Si intitola “Musican(t)o il cuore” la nuova silloge di Angela Aniello, una raccolta di poesie che pone l’attenzione per i suoni della vita che non percepiamo più, cercando un approdo come note in grado di resistere al naufragio.
Ciao, Angela, perché hai deciso di inserire elementi musicali in una silloge di poesie?
Ho sempre pensato che tra poesia e musica ci fosse una stretta e profonda commistione fondendo linguaggi ed emozioni in un’armonia di espressioni.
Non credo possano essere separate l’una dall’altra, anzi la poesia è sostanza della musica e viceversa.
Ho scelto di dedicare la mia silloge “Musican(t)o il cuore” a due grandi amiche scomparse, stelle vive per me.
Maria Carmela Panebianco era docente di Musica, pianista e soprano, mentre Carmela Lella aveva il corpo imprigionato da anni dalla distrofia ma l’anima in volo attraverso la scrittura sia nell’accezione poetica che in quella narrativa.
Entrambe hanno lasciato in me una grande impronta e hanno accresciuto l’attenzione per quei suoni della vita che, spesso, nella fretta quotidiana non percepiamo più.
Eppure è proprio nel varco tra il silenzio e il suono che s’innesta la parola poetica dando l’avvio a un processo di innamoramento per quel che ci circonda.
La bellezza invita all’ascolto ed è proprio la poesia che le risponde vestendola di significati e significanti.
Il titolo della silloge ha un richiamo quasi mitologico fondendo il richiamo alla Musa (Poesia) e al canto ed è una variatio del termine musicando sì da rendere meglio la finalità dei miei versi e l’omaggio ai miei affetti.
All’inizio ho inserito le citazioni di uno straordinario pianista e compositore, Giovanni Allevi e di una immensa poetessa, Alda Merini.
Giovanni ci rammemora che la musica ci salva dall’irrigidimento delle convenzioni e ci fa andare incontro allo stupore, all’anima delle cose mentre Alda attinge i suoi versi dal calamaio del cielo.
Entrambi ci riportano alla dimensione della verticalità spesso dimenticata nella liquidità che ha preso il sopravvento. Dio è orizzontale ma anche e soprattutto verticale e nei miei versi compare spesso l’invocazione alla sua Presenza nelle periferie di un’umanità dimenticata e soffocata dall’indifferenza.
Mi soccorre e mi occorre, Madre, la poesia per generare cuore nell’approccio alla vita stessa e all’Altro, chiunque esso sia.
Quanto la melodia aiuti, effettivamente, ad innalzarsi oltre il muro del quotidiano?
La melodia ci aiuta ad elevare l’anima contro muri spesso trasparenti eppure ben ritti nella nostra quotidianità in relazioni che, spesso, si liquefanno già nelle intenzioni.
La musica ci riporta all’origine, alla verità, al confronto continuo con noi stessi, col nostro essere al mondo, con le ragioni che ci spingono a investire nella bellezza non come valore aggiunto, ma come valore precipuo.
La musica è ontologia di una Presenza continua a noi stessi e al mondo, è permanenza nell’impermanenza dilagante, è resilienza nei confronti della negatività che ci opprime, è liberazione dell’io in un universo più puro.
Pensando, ad esempio, all’effetto sortito da una colonna sonora in un film, che importanza assume la musica nell’accezione interpretativa delle nostre azioni?
Se mettessimo nelle nostre azioni la stessa cura che mettiamo nell’ascolto della musica, allora il mondo sarebbe sicuramente migliore.
Tutto parte dalla cura anche del silenzio, poi del suono, infine dell’azione.
Nel traffico dei rumori molesti che ci assorbono, fermarsi significa ritrovare la primavera del proprio cuore e, quindi, riprendere a sperare.
Credo sia un obbligo, non solo un dovere, perché se siamo qui, dobbiamo offrire qualcosa di bello e di magico, dobbiamo migliorarci, dobbiamo metterci alla prova e poi, spensierarci in un condiviso benessere.
È possibile paragonare il susseguirsi delle note ad una nenia sacra?
Il susseguirsi delle note è già nenia e culla di nuova e buona nascita. La sacralità è data dalla fede con cui corrispondiamo alla musica. Fede nell’accezione più ampia, la fides latina era lealtà e fedeltà, oggi dovremmo recuperarli entrambi per vivere relazioni sincere e profonde.
Ha ragione Allevi quando afferma che la musica “è la chiave di accesso verso territori nuovi ed incontaminati” in un mondo quasi parallelo in cui non ci si sente mai disadattati.
L’unicità e irripetibilità della musica ci riconduce alla nostra immensità svincolata dal pregiudizio e recuperata nella sua purezza originaria.
Nella terra di Dio siamo cercatori di approdi, nella terra della lealtà siamo note pronte a resistere al naufragio.