’oggi ignota, mentre sostava di fronte alla sede del giornale per cui lavorava. Fu scoperto, giovanissimo, dall’intellettuale Ghassan Kanafani, colpito dall’efficacia di quelle vignette usate come strumento di denuncia e di lotta politica nell’ambito del conflitto israelo-palestinese. L’autore, in 25 anni di attività, divenne uno degli artisti più importanti ed autorevoli del mondo arabo, rimanendo tuttavia pressoché sconosciuto al pubblico occidentale, eccetto per chi per qualche strana traiettoria del suo destino non si è ritrovato immischiato in quel conflitto senza più riuscire a liberarsene. Tipo chi scrive.

Io stesso ho scoperto Naji Al-Ali solo dopo essere arrivato in Palestina. Ovviamente il tramite è stato “Handala”. Se il nome “Handala” non vi dice niente, allora avete bisogno di leggere questo articolo.

Stiamo parlando del personaggio più famoso fra quelli dell’artista in questione: un bambino scalzo, mal vestito, con le mani incrociate dietro la schiena, che Al-Ali, nel corso degli anni, ha sempre voluto rappresentare di spalle, senza mai offrire il suo volto a chi guarda. Mi trovavo a Nablus presso l’associazione di alcuni amici e nei mesi in cui avevo vissuto nei Territori, a pensarci a posteriori, avevo visto Handala praticamente ovunque, senza mai soffermarmici. Soprattutto l’avevo visto dipinto sui muri, quello di divisione fra Cisgiordania e Israele e su quelli dei campi profughi in cui ero stato, quel giorno era stampato sulla maglietta di una ragazza lì dell’associazione. Le chiesi di spiegarmi chi fosse, cosa fosse, lei lanciò un’occhiata incredula agli altri presenti, con un mezzo sorriso, come per dire “chi l’ha portato questo che non sa chi è Handala?”, poi però mi spiegò che rappresenta un profugo palestinese che una volta andato via da casa sua ha smesso di crescere. Mi spiegò che quella postura si deve al suo sdegno nei confronti di ciò che sta accadendo alla sua terra e al suo rifiuto di guardare. Mi spiegò che Handala era ormai il simbolo della resistenza palestinese e in particolare di quella dei rifugiati. Mi spiegò che si sarebbe girato solo quando il problema palestinese si sarebbe risolto, come aveva raccontato il suo disegnatore, e loro stavano ancora aspettando di vedergli gli occhi.

Di lì a voler approfondire il mondo del grande vignettista il passo fu brevissimo. Fin quando rimasi in Palestina mi aiutarono i miei amici arabi che pazienti mi tradussero le scritte presenti nelle vignette, mi spiegarono il carattere dei vari personaggi, le dinamiche fra di essi, i simboli. Una volta in patria, messomi alla ricerca di qualche pubblicazione sull’argomento fra quelle dell’editoria italiana vi trovai il vuoto, un vuoto finalmente colmato, solo di recente, dalla giovane casa editrice torinese ERIS. Questa, specializzata in fumettistica, è uscita coraggiosamente con un curatissimo gioiello editoriale tutto dedicato al nostro disegnatore.

Un libro lungo 220 pagine, con la prefazione di Vauro Senesi, contenente 175 vignette tradotte in italiano (laddove contenenti scritte) e dotate di un puntale apparato di note che aiuta il lettore ad orientarsi nella selva di citazioni ed inferenze che caratterizzano la poetica dell’artista. Molto azzeccata anche l’idea di organizzare le tavole in capitoli tematici, 5 in tutto (Palestina, Libano, Paesi arabi e Occidente, Petrolio, Valori universali), ciascuno introdotto da alcune pagine in cui, tramite una lunga intervista rilasciata alla scrittrice Radwa Ashour, lo stesso Al-Ali racconta il momento storico e della sua personale vita in cui le tavole furono prodotte. Il libro, frutto di una casa editrice che muove i primi passi, non ha distribuzione capillare, è comunque ordinabile sul sito erisedizioni.org o tramite una qualsiasi libreria.
Si consiglia di comprarlo anche perché, come si legge nella sua ultima pagina, i proventi andranno al Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese di Torino “per sostenere la cultura palestinese e chi nonostante tutto continua a resistere”. Ma si consiglia di comprarlo, e regalarlo, soprattutto perché non conoscere Handala, da dove è nato, perché, cosa rappresenta, è una mancanza che paghiamo tutti, anche noi che dall’Occidente soltanto osserviamo e giudichiamo.

Andrea Colasuonno


[ Illustrazione di Naji Al-Ali ]