rondoni

Si fa presto a dire poesia. Una parola abusata.

E se, invece, la poesia, quella vera, facesse davvero capolino nella tua vita? Se scendesse dal treno in una fredda e uggiosa mattina d’inverno?

Davide Rondoni è sceso davvero da quel treno, mentre un timido sole si nascondeva dietro una coltre di nuvole ovattate, incerto se spuntare con forza.

Sguardo indagatore e provocatorio, di chi sta tastando il suo interlocutore per destabilizzarlo nelle sue certezze, proprio come il suo amato Baudelaire, Davide è sceso da quel treno: ha scelto di far provare il fuoco della poesia a una platea di duecento studenti, inconsapevoli del miracolo che, di lì a poco, avrebbe preso forma. Pensavano di assistere semplicemente a una lectio magistralis del poeta e scrittore Davide Rondoni, sul padre della letteratura italiana, Dante Alighieri. Sono rimasti incantati da una delle voci più autentiche della nostra poesia.

Gli ho chiesto di poterlo intervistare. Mi ha freddata: «Solo se sono domande intelligenti!»

Gli ho proposto le mie domande. Ha risposto.

C’è un gran proliferare di reading e festival di poesia: crede che davvero la gente senta il bisogno della poesia, il bisogno di autenticità, o è una moda del momento che in molti seguono perché fa tanto radical chic?

La gente, noi, ha sempre il bisogno di parole che facciano parlare l’esistenza. La poesia lo fa. Non è una moda.

I giovani la ascoltano rapiti e si vede che anche lei li ama molto e ha fiducia in loro. Il luogo comune che siano senza valori, senza ideali, senza poesia è un alibi che ci siamo costruiti noi adulti per nascondere le nostre fragilità?

Per nascondere la nostra mancanza di giovinezza – cioè di avventura – del cuore e della mente! I giovani non ascoltano rapiti me, ma chiunque sia sintonizzato su questa rischiosa avventurosità della vita.

Lei e Benigni siete due grandi amici: condividete l’amore per Dante ed entrambi parlate di lui estasiando le platee. C’è qualcosa che ha carpito al suo amico per parlare del sommo poeta? E lui cosa ha preso da lei?

Di me chiedete a lui. Io so che ha usato il mio commento alla preghiera alla Vergine (edito da Marietti) per il suo spettacolo. Di lui colpisce l’amore per la libertà e il fatto che ama ciò che fa.

Beatrice ha salvato Dante fungendo da motore per il viaggio della Divina Commedia. Chi salva Davide?

Una Beatrice.

Nulla è più gratuito della poesia, nulla è più necessario: è d’accordo?

Necessario – solo se domandi il senso delle cose.

Cosa ha messo a fuoco la poesia nella sua vita?

Il suo inesauribile mistero. “Baciando in bocca la tenebra/ l’ultima parola sarà: meraviglia”. Sono i versi finali del mio prossimo libro. Te li regalo. Grazie.

Grazie a te, Davide!

Davide Rondoni è ripartito. Mi ha salutata mentre un caldo sole ci accarezzava. Se Baudelaire lo avesse conosciuto, forse non avrebbe pensato che la poesia ha perso la sua aura!