Domani, domani, domani…
Non conosceva il mare, mai l’aveva visto e neanche se ne interessava. Nata e cresciuta in un villaggio a tre ore di cammino, aveva dato all’acqua il valore di cosa preziosissima. Come gemma di gran valore l’acqua si nascondeva nei pozzi profondi e bui, in cielo oltre le nuvole basse e bugiarde, in fondo agli occhi che anche le lacrime sacrificavano. Non serviva piangere, non dava cibo al suo bimbo in pancia, non cambiava il cielo e la terra arsa e la povertà e quel dolore fisso in mezzo allo stomaco. Piangere non dissetava nessuno.
Il tizio che era passato per il villaggio era sicuro di ciò che diceva e diceva che oltre il mare c’era una terra ricca e florida dove chiunque avrebbe trovato da lavorare e da vivere, dove le case erano enormi e il vento non portava sabbia in ogni angolo. La gente aveva tanto cibo che, stentava a crederci, lo buttava. Così, senza neanche avere il tempo della paura, gli aveva dato tutti i suoi miseri averi e, il fagotto in spalla, si era incamminata per il mare. Lì avrebbe preso una nave enorme per approdare alla terra del cibo e dei bimbi felici.
Arrivò al mare col buio che così doveva fare, col cuore che faceva più rumore di un tamburo a festa ed ecco altre donne, ragazzi, uomini che come serpenti strisciavano verso un punto preciso. Sentiva che l’aria aveva cambiato odore, che il vento era frizzante e più volte si tenne il vestito e toccò il gonfio ventre. Per poco non ci finì dentro al mare, perch quella distesa traslucida e nera non poteva pensare fosse acqua. In silenzio salì su una barca malferma, più forte strinse al petto il fagotto col niente dentro.
Quello era il mare dunque, quella la grande barca dove di posto non ce n’era proprio. Forse si era ristretta in tanta acqua e cielo. Forse non aveva compreso l’uomo del villaggio. Forse era lo scotto per la terra promessa.
Una lacrima lunga solcò la sua pelle scura come il mare.
Il suo bimbo diede un colpo violento che la pancia cambiò completamente forma. Per pochi attimi le mancò il respiro. Ma che pensieri faceva? La terra del cibo e dei bimbi felici era vicina. Doveva conquistarla di notte sull’acqua e stipata a quel modo? Pazienza.
Poggiò un braccio sulla sponda e guardo l’ultimo lembo del suo paese.
La felicità puzza di sudore e urina. È avere sete in mezzo ad una distesa di acqua
Il piccolo era attaccato alle sue viscere, lei appiccicata ad una parola che vedeva negli occhi dei compagni, lastricava gli assi di legno, sibilava nel vento, rombava assordante.
Domani, domani, domani, domani.