
In ognuno, un riflesso di noi…
È risaputo che la relazione con gli altri rispecchia ciò che ci portiamo dentro. Abbiamo dei neuroni definiti specchio poiché è il nostro relazionarci, le nostre emozioni relazionali, i pensieri che ci portiamo dentro, incontrando la gente che possono essere i nostri migliori mentori per la nostra crescita umana, psicologica e spirituale. Per fare ciò è bene pensare ad ogni incontro, con chiunque, come al rifletterci in uno specchio.
Un caso che possiamo presentare è il rimando oscuro. Ci sono persone che rimandano zone di ombra, lati oscuri. Tali informazioni interne possono essere acquisite ponendosi nella condizione di riconoscere le proprie oscurità, le zone di ombra, poterle chiamare per nome. Fatto ciò si può accettare dentro di sé tali realtà, dandole un nome, riconoscendole come proprie e poterle dunque sanare. Non si può infatti guarire una malattia se non si sa di cosa si tratta. Accettare una parte di sé, rimandataci dagli altri, che non ci piace, ci permette di accettare ciò che siamo da un lato e migliorare i punti di debolezza.
Un secondo caso è incontrare persone che sono il nostro esatto contrario. Quando incontriamo persone del genere si prova un grande disturbo. Basti pensare a confronti con visioni politiche opposte, o essere ordinati ed avere a che fare con chi è disordinato, essere prodighi e dover trattare con gente avida e taccagna. Il sentimento che si vive è la non sopportazione altrui che genera, spesso, sentimenti di rabbia. Incontrare gente che è il nostro contrario aiuta a comprendere che le scelte estreme non vanno bene. Infatti la virtù consiste nel giusto mezzo. Tali incontri rimandano, specularmente, dentro di noi, la necessità di equilibrare degli atteggiamenti e di bilanciare meglio la propria visione del mondo, acquisendo tolleranza e ponendoci in un atteggiamento empatico.
Un altro caso possibile è sperimentare, basti pensare al lavoro, delle ingiustizie o un cattivo trattamento altrui. Spesso ci si ferma a quello che si subisce ed ai sentimenti di sofferenza che si generano nella propria interiorità. Tale atteggiamento speculare, invece, deve spingere a prendere coscienza dello stesso atteggiamento che si può avere con la propria famiglia, con i propri amici, con persone che, pur inconsapevolmente, si fanno soffrire nello stesso modo. Ciò che si subisce, infatti, spesso è ciò che si proietta, gratuitamente, ad altre persone.
Un ultimo atteggiamento, diffusissimo, è quello dell’idealizzazione. La idealizzazione ci pone guardando gli altri con nostre aspettative. Ci sono le aspettative dei genitori, degli amici, di chi è innamorato che sono semplicemente le proprie su realtà diverse. La consapevolezza e la crisi che si genera, tra aspettativa e realtà, pone in sé la necessità di accettare la realtà per ciò che è, smettendo di desiderare cambiare gli altri secondo i propri desideri.
Riconoscendo, dunque, nelle relazioni che abbiamo il riflesso della nostra interiorità, si possono riconoscere i punti di debolezza su cui poter lavorare, migliorando continuamente. Il mondo materiale cambia se si trasforma lo spirito personale, poiché ognuno è il protagonista dei propri cambiamenti. È prendendo così informazioni dall’esterno che si cresce interiormente. Risanare le ferite e riordinare l’interiorità inizia accogliendo il volto dell’altro, di ogni persona, riconoscendo in ognuno un riflesso di noi.