The Way Back – diciottesima puntata
Torino 8 dicembre 2023 – l’amicizia che viene da lontano. Lei Tania era mia compagna di banco dal quarto ginnasio al Liceo Jacopo Sannazaro di Napoli. Lui, Marco, è torinese. Mio marito è milanese. Abbiamo sposato uomini venuti da lontano. Ho visto la mostra di Lisetta Campi. Le sue foto sono potenti, umane, artistiche di realismo. Torino è una bella città. Dolce. Comoda, serena. Mi piace tanto stare con loro. Ci sono alcune persone speciali con le quali mi piace stare nelle vite degli altri. E’ come se un pezzo di quelle vite degli altri fosse anche mio. Con loro mi sento finalmente a casa e per la prima volta in una casa che viene da lontano. Marco è entrato nelle nostre vite nei nostri vent’anni ma è così immanente nella vita di Tania che mi sembra che lui possa sentirci anche nel tempo che abbiamo condiviso a Napoli, prima di lui. Da allora per sempre. E Marco si è sempre rivolto a noi due come se noi fossimo indissolubili. Marco è una persona così rispettosa. Per me orfana e senza più Napoli, loro sono famiglia. Caldi, affettuosi, accudenti. A Stintino una volta ci siamo messi tutti nel lettone. Io e Tania lo facciamo spesso all’alba. Siamo mattiniere. E’ bello essere voluti così tanto bene da qualcuno, sentirsi importanti per qualcuno, sentirsi amati da lontano da qualcuno. Tania non è orfana e non ha perso del tutto Napoli come me, ma certo le sicurezze di base di Napoli per tortuose ragioni le ha perse tutte. Noi due veniamo da lontano insieme ed abbiamo abitato l’esilio io a Roma e lei a Torino. I sentimenti che proviamo quando torniamo a Napoli sono molto simili e magari non ce li scambiamo neanche più. Contraddittori e conflittuali. Quantomeno perplesse. In estrema sintesi ad ogni cambiamento della città non possiamo fare a meno di chiederci se la deviazione standard sulla povertà educativa sia diminuita o meno. Finché ci sembrerà di no nessun cambiamento ci darà sollievo. Lei lavora in ospedale da più di trent’anni ed è molto attenta ai femminicidi e alle discriminazioni di genere. Io ho lavorato in periferia a Roma per almeno venticinque anni della mia carriera e non posso che essere focalizzata sempre e solo sulla povertà educativa.
Oggi in una bella intervista a fine mandato la garante dei ristretti di libertà del comune di Roma fra mille cose sacrosante fa giustamente notare che su 7000 persone del comune di Roma di cui almeno la metà sono detenuti in strutture detentive, circa solo il 10 % ha il diploma di scuola superiore.
E quando il procuratore Gratteri dice che non è mai andato al cinema e che ci vuole più scuola dovremmo ascoltare con più attenzione la sua voce sotto scorta perenne.
Sono venuta a Torino perché avevo fame d’amore che viene da lontano. Avevo fame di radici. E loro a Torino sono radici. Non ho incontrato mio fratello e la sua famiglia perché Tania ha avuto quasi tutto il tempo l’influenza australiana e loro temevano per il piccolo nuovo nato del nostro casato, l’ultimo. I nuovi nati del mio casato sono cinque. Noi eravamo otto cugini. Ecco descritta la denatalità. Per quanto si impegneranno i nostri giovani che comunque non sono sedici ma dodici, i loro figli avrebbero dovuto essere, a crescita zero, ventiquattro e invece sono cinque. Nella prossima decade forse diventeranno massimo diciassette, ad occhio e croce e nel migliore dei casi, con molta fortuna, e con una decade piena di ritardo su di noi.
Perth, 2023. A casa prima di una cena con amici penso alla meraviglia dell’amicizia, il più bel paese da abitare. Citando uno dei miei più cari libri, ‘Il sale della terra’ di Jeanine Cummins, mi rendo conto che qui stasera c’è solo gioia e nel libro c’è altro, molto altro, che diventa tollerabile solo grazie all’amicizia. In quel libro c’è il terrore delle migrazioni verso l’America dai paesi latini limitrofi. Intercultura a rischio della vita.
Ma quale migrazione oggi si può dire scevra dal disastro dell’abuso?
