Ci tocca ancor del volto farci scherno

celandolo col vil pezzo di stoffa,

sperando che sia l’ultimo d’inverno…

 

Inutil dir qual sia figura goffa

quando t’addentri nella rivenditura

come in quel tal che vende pizze ed offa:

 

smarrito, più che Dante in selva oscura,

t’arresti sulla porta appena entrato

dacchè d’un tratto, sottratta è la visura.

 

E com quel tal di notte addormentato,

destato d’improvviso dalla moglie,

che di rumor, fa un ladro in casa entrato,

 

crudele, da Morfeo l’abbraccio toglie

a lui ch’ha sacro l’onirico ufficio

e non comprende il diamin che lo coglie,

 

tal tu sei, messo piede in panificio,

dacchè t’investon sciroccosi venti…

per occhialuto uomo: un maleficio!

 

Oh urbi et orbi tutte eccelse menti,

che il metaverso andate diabolando…

pensate, invece, a far spannar le lenti!

 

Il panificator, ti chiede, blando,

cos’è che vuoi acquistar al suo d’interno…

disinforcando il vitro, vai pensando:

 

speriam che sia di l’ultimo l’inverno.

Ascolta “La mascherina del miope” interpretata da Giuseppe Porro:


FontePhoto by Charles Deluvio on Unsplash
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Giuseppe Porro nasce ad Andria nel 1985, vive in Seminario gli anni della sua fanciullezza e adolescenza. Frequenta il Liceo Classico “Carlo Troya” e si laurea in Lettere presso l’Università di Bari. Dal 2015 vive a Martina Franca con sua moglie e le sue figlie. Da sempre amante della poesia, l’endecasillabo lo diverte particolarmente: Per gioco cominciai al cento die convivio, i pari miei per allietare, vincendo primordiali retrosie dinnanzi ai prof non temmi di parlare: usai da dilettante il bello metro, per dare ai brindisi una veste un po’ più ilare. Ridea di gusto, vetusta, la Di Pietro, la Tarantini, ch’avvampa di vermiglio e la teatrale musa Notarpietro. Da allora quando carta e penna piglio, se voglio raccontare di qualcosa, m’imbarco in ‘sì nobile naviglio che può suonar più dolce della prosa.