“Ero matta in mezzo ai matti.

I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti.

I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo.

I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita”.

(Alda Merini)

La legge 180 del 13 Maggio 1978, legge Basaglia, è la prima e unica legge quadro che ha imposto la chiusura dei manicomi e regolamentato il trattamento sanitario obbligatorio (TSO), istituendo il servizio di igiene mentale pubblico ora denominato “centro di salute” (CSM). È stata una legge rivoluzionaria che ha consentito di chiudere definitivamente i manicomi, veri e propri lager per i malati psichiatrici e non solo, ridando dignità e diritti a tantissime persone. Senz’altro è stato il punto di partenza per abbattere i pregiudizi, per l’inclusione di persone con disabilità intellettiva e per il loro pieno inserimento nella società, una rivoluzione culturale prima ancora che sociale.

A distanza di ben quarant’anni, l’Italia è finora l’unico paese al mondo ad aver abolito gli ospedali psichiatrici. Il celebre psichiatra Basaglia, promotore della legge 180, in una famosa citazione dichiarò: “non è che il disagio psichico non esiste più in Italia, ma si è stabilito che in Italia non si dovrà rispondere mai più al disagio psichico con l’internamento e con la segregazione. Il che non significa che basterà rispedire a casa le persone con la loro angoscia e la loro sofferenza”.

Giuseppe è nato a Roma nel 1951, conseguita la maggiore età, a causa disturbi psichiatrici violenti con tendenza al furto e all’aggressione, viene rinchiuso presso diversi ospedali psichiatrici giudiziari. Giuseppe, dopo aver scontato la pena, trent’anni trascorsi in un ospedale psichiatrico giudiziario (OPG), rimane senza dimora e rete parentale.

Nel 2010 alcuni ‘familiari’ andriesi di Giuseppe si rivolgono a me venendomi a trovare presso la Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” di Andria, chiedendo ospitalità.

Da diversi anni Giuseppe vive presso la Casa Famiglia “Onesti”, un alloggio della Comunità “Migrantesliberi”, operante nel territorio della provincia BAT, che condivide con altre persone. Giuseppe ancora oggi segue regolarmente la terapia farmacologica ed è seguito e curato da diversi volontari e figure professionali che si occupano della sua vulnerabile condizione psichica.

Giuseppe lavora tutti i giorni. Si reca autonomamente e regolarmente presso un’autorimessa e aiuta nelle faccende pratiche da sbrigare. Giuseppe ha un cuore molto buono, sovente fa piccoli regali agli operatori e agli altri ospiti. Certo non mancano anche marachelle e  momenti di conflittualità, ma chi di noi non le vive?

Le storie di ogni essere umano mirano essenzialmente a creare empatia. E la storia di Giuseppe, a tutti noi, ogni giorno ci chiede di accettare la sua diversità di solidarizzare con la sua sofferenza ed essere attivi promotori di una cultura inclusiva, che tenga al centro la persona e la sua unicità.

Giuseppe, per noi “il romano”, incarna una storia che abbatte lo stigma sociale nei confronti del malato psichiatrico e fornisce una diversa narrazione di reinserimento reale e sociale nel contesto territoriale.

Qualche giorno fa, domenica 1 luglio 2018, a Pontida, il Signor Ministro dell’Interno Onorevole Matteo Salvini, in un twit, ha dichiarato che vorrebbe rivedere certe riforme e ha fatto l’esempio della riforma che ha riguardato i malati psichiatrici chiudendo le strutture che li curavano, abbandonando le famiglie al loro destino.

Il Signor Ministro dell’Interno Onorevole Matteo Salvini, senza argomentazioni e cognizione di causa, si è limitato a dire che si trattava di «una riforma sulla carta anche giusta che però si sta dimostrando un disastro, lasciando nella miseria e nella disperazione migliaia di famiglie», e ha aggiunto che “ogni giorno è un bollettino di guerra, perché lo Stato si volta dall’altra parte”.

“La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia”. (Franco Basaglia, Conferenze brasiliane)


Fontehttps://www.flickr.com/photos/arnaldocalanca/14899915227
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So che tutto ha un senso. Nulla succede per caso. Tutto è dono. L'umanità è meravigliosa ne sono profondamente innamorato. Ciò che mi spaventa e mi scandalizza, non è la debolezza umana, i suoi limiti o i suoi peccati, ma la disumanità. Quando l'essere umano diventa disumano non è capace di provare pietà, compassione, condivisione, solidarietà.... diventa indifferente e l'indifferenza è un mostro che annienta tutto e tutti. Sono solo un uomo preso tra gli uomini, un sacerdote. Cerco di vivere per ridare dignità e giustizia a me stesso e ai miei fratelli, non importa quale sia il colore della loro pelle, la loro fede, la loro cultura. Credo fortemente che non si dia pace senza giustizia, ma anche che non c'è verità se non nell'amore: ed è questa la mia speranza.