
La fiducia si trova in difficoltà nel momento in cui ci rendiamo conto che il male si può nascondere ovunque
(Zygmunt Bauman)
A volte mi chiedo con quanta fiducia uno si debba presentare a casa della “Finzione” per ragionar di pace. Trovare una dimensione giusta per non rendere questa visita, oggetto fuori luogo e tempo, è la prima cosa da fare. Si sa che per discutere di un tema così delicato occorra che gli interlocutori siano coerenti su almeno un numero consistente di punti, lasciando che i propri interessi non incidano negativamente al conseguimento del problema.
Che si tenga a bada i “Terzi”, escludendoli, dalla trattativa per non renderla gravosa e problematica, alla pari di una discussione tra marito e moglie con intervento dei rispettivi amanti: è la seconda cosa da fare. Avere uno di quest’ultimi che s’identifica persona non di parte, significa spendere del tempo menando il can per l’aia.
L’amante dell’Europa è sempre stata l’America, presente in ogni “bega” tant’è che la “famiglia” europea è da molto tempo in disguido, con gli USA che le fanno da consigliere interessato.
Le problematiche di questi dissidi in corso sono volutamente ignorate da chi ha interessi sfacciati e di parte.
Se alla questione Russia-Ucraina, divenuta così grave, non si è arrivati a metterci un freno, è perché le misure adottate sono risultate “placebo”, inerti provvedimenti. Coinvolgere il Pianeta intero, col rischio della Terza Guerra Mondiale, (Oppure siamo già dentro?), dove la tecnologia della morte ha raggiunto livelli altamente sofisticati, significa che ai “compari consigliori” in campo, gli sta bene così.
Laddove manca una coscienza razionale uno non è che se la può inventare a piacimento e nei momenti in cui, lo ritiene opportuno o gli fa comodo.
Gli “errori” che, di solito, l’uomo commette: sono nella maggior parte procurati dalla non fermezza delle sue idee e dalla leggerezza con la quale affronta i problemi. Problemi di cui pensa non siano i propri e che mal si accostino al suo interessato vivere.
Ma non è così. Basta guardare a come siamo stati intrappolati dall’azione di un “mitomane” e a cui noi non abbiamo torto un capello, ma solo perché siamo facenti parte di una Organizzazione Mondiale a cui abbiamo aderito e alle cui decisioni siamo rimasti, quasi timidamente sottomessi a quelle dell’America che, nell’Organizzazione fa la voce grossa, coinvolgendoci.
Viviamo in un mondo di “difficoltà collegate”, dove corrispondono arricchimenti sporadici di singole caste e che ci mantengono sospesi dal prendere iniziative proprie. Noi siamo coloro i quali non entrano in casa d’altri, senza bussare.
Tutto si muove intorno a degli interessi che sfuggono ai più. La pacifica convivenza col vicino di casa, con lo stesso condomino, spesse volte vien messa in discussione dallo stesso Amministratore che ne trae vantaggi economici. Ed è tale un dissidio, una guerra, una bega di famiglia: tra marito e moglie, tra figli e genitori, qualora subentra un fattore esterno a ravvivare il fuocherello, soffiandoci sopra alla maniera di un mantice da maniscalco.
La pace sembra sia diventata una chimera? I passi sbagliati messi sono stati tanti, sia da una parte sia dall’altra: in direzione opposta per raggiungerla? Ma la pace si potrebbe raggiungere con il getto del volere: irrorando sul fuoco vivo dei dissidi le calme acque del raziocinio.
La domanda che ci resta da fare è: – La problematica affrontata per raggiungere la pace, in sede di valore conoscitivo dall’esperienza già vissuta, è stata veramente acquisita oppure è stata sopraffatta da una ostinazione malata o da una convulsione, eccesso di follia, per rientrare, senza alcuna protezione, in un rogo acceso: autodistruggendosi alla maniera di Icaro, nel volare verso il sole…?
A noi hanno precluso ogni tentativo di volo. Ma forse perché si saranno interessati a non lasciarci intraprendere, inutilmente, il karakiri di Icaro?
Hanno stabilito, forse, che ce lo manderanno a domicilio un “sole” ad irradiarci di radioattività e di morte? Ce lo invieranno sulle ali di un mostruoso “uccello” tecnologico? I giapponesi ne ricordano ancora i micidiali effetti…sulla loro pelle…e gli americani pure…sulle loro coscienze.
Nutrire fiducia cieca, senza un minimo cenno di attenzione, significa mettere a nudo la nostra integrità. La fiducia o la sfiducia non sono sentimenti radicati in ognuno di noi ma ci vengono dall’esterno: secondo il comportamento degli altri a cui si pone il riferimento. Aprirsi oppure chiudersi all’altro non vuol dire necessariamente aver riluttanza, ma cautela, raziocinio, attenzione.
La perdita di fiducia per una questione o sul conto di una persona, dopo averne fatto largo e cieco uso, potrebbe ritornarci come un’inaspettata randellata di amarezza. Questa lascerebbe segni indelebili e che uno si porterebbe appresso per tutta la vita.