“Crimini contro l’umanità” stanno accadendo a Lampedusa, secondo un disegno negazionista, di chiara marca politica
Qualcuno vuol far credere che il futuro dell’isola sia legato a fattori di rimozione, di occultamento, d’incenerimento di quanto le è del tutto estraneo eppure c’è, a caratterizzarne il profilo identitario.
Ingombrante la simbologia d’accoglienza della Porta d’Europa? Meglio impacchettarla – come è stato fatto – se non abbatterla del tutto, visto che va perdendo pezzi di ceramica dopo essere stata anche Porta Santa giubilare!
Ingombrante la memoria e la presenza dei migranti? Meglio bruciare barche e barchini che hanno favorito l’approdo di volti “nero-disperati”, e braccia votate al caporalato; ventri di legno già galleggianti nel Mediterraneo, finiti sfiniti in profondità, oppure contro gli scogli dell’isola pelagia per partorire “vite nuove”. Al rogo, al rogo, i due “cimiteri”: quello dell’area portuale e quello di Capo Ponente, presso le estremità dell’isola… Al rogo contemporaneamente, quasi a sottolineare l’unica regia dolosa.
“Crimini contro l’umanità”, è stato detto. Stanno accadendo a Lampedusa, secondo un disegno negazionista. Di chiara marca… Politica, non sociale soltanto, come si vuol far credere: “Chiudiamo l’hotspot (… magari lo abbattiamo) e vi facciamo crescere l’ospedale che manca…”, pare abbia sostenuto il comitato spontaneo di cittadini… telecomandati, pochi ma determinati. Forse “finanziati”.
Ben venga l’ospedale, dove si potrà finalmente partorire, evitando tumultuosi traghettamenti dall’isola alle prime doglie, o in pieno travaglio. Ma che abbia anche un reparto d’eccellenza: dove si riesca a curare l’odio, a sconfiggere il virus senza corona del primato diseguale, e il cancro dell’egoismo che nega la dignità umana a quanti attraversano le acque sempre mosse della fragilità, della diversità.
Due ospedali ci vogliono, non uno solo, a Lampedusa come altrove, per evitare i roghi e l’erosione dei cuori.