L’offerta creativa nel mondo dell’advertising dei principali brand dell’alta moda italiani è allineata agli standard internazionali. I principali gruppi del mondo dell’alta moda producono impeccabili campagne di comunicazione e sono sempre più attenti alla componente artistica, alla non convenzionalità delle azioni, ma soprattutto alla propria identità. Ed è dall’identità che nasce quel che ritengo sia la più nobile forma di investimento e promozione istituzionale contesa e quotata dai principali gruppi dell’alta moda Italiana. Infatti, nell’attuale contesto economico e culturale italiano, il binomio identità e territorio ha assunto sempre più significato e valore. Negli ultimi anni, i cittadini hanno potuto beneficiare dei primi gesti di sostegno concreto da parte d’imprenditori che hanno investito nella cultura del nostro Paese, per ritorno d’immagine o per incentivi fiscali, finanziando il recupero e il restauro di edifici storici, luoghi d’interesse e arte.
Molto spesso queste attività sono state oggetto di polemiche e percepite come servizi di strumentalizzazione della cultura. Dobbiamo tuttavia constatare che i Comuni e il Ministero dei beni culturali in questi ultimi anni vivono un periodo di enorme difficoltà economica. Ricapitolando solo alcune delle principali ‘’mercificazioni culturali’’, emerge chiaramente come i privati siano oggettivamente una valida alternativa ai finanziamenti pubblici. Certo, potrà infastidire un’impalcatura con un marchio o una targa di ringraziamento, ma, a restauro terminato, il brand non sarà più visibile, invece la bellezza e lo splendore degli edifici rimarranno visibili e tangibili nel tempo, e che Grazie sia!
Di seguito solo alcune delle più significative sponsorizzazioni:
- Laura Biagiotti nel 1998 contribuì al restauro della Cordonata del Campidoglio in collaborazione con il Comune di Roma e l’Associazione Caput Mundi.
- Diego Della Valle finanzierà il restauro del Colosseo con un contributo di 25 milioni di euro.
- Renzo Rosso, patron di Diesel, e la sua The only the brave foundation sono stati gli sponsor ufficiali del progetto d’indagini e successivo restauro del Ponte di Rialto a Venezia.
- Bulgari ha finanziato il restauro di Trinità dei Monti per 1,5 mln di euro
- Il brand Bulgari sostiene anche il mondo della musica: Paolo e Nicola Bulgari, hanno deciso di donare un gioiello griffato (ben 1,2 milioni di euro) all’Accademia di Santa Cecilia di Roma.
- Fendi ha finanziato il restauro della Fontana di Trevi e del complesso delle Quattro Fontane in collaborazione con Roma Capitale. Costo dell’operazione, 2 milioni 180mila euro .
- Ferruccio Ferragamo, presidente della Salvatore Ferragamo, ha donato 600mila euro alla Galleria degli Uffizi di Firenze, in omaggio alla città in cui è nato e cresciuto.
- Officine Panerai finanzia il restauro dell’orologio grande del Duomo di Firenze.
- LuisaViaRoma, la storica boutique fiorentina, oggi uno dei top player anche sul piano virtuale, rende possibile il recupero di alcuni elementi del complesso scultoreo della Vasca dell’Isola del Giardino dei Boboli.
- Gucci finanzia il restauro del film “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.
C’è da augurarsi che le grandi aziende dell’alta moda, anche estere, continuino con questa strategia, investendo nell’arte e anche nelle bellezze del Sud Italia, e che diversifichino le aree d’intervento, riversando il proprio contributo anche per la costruzione di biblioteche, teatri, e centri di aggregazione culturale giovanile, insomma che riescano a far tornare ‘’di moda’’ la cultura e l’arte italiana, il nostro più grande patrimonio.
Arianna Tota
[Foto: Impalcature Colosseo ]
Pensare che possano essere alcuni danarosi personaggi, anche se illuminati, a salvare la cultura di questo paese mi fa un po’ sorridere. È il segno dei tempi, il livello di decadenza a cui si è giunti: il bisogno del salvatore.
Mi viene da chiedere cosa si pensi sia la cultura. Perchè finanziare il restauro di alcune opere di pregio storico, che è quello che fanno la quasi totalità dei “mecenati”, non è proprio cultura.
Di certo sopperiscono alle istituzioni che hanno da tempo abdicato al proprio ruolo di garanti dei beni comuni e quindi anche alla tutela di monumenti e opere di interesse storico-artistico.
Ma la domanda è sempre la stessa: questo è fare cultura?
Non credo vi possa essere un sostituto dello stato nella promozione della cultura. Pensare che qualche privato possa sopperire alla mancanza di finanziamento pubblico è ingenuo. Un privato finanzierà anche qualche restauro, ma non andrà mai oltre qualche famoso monumento o opera che possa dargli visibilità. Anche perchè solo il pubblico può permettersi degli investimenti ad alto rischio come quelli per la cultura tutta, comprese la tutela e la ricerca. Prima o poi questa fissazione e ridicola fiducia per il privato finirà anche in Italia e si tornerà a ragionare seriamente di cultura: ossia che non è solo la bella copertina di un libro da esibire.