La sua vita dipende interamente da te, dal tuo cuore e dalla tua intelligenza
È irresistibile, l’inebriante canto dei dioscuri Gianni e Manlio della Masseria dei monelli. Più melodioso di quello delle sirene. I naviganti non si fanno legare, come Ulisse, per ascoltarlo, né tappare le orecchie. Perché sanno che i nostri Castore e Polluce riempiono la vita di entusiasmo, coraggio, immaginazione, impegno, ospitalità, empatia e cultura.
Oggi, si recita Orto in vasetto, laboratorio per bambini ed… anche per i grandi che vogliono diventare piccolini. Il palco lo allestisce madre natura, una natura antropizzata, desiderosa, però, di recuperare l’originaria fisionomia evolutiva.
S’inginocchia religiosamente, Gianni e, tuffandosi nei suoi increduli occhioni, le sussurra con voce calda e pacata. “È tua! Prendila!” Pausa. “Dài, prendila!… Prendila! Una piantina di pomodoro, Linda cara… meravigliosa bambolina col nasino all’insù. Una delle tantissime varietà. Il suo nome, Regina.”
La bimba, raccolta nel suo giacchino rosa, tenuta per mano dal sorridente papà, rimane perplessa, sgomenta, occhi bassi, sguardo smarrito, mentre dall’alto il sole si mette a curiosare tra nuvolette a zonzo.
Allora, incalzante, il signore, testa scompigliata, insolito cappellino bianco ed azzurro, occhiali cerchiati d’oro, accostando la fragile pianticella alle candide manine raggomitolate, precisa: “È un dono della “Masseria dei monelli” …monelli di ogni età, genere, colore, condizione sociale, culturale e religiosa.”
Per incanto i pugnetti si distendono ed accolgono il piccolo, tremolante vegetale, appena prelevato da una semenziera. Le sue radici bianche affondano in un cubetto di terriccio. Linda, carica di stupore ed impacciata come la volta che la mamma le avvicino il fratellino appena venuto alla luce, delicatamente prende in consegna la verde creatura.
Gianni, esperto delle piante spontanee del territorio pugliese, riprende a parlare: “Eccola! Una piccoletta nata da poco! Tu ora sei la mammina.
La sua vita dipende interamente da te, dal tuo cuore e dalla tua intelligenza. Lei avrà bisogno di essere nutrita, accarezzata, coccolata, amata, come la tua mamma fa con te.” La bionda testolina annuisce ripetutamente. Convintamente, ed i suoi capelli ballano.
Da una pila, Gianni, prelevando un vasetto, realizzato con cartone pressato e torba, aggiunge: “Questa sarà la sua culla per una decina di giorni. Poi, assieme al papà ed alla mamma sistemerete la piccina in un vaso più capiente, perché possa crescere rigogliosa e produrre pomodori gustosissimi”.
Su un instabile tavolinetto fanno bella mostra di sé diverse bacinelle. Contengono compost, cenere di ulivi, viti e ciliegi, paglia di grano “Saragolla”, cacca di mucca, terra e sassolini.
“Ora, preleviamo tutto ciò di cui la tua figlioletta avrà bisogno per crescere sana e forte. Ci aiuteremo con una paletta di metallo come quella che tu adoperi alla spiaggia, giocando con la sabbia”, spiega Gianni, offrendole l’attrezzo.
Linda, seguendo le indicazioni del suo mentore, sistema nel vasetto i ciotolini, per evitare marcescenza alle radici. Aggiunge terra, cenere, escrementi. Appoggia la pianticella, versa altro terriccio, preme con le manine e copre con uno strato di paglia, per proteggere dal sole e dal freddo.
Mentre la bambina esegue meticolosamente le varie operazioni, Gianni pronuncia parole di plauso ed incoraggiamento: “Brava.” Pausa. “Complimenti! Sei proprio brava. Quando tuo fratello crescerà, potrai insegnargli come mettere a dimora una pianta e prendersene cura.”
Educatore per talento naturale e cultura, Gianni sa quanto siano importanti per una persona gli apprezzamenti. In modo particolare per i più piccoli. La fiducia in sé fornisce sicurezza e serenità, allontanando la paura indotta che ostacola generosità, comprensione, creatività, manualità, immaginazione.Poi, approfondisce: “Un tempo, le contadine ed i contadini erano bravi nel coltivare le piante, perché rispettavano le loro esigenze, le proteggevano dai nemici e dalle malattie con prodotti naturali, fornivano, come concime, la cenere, la cacca degli animali, gli scarti di cucina e si accontentavano di quello che raccoglievano.
Oggi, la produzione è, sì, aumentata, ma gli alimenti non hanno gusto e sono contaminati da sostanze pericolose per la salute. Inoltre, il terreno muore, l’acqua e l’aria agonizzano, la vita sul pianeta si spegne. Occorre, invece, recuperare la sacralità della Terra.”
La fronte della piccola si aggrotta ed il suo sguardo si incupisce, collegando le parole appena ascoltate alle frequenti considerazioni e lamentele della maestra, della mamma e della nonna.
Linda, dopo aver dissetato la piantina con acqua piovana, si ferma, allontana la sua creatura ed incredula, la guarda compiaciuta e soddisfatta. Un pensiero le guizza negli occhi. Di slancio abbraccia e bacia il suo maestro che per un pelo non finisce per terra.
Di corsa raggiunge la mamma, che sta allattando al seno il fratellino, si erge sulla punta dei piedi calzati da scarpette rosa, ed esclama:” Mamma, mammina, che bello! Sono felice! Ho imparato come si piantano i pomodori, domani mostrerò la mia piccolina alla maestra Dolores. Le proporrò di insegnare ciò che ho appreso a tutti i bambini della scuola.” Intanto, il vento aveva portato alle sue orecchie le ultime parole di Gianni, mentre accarezzava un cagnolino vagabondo raccolto per le campagne: “Se avrai bisogno di aiuto, telefonami, mi precipiterò”.
Manlio, l’altro dioscuro, architetto, domatore di scene teatrali e di bicicletta, ha appena finito di piantare una mescolanza di pomodori, su una spirale simboleggiante l’evoluzione, assieme a Luigi Coppola, ingegnere paesaggistico.
Incuriosita ed intraprendente, Nicole, una bambina, nata in Etiopia, paese dove gli Italiani, brava gente, hanno lasciato tracce di una barbarie inaudita, timidamente gli chiede: “Posso provare anch’io?”
Manlio, sorridendo, le fornisce un punteruolo di legno e a titolo dimostrativo le indica come deve fare. La piccola, dalla bellissima acconciatura, fa un bel foro, vi deposita una pianta e comprime il terreno. Poi, corre festante dai suoi genitori e si avvinghia alle gambe della madre.
Ad un tiro di cerbottana, il Sacrario dei Caduti in guerra. Il vento sussurra nell’aria sconforto ed amarezza: stroncata la vita, oppressi popoli, devastati ambienti, per la bramosia di istituzioni e uomini spregiudicati.