L’Illuminismo ci ha illuminato per sempre sullo Stato di Diritto, ma non ci ha spiegato i confini fra diritto e privilegio. Se per troppa umanità il mio diritto è un privilegio da affermare persino con la guerra di aggressione, posso ancora definirmi illuminata?
Il capitalismo alza muri e barriere intorno ai privilegi di pochi. Qui in Australia, almeno, tutti quelli che lavorano risparmiano. Proprio tutti. Qualcuno direbbe che si tratta solo di un capitalismo più ricco e più raffinato. O forse qui le regole funzionano e pongono un limite all’indecenza dell’evasione fiscale. Il fatto è che non tutti vogliono diventare ricchi. Alcuni, molti, vogliono solo risparmiare. Non è più tempo di salario minimo è già tempo di risparmiare ed il salario minimo non basta. La gente vuole aiutarsi da sola. Nessuno vuole l’aiuto di nessuno. Molti hanno la dignità ed esigono solo dalle politiche tributarie e salariali l’opportunità di poterla esercitare. In Australia il salario minimo è di 28 AUD ma a breve sarà di 34 ed evadere le tasse sul lavoro è reato federale. What else? Se il datore di lavoro non versa tutti i contributi dovuti, il lavoratore può rivolgersi gratuitamente ad un Fair Work, un’agenzia di Stato, non un sindacato o un avvocato.
È tardi per il salario minimo. Non basta. Siamo oltre. La gente vuole un salario che le consenta di risparmiare. L’Italia ha politiche tributarie indecenti che non le consentono, fra l’altro, una sacrosanta diminuzione sulla tassazione sul lavoro. Evidentemente è il private equity che è tassato troppo poco ed è l’equità nella tassazione che non solo non è raggiunta, ma non è neanche perseguita nella giungla delle aliquote che variano sulle tipologie di lavoratori fra dipendenti e non. A ben vedere gli expat italiani emigrano dove c’è più giustizia tributaria. Italia2.0 vuole pagare le giuste tasse e ricevere i giusti compensi, ma soprattutto vuole che a pagare siano tutti nello stesso modo.
Guardo questo cielo di Perth prima del tramonto e mi sembra così ampio che il decollo dell’aereo lo squarcia. I pappagalli neri sembrano matite impazzite, sbeffeggianti e urlanti. Gioiosi come orde di bimbi. I tramonti di Perth nei cieli nuvolosi sono tanto famosi quanto indescrivibili. Perth è il regno degli uccelli. Oltre che dagli amici mi sembra di essere tornata dagli uccelli. Perth è diventata un hub. Partono aerei ogni cinque minuti. Era così connessa sette anni fa? Non saprei perché non abitavo sulla rotta. Quanto questo disturberà gli uccelli? Sono sazia. Volevo vederla. Vedere Perth ancora una volta. Ora l’ho vista. E’ difficile stare qui in Australia senza un lavoro. Il tempo slabbrato qui fa un po’ horror vacui. Se stai qui devi riempirti l’agenda come un forsennato anche con dosi terapeutiche massicce di sport e poi devi guadagnare bene e risparmiare altrimenti qui non riesci a starci. Riordino le foto di Sydney e rifletto su una città così lontana che sembra un’altra Australia e cerco i tratti comuni. Sydney mi appare una Napoli possibile dove tutti possono andare al mare in una baietta. Mica come a Napoli che per fare un bel bagno serve la barca! Una città grande con quasi cinque milioni di abitanti dove tutti in venti minuti possono tuffarsi nell’oceano. Canberra in confronto è piuttosto piccola e continentale. La nostra amata Perth, al confronto, è grande, estesa e così piccola. Una delicatezza australiana con circa due milioni di abitanti. Gli stipendi di Perth, grazie al mining boom, sono fra i più alti del mondo: il guadagno lordo medio annuo è pari ad 80 mila AUD (circa 55.000 Euro). Più di 226.000 persone in Australia (censimento del 2016) parlano Italiano a casa e i flussi mostrano una tendenza costante ad aumentare da quando nel 2004 è stato introdotto il Working Holiday Visa – letteralmente vacanza lavorativa. Fino al 30 giugno 2024 le aliquote fiscali sul reddito personale in Australia per i residenti sono: fino a 18.200 AUD 0%; fino a 45.000 AUD: 19%; fino a 120.000 AUD 32,5%. Una housekeeper non si trova facilmente per meno di 30 AUD.
