Sarà a Rovereto l’hub della ricerca prescelto dalla statunitense Watts: ma non per l’incanto delle Dolomiti. Quando “cultura” significa “innovazione”.

In tempi in cui parlare di “fuga di cervelli” è un classico, apprendere una notizia come questa fa di certo piacere: il colosso statunitense Watts Industries (2600 dipendenti, 26 aziende, 405 milioni di euro di fatturato nella sola Europa) ha scelto la ridente cittadina di Rovereto, 20 km a sud di Trento, per stabilire il suo quartier generale della ricerca a livello mondiale.

Dunque, ancora una volta la creatività e l’efficienza made in Italy si rivelano vincenti in un settore assolutamente all’avanguardia come quello dell’ingegneria dell’automazione, vero terreno di incontro di discipline scientifiche quali l’elettronica, la meccanica e, naturalmente, l’informatica.

La scelta di Watts Industries, come è facile intuire, non è fortuita né dettata da criteri naturalistici (siamo ai piedi delle incantevoli Dolomiti): determinante si è dimostrata la lungimiranza degli amministratori della Provincia di Trento e di Trentino Sviluppo, che hanno realizzato un hub meccatronico in cui gli sviluppatori della Watts Industries potranno conoscere le più stimolanti start up, entrare in sinergia coi colleghi di industrie quali, ad esempio, Bonfiglioli, Dana Corporation, Ducati Energia, mettere a punto le loro ricerche in laboratori di nuova generazione, ultramoderni e superattrezzati con macchinari spesso unici in Italia e assai rari nel resto d’Europa.

Giustificata la soddisfazione di Alessandro Olivi, assessore allo sviluppo economico della Provincia di Trento, che dopo aver sottolineato anche l’importante collaborazione con l’Università di Trento ha aggiunto: «Se un gruppo della forza di Watts sceglie di insediare a Rovereto il suo primo centro di ricerca e sviluppo a livello mondiale, significa che il progetto Polo Meccatronica, questo luogo, questo importante investimento pubblico, sta diventando sempre più punto di riferimento e snodo di quelle politiche industriali che noi vogliamo che da qui irradino l’intero territorio, consentendo alle tante eccellenze che abbiamo di crescere e svilupparsi».

Sante parole, verrebbe da dire. Chissà che non siano capaci di ispirare l’azione di altri amministratori locali, regionali e nazionali: certo, ci vorrebbe una “start up” davvero innovativa perché questo sogno si realizzi. Intanto, Renzi ha dichiarato che “cultura” sarà la parola chiave del 2016. È già una “innovazione” averlo detto: chissà che, per una volta, alle parole non seguano i fatti.


1 COMMENTO

  1. Non voglio fare il pessimista della situazione, ma quando i politici affermano di voler investire sulla cultura ne sono un poco spaventato. Quando una multinazionale o gruppi economici si avvicinano alla cultura non è per diffonderla o sostenerla, ma per dominarla.
    Certamente è legittimo visto che non sono associazioni benefiche. Ma allora cosa intendiamo per cultura? E come vogliamo diffonderla e soprattutto… perché?

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