
I saluti della Città di Andria portati dalla Sindaca Giovanna Bruno e dall’ass. Pasquale Colasuonno
Cento anni e non sentirli, anzi! Una grande forza ed una vitalità inesauribile in Nicola Fusiello il neo centenario di Andria, che abbiamo raggiunto nel giorno del suo genetliaco nella sua abitazione al quartiere Santa Maria Vetere, attorniato dalla sua famiglia, dopo il saluto portato a nome della cittadinanza dal Sindaco Giovanna Bruno e dall’assessore alla sicurezza Pasquale Colasuonno.
I ricordi della guerra e quelli della triste miseria vissuti nel momento del rimpatrio dopo la lunga prigionia, sono ciò che il signor Nicola tiene a sottolineare a quanti gli chiedono, in questo giorno in cui viene violata la sua consuetudinarietà, impressioni e qualche dichiarazione dall’alto della sua esperienza di vita.
Agricoltore e figlio di agricoltore, Nicola nasce da Riccardo e Rosa Ruotolo, secondo di cinque figli. Il duro lavoro nei campi, dopo la scuola elementare, le giornate trascorse a coltivare ulivi e vigne, ma anche frumento e mandorle, lo accompagnano fino al 10 giugno del 1940, quando l’Italia entra nel II conflitto mondiale, dichiarando guerra per volere di Mussolini a Francia e Gran Bretagna.
Parte per l’Africa orientale, come militare della Guardia confinaria. Partecipa alle numerose battaglie sul fronte libico –egiziano, ricordando quello che accadde con El Alamein. Fu con quella strenua, disperata difesa del fronte italo tedesco che sancì la sconfitta dell’Asse in terra africana. Nicola venne fatto prigioniero ed avviato con altri soldati italiani nei campi di prigionia inglesi in terra egiziana. Quanti episodi da raccontare in quei due anni di guerra e quattro di prigionia, prima che giungesse l’ordine di imbarco per Napoli, a guerra finita. Si tornava finalmente a casa a riprendere la vita nei campi che si era interrotta improvvisamente con la chiamata per il fronte. Nicola ricorda ancora il viaggio in mare e l’arrivo a Napoli. Una città spettrale, completamente distrutta, non solo dai bombardamenti ma anche nella dignità umana. Nicola racconta episodi che idealmente rimandano a quanto scritto da Curzio Malaparte ne “La Pelle”. Come ha scritto il filosofo Milan Kundera, Malaparte in quel romanzo «con le sue parole fa male a se stesso e agli altri; chi parla è un uomo che soffre. Non uno scrittore impegnato. Un poeta». Anche Nicola parla di quegli anni, di fame e miseria come se il tutto fosse avvenuto ieri. E ne ha viste Nicola di cose tragiche. Ad assistere al suo racconto sono i familiari che annuiscono quando risentono quegli episodi, echeggiati in quella casa chissà quante volte quando era ancora in vita la moglie, Lucia Pastore, prematuramente scomparsa qualche decennio fa e dalla quale ha ricevuto quattro amorevoli figli, Rosa, Riccardo, Grazia ed Isabella.
Il lock down non ha preoccupato Nicola più di tanto, lui che quando parliamo di paura asserisce, con quella genuinità che gli è congeniale, di non averne mai avuta neanche di fronte a tanti avvenimenti non proprio lieti. Per tutti, vale la pena ricordare che solo lo scorso mese di aprile, Nicola è stato sottoposto ad un lungo e delicato intervento chirurgico, per la sostituzione del femore sinistro, effettuato da parte dell’equipe di ortopedia del “Bonomo” di Andria, dal team del Prof. Vito Conserva, dopo una brutta caduta avvenuta in casa. Anche in quell’occasione, con il covid che imperversava nella città e nelle strutture sanitarie, è stato lui a rincuorare i figli, terrorizzati nel saperlo in ospedale in attesa di un delicato intervento chirurgico.
E’ stata una vita dedicata al lavoro ed alla famiglia quella che Nicola ha trascorso, legato come non mai ai suoi figli ed ai suoi nipoti.
Nel lasciarci ci sorprende quando ci racconta l’ultimo aneddoto. “Sapete cosa mi sta mancando di più? Non poter più uscire da solo per ritrovare i miei amici. Un tempo ero solito andare alla Comunità dei Braccianti, in un luogo a me tanto caro, che mi ricordava Don Riccardo Zingaro. Lui come me amava le cose semplici e genuine. La terra forse è ciò che di più bello ci ha dato il Signore: una matrice generosa e instancabile che dona frutti e vita a tutti, basta soltanto amarla”.
Con quest’ultima bella affermazione, lasciamo nonno Nicola, ringraziandolo per quanto ha voluto riservarci, dall’alto della sua saggezza.