Lo scorso 5 ottobre ricorreva la Giornata Mondiale degli insegnanti, il cui slogan era: “Empowering teachers, building sustainable societies” (traduzione libera: “Potenziare gli insegnanti per creare società sostenibili”). Per l’occasione, abbiamo avvicinato e intervistato Giancarlo Visitilli, scrittore, critico cinematografico, ma soprattutto docente. A lui abbiamo chiesto una riflessione su quanto sta accadendo nella Scuola italiana alla luce della Riforma Giannini.

Giancarlo, una già lunga esperienza di docenza alle spalle e un libro che ti ha reso celebre: E la felicità prof? (Einaudi, 2012, pp.208, 16,50€). La domanda nasce spontanea: la “Buona Scuola” sarà anche quella della felicità?

La buona scuola con la felicità potrebbe essere un connubio felice, se non si trattasse della #buonascuola a cui fanno riferimento Renzi e la Giannini, con la loro legge 107.

La Scuola non deve educare ad altro, se non ad essere uomini e donne, tutti, dagli studenti agli insegnanti, passando per il personale Ata. Deve educare a stare bene, a vivere meglio. Quindi, ad essere felici. A scuola, non servono ad altro le mie, le nostre spiegazioni, traduzioni, letture, ecc.,

Il riferimento alla “#buonascuola di Renzi e Giannini” ci appare segnato da una venatura polemica. Cosa non va nella legge 107 del 13 luglio 2015?

In generale, io penso che della legge 107 non vada innanzitutto accettata l’idea di essere una legge che proviene dal basso, in realtà è assolutamente calata dall’alto. Assomiglia alle consultazioni popolari che oggi vanno di moda anche nella Chiesa Cattolica, con il falso pretesto di coinvolgere tutti su tutto, per una parvenza e falsa democrazia, che ormai non esiste, non solo fra le ‘cose’ della Scuola. Tanto “poi decido io”. Nel caso dell’Italia decide Renzi, nel caso della Chiesa, magari decidesse un uomo come Bergoglio! Qualsiasi legge o proposta, se evita la discussione, reale, leale e che veda soltanto gli interessi del privato, a svantaggio del bene e della crescita comune, non s’ha da fare. Il risultato della Scuola che viene fuori da questa non-legge è un sistema di scuola contrario a quello che, anche senza alcun uso di legislatori, ci hanno insegnato nel nostro Paese pedagoghi come don Lorenzo Milani, Alberto Manzi, don Pino Puglisi, Danilo Dolci… Ecco coloro che hanno insegnato la Scuola dal basso, che vedeva al centro dell’interesse dello Stato, del maestro, dell’istituzione scuola, la persona. Nient’altro. Non gli interessi dei privati, in cui degli insegnanti, miei colleghi, preposti ad essere solo responsabili, diventano dirigenti: di chi, di cosa, per quale motivo? Io, da insegnante, per scelta, ho deviato la mia vita verso un luogo di lavoro dove non ci fossero i padroni. Con quale criterio chi ha compiuto il mio stesso percorso di studi, ed ha seguito solo qualche corso di legislazione scolastica, facendo un concorso normale, molto simile a quello per il quale oggi sono docente di ruolo, deve scegliere chi fa l’educatore nella scuola di cui si trova ad essere responsabile? Quali attitudini deve avere il docente ‘bravo’, secondo un dirigente? Lavorare a tutti i Pon, realizzare ogni progetto, rielaborare le pazzie mentali dei dirigenti, anche a costo di stare a scuola da mattina a sera, perché ai dirigenti è richiesto (come ai padroni dei salottifici, delle industrie meccaniche, ecc.)? Perché si parla tanto di meccanicismi, nell’ambito della legge 107, e pochissimo, se non per nulla, dei contenuti su cui andremo a confrontarci noi docenti con gli studenti, i docenti con i presidi e giù di lì?

La tua riflessione ci sembra assolutamente in linea con il tema della Giornata Mondiale dell’Insegnante. Anche tu ritieni che occorra Empowering teacher to build sustainable societies”?

Esatto. Sarei del parere che la legge 107 debba diventare il pretesto per ricordare a tutti gli italiani, non solo a noi insegnanti o presidi, genitori di studenti e studenti stessi, che la Scuola “Ci appartiene, ci riguarda”. Scusate, ma il riferimento all’I care è indispensabile, ancora una volta…

Qualcuno ha detto che Renzi è riuscito dove aveva fallito Berlusconi, cioè nel fare da sinistra la riforma della Scuola che si sognavano a destra. Tu che ne pensi?

In Italia manca una differenza, ormai, fra Destra e Sinistra. Allo stesso modo di come abbiamo confuso anche in termini di significato la parola “riforma” da ciò che non lo è. Ecco sia la fanta-sinistra di Renzi sia la vera-Destra di Berlusconi hanno operato allo stesso modo: mettendo in atto un non-riforma

Cambiamo argomento. Sei presidente della Coop. Soc. “I bambini di Truffaut”: ce ne vuoi parlare?

La Cooperativa Sociale “I bambini di Truffaut” è una cooperativa che si occupa di minori a trecentosessanta gradi. Fra i nostri bambini e adolescenti (“gli utenti” degli assistenti sociali) abbiamo bambini che hanno subito abusi di ogni sorta, figli di ergastolani, inadempienti scolastici e tanti altri con cui facciamo scuola attraverso percorsi strutturati, di recupero e non, per mezzo del Cinema, del Teatro e della Musica. Da anni siamo un punto di riferimento per le scuole della Regione Puglia, anche per corsi di formazione e di laboratori. Fra le tante iniziative, la Cooperativa organizza il Bari International Film Festival per le scuole della regione, il Medimex Kids, la più grande fiera musicale italiana, per le stesse scuole e l’unico Festival di Cinema&Letteratura “Del Racconto, il Film” che associa il Cinema e la Letteratura su temi sociali. Si svolge in estate, in forma itinerante, per lo più nei castelli di Puglia.

Per info www.ibambiniditruffaut.it

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1 COMMENTO

  1. Conosco la legge su “La buona scuola” indirettamente attraverso i commenti pro e contro, (ad onor del vero sono emersi più i “contro” che i “più”). Per questo motivo, come presidente pro tempore del Centro di orientamento “don Bosco”, che da vent’anni si occupa di scuola, ho pensato, accogliendo i suggerimenti degli insegnanti, di promuovere tra i docenti delle scuole di ogni ordine e grado incontri di lettura, analisi ed approfondimento, procedendo per temi, dei segmenti più controversi contenuti nella legge, quali emergono anche dall’intervista a Giancarlo Visitilli.

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