
Visibile: una mostra interamente realizzata da diversamente abili, ad Andria, presso il Museo Diocesano, fino al 1 maggio
Da disabile ho trovato nella scrittura e tra le pagine di questo giornale, che il mio Direttore mi ha permesso di riempire, un percorso d’espressione che mi ha aiutato ad autodeterminarmi. Prima, infatti, ero l’angolo buio di me stesso, il silente messaggio che faticava a comunicare, una barca senza meta. L’arte dei versi ha gonfiato le mie vele, mi ha fatto prendere il largo cavalcando onde interiori che bagnano le roride coscienze di chi legge e di coloro i quali vedono realizzarmi nel mio essere uomo.
Oggi, grazie alla rivoluzione introdotta dalla “Sacrosanctum Concilium”, una delle quattro Costituzioni emanate dal Concilio Vaticano II, e specificamente quella dedicata alla riforma liturgica, i fedeli laici sono invitati a essere protagonisti dell’azione liturgica, eppure per i diversamente abili non sempre è facile l’accesso ai luoghi di preghiera, ancor meno si vedono destinatari di un’azione catechetica pensata per loro e in grado di coinvolgerli. Insomma, a oltre 50 anni dalla chiusura del Concilio, il disabile che prega rischia di essere visto più come peso che come risorsa. Al contrario, essi sono in grado di offrire un contributo del tutto personale, un contributo che si è reso “visibile” grazie ai laboratori di pittura creativa, attivati dai volontari dell’Unitalsi e dagli operatori della cooperativa sociale “Trifoglio”.
Allestita in via De Anellis, presso il Museo Diocesano di Andria, la mostra “Visibile” si inserisce nel progetto, della Caritas cittadina, “Le ferite dell’uomo”, introduzione alla diversità intesa come distacco critico e coscienzioso, valutazione oggettiva del percorso umano di inermi guerrieri che fanno dell’ars vivendi il loro grido di battaglia e si riuniscono in una mostra nella quale il disegno viene ritenuto strumento necessario di trasmissione sensoriale, trepidante colorazione di un foglio bianco da personalizzare attraverso i propri ostacoli, le proprie difficoltà, la ricca esperienza che, negli anni, si trasforma in spiccata originalità.
A guidare i neofiti ritrattisti ci sono Tomas Di Terlizzi, esperto di attività creative presso il “Don Uva” di Bisceglie, la nostra amica, fotografa e responsabile di “Fucina Domestica”, Mirella Caldarone, e Daniele Geniale, maestro di varietà materiche, che ci ha fornito le dovute delucidazioni: “Diverse, in questo caso, sono solo le tecniche utilizzate sfruttando il concetto di ruolo che i nostri amici assumono nella società, una società che non riversa su di loro alcuna aspettativa, traguardi che, però, non vogliono disattendere. Si tratta di un gioco di luci, grafiche e stampe di stencil da appendere alla parete dei nostri ricordi. Immaginano Dio come un occhio che ci osserva dal basso verso l’alto, un occhio che sospende il giudizio per abbracciarci con rinnovata umiltà”.
La mission, infatti, è collocare, idealmente, i diversamente abili all’interno di tre differenti fasi d’inventiva:
– “L’immagine di me”: la percezione artistica che si ha di se stessi;
– “L’immagine degli altri e del mondo”: effigie di disabili nella vita sociale, a contatto con la Natura;
– “L’immagine dell’Altro”: raffigurando la soggettiva interpretazione del volto di Cristo.
È possibile visitare la mostra tutti i giorni, fino a lunedì 1 maggio, dalle ore 19 alle ore 22.