Cronaca di una notte da dimenticare in quel di Lavello
Una serata come tante, un epilogo drammatico che ha sfiorato la tragedia. Tre musicisti, due coratini ed un andriese, un’esibizione, in quel di Lavello, macchiata da sangue e violenza. Il tutto è accaduto nella notte fra sabato 23 e domenica 24 luglio, quando il London Dry Trio, questo il nome della band, stava dando vita ad una performance di musica ed allegria. Intorno alle ore 4, dopo aver già smontato tutta la strumentazione e averla caricata in macchina, i tre ragazzi sono stati brutalmente aggrediti da un uomo e da suo padre. Motivo? Una spallata! L’ira e la rabbia eccessive dei due abitanti del posto, un battibecco degenerato in una rissa furiosa durante la quale, ad avere la peggio, è stato proprio l’andriese Fabrizio Pellegrino le cui contusioni sono state riscontrate, dal Policlinico di Bari, con la diagnosi di una frattura allo zigomo ed un occhio gonfio. Come se non bastasse, padre e figlio si sono scaraventati con la propria vettura contro l’auto dei tre ragazzi, presa poi a sediate sul parabrezza.
Verso gli aggressori pende una denuncia per tentato omicidio presso la Procura di Potenza e nuovi sviluppi si attendono a breve.
Ciò che ci preme sottolineare, in questa assurda vicenda, è la facilità con cui, oggigiorno, si tenda a perdere il controllo, non prestando attenzione alle conseguenze di azioni scellerate, gesti che possono rovinarci la vita per sempre, e, naturalmente, arrecare danno a terze persone che mai avrebbero immaginato di ritrovarsi in contesti pericolosi.
Già, la vita! Adesso la vita sembra valere poco, un prezzo irrisorio, il costo di metterla a rischio è davvero troppo basso e, senza scadere nella sociologia più spicciola, il ruolo delle Istituzioni diventa sempre più fondamentale. Attraverso un intervento pedagogico e di educazione comportamentale, infatti, si potrebbe far comprendere e riscoprire il valore del senso civico, prodromica attitudine ad un focus relazionale che ci consenta di trattenere i nostri istinti bestiali abbracciando, invece, i bisogni e le debolezze del prossimo, rispettandolo nel suo lavoro e nella sua determinazione di individuo.
Sperando che la giustizia faccia il suo corso, auguriamo a tutti i protagonisti dell’incresciosa cronaca di tornare alla serenità e al bene comune, di ammettere errori e di perdonarsi a vicenda. Non è mai troppo tardi per sentirsi vivi, non è mai troppo tardi per assumersi la responsabilità di vittime e carnefici, non è mai troppo tardi per essere umani.