Ho rivisto Amy, Nicky e Deana, belle amicizie australiane importanti. Amy poi per la mia famiglia ha il fascino di chi viene da lontano nelle nostre vite. Una storia antica che parte da Sydney e si sposta a Canberra, a Melbourne, a Perth e, via nave con scalo a Napoli nel 1961, a Cambridge, dove approda il nostro comune mentore oggi emerito professore che ci ha fatti incontrare e dove noi tutti, la mia famiglia ed Amy, a tratti abbiamo abitato. E a Cambridge c’è l’amore mio, mio figlio, che nei suoi trenta ha tardivamente scoperto una passione per le discoteche notturne del sabato sera di Londra, ma già prima di New York. Ama ballare. Quando abitavamo in Egitto, a Saqqara a sei anni ballava la danza del ventre e ad Alessandria Jazz Dance. Poi smise. Oggi ballerà rock e techno, credo. E da Cambridge la nostra amicizia ci riporta a Perth, mia città elettiva e prima sede lavorativa per la mia amica Amy. Un luogo dove si può essere cittadini nella natura. Una città dove in bici nella riserva ti sembra di stare in campagna, come del resto a Cambridge. Una città verde piena di uccelli e sempre abbracciata da una cupola di cielo immenso. Il cielo di Perth mi avvolge come non mi è parso altrove. Anche a Roma Est il cielo è più bello che a Roma nord perché confina con gli spazi sterminati dell’Abruzzo. Dai diciannove ai ventiquattro anni, durante le ricognizioni archeologiche, l’Abruzzo è stato la mia prima Australia. Una regione con tanto spazio e tanto cielo e tanta luce. Una regione dove l’urbanesimo non prevale. Una napoletana come me, cittadina da innumerevoli generazioni, non ha mai visto un albero e non sa come si accende un fuoco.
Di ritorno da Sydney a Perth sono stata riaccolta dagli amici romani che mi ospitano in alternanza con le amiche australiane, e Fanny e il suo Jack, il Mister Hyde di ogni esiliato che all’improvviso ti attanaglia il cuore di mancanza di casa ed inguaribile suadade mi ha chiesto: ‘Ma quanti welcome back dobbiamo fare?’. Fanny, Ugo, Andrea, loro figlio, e Pablo, il gatto killer che viene dalle miniere, sono gli ospiti più assurdi che mi siano mai capitati. Intimi come Marco e Tania a Torino ma loro non vengono da lontano però ci siamo conosciuti a Perth. Non è l’amicizia che viene da lontano. Siamo noi che siamo andati lontano e lì ci siamo incontrati. Abbiamo rincorso la nostra amicizia. E così facendo siamo andati indietro nel tempo ed ora la nostra amicizia viene da lontano e se lontano sia lo spazio o il tempo non saprei. Ti fanno scivolare dentro la loro vita come in un guanto. Non credo che mi sia mai capitato nulla di più accogliente. Un modo di accogliere che è amare. Un sogno. Una gioia. Una speranza che la vita possa essere un fluido scorrere di esistenze. Un’umanità che traspira. Un’esistenza che è permeabile. Una casa di un’eleganza così delicata, fine, mai eccessiva, mai sopra le righe e mai, meno che mai, slabbrata ai bordi. Un amore per il cinema ubiquito dalla TV Room in giro per casa con cinema d’autore sempre aleggiante nell’aere. Si guarda e si apprende. E mentre gira ‘Gli uccelli’ di Hitchcock, schiere di pappagalli neri sorvolano il tetto e si riflettono sulla superficie lucida del tavolo bianco e la trama del film ti spaventa sull’arredo. Ugo è venuto in bici con me nella riserva come mio figlio a Cambridge. Chi pedala con me mi entra nel cuore per sempre come i quattro o sei che eravamo a pedalare a Napoli negli anni settanta, dal 1974 in poi. Da Pozzuoli a Perth è pedalando che si assapora il gusto della vita. A Perth non esiste un solo punto in cui non ci sia una ciclabile. A Perth la gente scende con la barca parcheggiata in casa nel fiume, raggiunge l’oceano, così dalla cucina senza andare fino a Mandurah.