Nominato direttore scientifico dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, l’andriese Gabriele Mastrolillo coordina, presso il centro di ricerca di Trieste (IRSREC FVG), fondato nel 1953, un lavoro di ricerca sulla frontiera alto-adriatica (ovvero del territorio di confine tra i mondi latino, slavo e germanico, oggi suddiviso tra Italia, Slovenia e Croazia), confrontandosi con la storia del fascismo, dell’antifascismo e del comunismo, tre fenomeni politici che hanno segnato indelebilmente la storia di queste terre.

Ciao, Gabriele. Quanta soddisfazione c’è dietro la nomina a direttore scientifico dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia, centro di ricerca di Trieste, fondato nel 1953?

La soddisfazione è enorme dato il prestigio dell’IRSREC FVG, che è uno dei più antichi istituti che fanno parte della rete Parri, ovvero il network di enti associati all’Istituto Nazionale Ferruccio Parri di Milano. L’IRSREC FVG si occupa di didattica e ricerca relative alla storia della frontiera alto-adriatica nel Novecento, con particolare attenzione alla storia Resistenza che fu un tassello estremamente importante di tali vicende. Studiare la storia della frontiera alto-adriatica (ovvero del territorio di confine tra i mondi latino, slavo e germanico, oggi suddiviso tra Italia, Slovenia e Croazia) significa giocoforza confrontarsi con la storia del fascismo, dell’antifascismo e del comunismo, tre fenomeni politici che hanno segnato indelebilmente la storia di queste terre.

In cosa consistono le tue ricerche sulla storia del movimento comunista italiano e internazionale del Primo Novecento?

Un mio primo filone di ricerca ha riguardato la biografia politica di Alfonso Leonetti, un andriese che ha ricoperto ruoli rilevanti all’interno del Partito Comunista d’Italia e nel movimento trockista internazionale, il cui percorso politico ho analizzato in quattro saggi e nei libri Alfonso Leonetti nel socialismo e nel comunismo italiano (1913-1930) (Cacucci, Bari 2018) e La dissidenza comunista italiana, Trockij e le origini della Quarta Internazionale. 1928-1938 (Carocci, Roma 2022). Parallelamente ho studiato altri aspetti di storia del PCd’I, dell’Internazionale Comunista e del movimento trockista internazionale.

 

Cosa non sappiamo, ancora, della storia politica della frontiera alto-adriatica nel Novecento?

La storia della frontiera alto-adriatica è un cantiere di ricerca ancora aperto. In precedenza ci si è focalizzati specialmente sul cosiddetto “fascismo di confine”, sul movimento comunista friulano e giuliano, sulla Seconda Guerra Mondiale, la Resistenza e il secondo dopoguerra. Ritengo sia auspicabile approfondire le nostre conoscenze dell’eterogeneo antifascismo friulano, giuliano, sloveno e croato (non a caso è meglio parlare di antifascismi) che si contrappose/ro al regime avversandolo sia clandestinamente in loco sia dall’estero nonché effettuare ricerche su quanto accaduto nella seconda metà del Novecento, specialmente negli anni della distensione.

Progetti futuri?

Attualmente sto coordinando all’IRSREC FVG una ricerca plurale relativa alla storia del Friuli Venezia Giulia negli anni Sessanta e Settanta. Spero che a questo progetto possa presto affiancarsi un altro incentrato sulla storia degli antifascismi in quest’area geografica da indagare in una prospettiva transnazionale e comparata dato l’interesse crescente mostrato verso questa tematica specialmente negli ultimi tempi dalla comunità scientifica e la sua indubbia rilevanza civile.


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.