
Lo dovrebbe imitare ogni cittadino impegnato in politica, ma anche ciascuno di noi…
Il motto di Giorgio La Pira era “Abbattiamo i muri che dividono, costruiamo i ponti che uniscono”. Eppure si invocano muri materiali, mentre i ponti dei cuori subiscono bombardamenti fatti di tanta violenza verbale. Giorgio La Pira, uomo moderato ed equilibrato, aveva un arcipelago di atteggiamenti spirituali, liberi dalle ubriacature del potere. Egli era un uomo di temperanza, lontano dagli individualismi alimentati sui tavoli delle spartizioni del potere. Egli non tradiva il diritto degli afflitti, libero dalle tentazioni di onnipotenza, le stesse che fanno cadere nell’oblio la giustizia. Insegnando il diritto scolastico si fece profeta del diritto dei poveri. Insegnando il diritto romano faceva emergere l’humus dell’umana giustizia che, a suo dire, trovava il suo pieno significato nel cristianesimo. Cattolico convinto, ma con il cuore ecumenico, aveva una genialità nuova, improntata a trasparenza, coerenza e rettitudine. Libero dagli ideologismi si confrontava con il Vaticano e con la Russia, con la grazia e la semplicità di un bambino, ma non fu mai banale o superficiale. Incanalava le sane idee di tutti, al di là di ogni discorso partitocratico, assumendo una visione universale di fraternità e speranza. Uomo di cultura, capace di condizionare positivamente giovani e adulti ad uno sguardo di speranza, alimentava grandi idealità con valori assoluti. Giorgio La Pira non si lasciava mai incastrare dalle stagnazioni di chi non sperava. Ha sempre ridato nuova energia alla politica per una rigenerazione sociale, bloccata dalle paralisi del si è sempre fatto. Servitore dello Stato, vivendo la giustizia cristiana, ha saputo implicare le sue relazioni in termini di pietà e benevolenza, annunciando e testimoniando la sua appartenenza a Cristo. Uomo umile e paziente, sempre con linguaggi propositivi, misericordioso e testimone della solidarietà, sapeva creare attorno a sé consenso e simpatia. Uomo fermo, determinato e perseverante, convinto della sua responsabilità per tutti gli uomini, desiderava l’impegno e il bene altrui, libero da ogni forma di sfruttamento.
Splendidi i suoi discorsi ed interventi sulla guerra in Vietnam, visitando quel Paese perché invitato. Portava nel cuore un bisogno struggente di pace assoluta, indicando per conflitti le soluzioni, apparentemente utopiche, di una pace assoluta. Progettava modelli di sviluppo, smantellando cristallizzazioni partitiche, come con la Russia durante la guerra fredda. Investiva il suo tempo e la sua passione contro il degrado umano e tutte le forme di crescente disuguaglianza delle varie categorie sociali. Il prestigio e il dominio delle coscienze erano lontani dal suo cuore. Ogni vassallaggio clientelare, quello che domina oggi molte coscienze, era esiliato dal suo stile e dal suo vissuto. Egli anteponeva sempre l’uomo ai progetti utilitaristici. Non si scoraggiava anche dinanzi alle incomprensioni, non si lasciava cadere le braccia anche quando tanti furono ingenerosi per alcuni luoghi comuni nati dal suo modo di porsi. Da uomo virtuoso ha saputo legare popolo e istituzioni, politica nazionale ed internazionale, umilmente e fattivamente con valori alti e trascendenti.
Ripudiava l’intemperanza della gloria, quella che ha portato tanti politici allo sbando. Uomo di relazioni, senza palliativi demagogici, ma con gli occhi aperti sul degrado umano, sapeva denunciare con coerenza gli errori ed i silenzi complici. Elevava ogni suo discorso a sguardi etici, avendo come attenzione prioritaria gli ultimi. Era lontano dagli intrighi delle clientele, aveva fiducia nella politica profumata di carità cristiana. In quanto professore, i suoi incontri erano una sorta di laboratori con un nuovo humus etico e cristiano per i giovani.
Aveva il sostegno dei cittadini e il consenso degli ultimi. Da sindaco di Firenze, e non solo, fu un uomo che si inteneriva dinanzi alle sofferenze umane. Amava così tanto il Signore, fino a ritenere che ogni gesto che onorava l’uomo era un onore reso al Dio altissimo.
Scevro da ogni delirio di onnipotenza, per determinare la politica, faceva attenzione ad educare ai più virtuosi comportamenti. La sua vita non si fondava su sistemi di tessere, clientele o patronati correntizi, ma su logiche prettamente evangeliche. Oggi Giorgio La Pira è ritenuto un pilastro della politica italiana e un profeta. Basterà il suo esempio ad aprire la mente ed il cuore a ciò che è autenticamente umano, non rinnegando il suo motto? A ricordare il suo messaggio è anche papa Francesco, quando parla di ponti da costruire e muri da abbattere.
Giorgio La Pira: per ogni cittadino impegnato in politica è un pilastro da conoscere, ma per tutti può essere con grande esempio da amare.