Mi piace sdraiarmi al sole e il sole dedica il suo calore al mio corpo, mi coccola come un abbraccio. Stando cosi rilassato, i miei pensieri navigano liberi e poco controllati dal mondo esterno. Quelli sono la mia vera entità, quella che più raramente condivido. Posso ora sedermi al pc e lasciare che il mio indice batta le lettere e faccia in modo che quei pensieri liberi di qualche ora fa, possano diventare parole scritte e pensieri condivisi.

Oggi, quei pensieri si sono soffermati sui volti dei personaggi di un film visto in tv nei giorni scorsi sulla vita dei primi cristiani. La luce che essi emanavano, messa inevidenza dal regista, era piena di amore e serenità eppure erano costretti a mascherarsi e nascondersi. Per i primi cristiani, la loro diversità era credere in Gesù come il Messia e per questo erano perseguitati: le loro parole di pace e amore portavano un messaggio così innovativo che creava sgomento e paura. Proprio riflettendo su quello sgomento ho capito  come la diversità  possa spaventare chi  non la vive. La diversità spaventa più dal di fuori che dal di dentro.

Infatti, i Romani non avevano nessun raggio di speranza sui loro volti, erano intrisi di arroganza e di paura. Pensavano con la testa di uomini di legge e di cultori del benessere, senza riuscire a superare i propri limiti.

Il mio pensiero è stato catturato proprio dalla contrapposizione creata dal regista tra i ruoli dei personaggi, che sembrano attuali e contemporanei nella nostra società. Chi non è omologato allo standard è un diverso, di qualsiasi motivo genere sia la diversità, di idee o di religione o fisica. Poi, i pensieri mi hanno riportato le immagini degli sguardi terrorizzati   quando mi scappa qualche urlo. A volte, sapete, anche per gioia o emozione, posso osare  con la voce, ma se sono in un luogo pubblico attiro occhiate smarrite e terrorizzate, che vanno dal ridicolo al patetico. Se potessi in quel momento fotografarle, potrei fare una collezione per una mostra fumettistica. Mi diverte sorridere dentro, in quei momenti. Nello stesso tempo, però, provo disagio e mi viene la voglia di dire: Provate voi a vivere in un corpo che non comandate!”

Si parla molto di diversità,  molto si scrive e molto si studia. Parole spesso dette e poco vissute. Ma perché se ne parla?  Penso che non dovrebbe essere un argomento di discussione: se pensiamo che ognuno di noi è un individuo e in quanto tale è unico e diverso per connotati fisici e psichici, dovremmo forse rivalutare l’importanza dell’individualità. La sua bellezza intrinseca e unica. Bisogna forse sostenere il rispetto reciproco, facendo emergere i valori del confronto e della conoscenza. Bisogna forse portare più messaggi di unione di singole abilità, di diversità di intelligenze, per creare una società unica. Tanti individui che parlano linguaggi diversi e collaborano possono fare cose più grandi, se sono liberi da vincoli imposti da diversità di pregiudizi.

Carlo Ceci Ginistrelli


[ foto di Filippo Galentino ]