Il contributo di Alberto F. De Toni

Date le sfide sempre più planetarie che sorgono ad ogni livello, diventa sempre più necessario essere ‘cuori pensanti’ dell’oggi  a livello individuale e collettivo, per usare l’espressione di Etty Hillesum,  sia per coglierne gli eventi più significativi col darne il giusto senso insieme epistemico ed esistenziale, ormai aspetti inscindibili, e sia per rispondere con urgenza a problemi che stanno emergendo con le relative e a volte radicali poste in gioco; essi  richiedono sempre di più un pensiero che li senta come cogenti per meglio conoscerli  e non più dunque inseriti in rigide ‘impalcature concettuali’ ma  imperniati strutturalmente su ‘une pensée mobile’  con un esprit creativo e fortemente innovativo, come aveva  già indicato Gaston Bachelard  grazie all’analisi  dei cambiamenti scientifici in atto nel primo Novecento e antesignano del pensiero complesso per Edgar Morin ed uno dei suoi ‘filosofi e pensatori della scienza’,  (Come ‘svegliarci’ grazie al fare nostri ‘i miei filosofi’ di Edgar Morin, 29 dicembre 2022). E non è dunque un caso se  simili punti di vista siano presenti in  Alberto Felice De Toni che, dopo diverse esperienze maturate in più contesti, abbia a sua volta tracciato una ‘via della complessità’;  ed è così approdato al pensiero complesso considerato in vari scritti un ‘pensiero fluido’, in fieri, che “esplora, che connette luoghi lontani”  col mettere in atto ‘un pensiero-azione’ come lo stesso Bachelard aveva già indicato nei suoi studi sulla fisica e la chimica quantistiche, dove si ha a che fare con continui processi di trasformazione tali da richiedere quelle che chiamava menti ‘anabattiste’ in grado di mettere da parte le vecchie conoscenze che possono fungere da ‘ostacoli epistemologici’ e di avere il coraggio di situarsi ‘sulla sponda del Rubicone’  come dei nuovi Adami, a dirla con Kant.

E questo si spiega  grazie alla  formazione di base in Ingegneria Chimica e dopo un serrato confronto coi i risultati raggiunti dai maggiori protagonisti nell’ambito delle scienze dei sistemi complessi della seconda metà del secolo scorso, che  ha permesso ad Alberto F. De Toni di intraprendere da oltre un ventennio quella che chiama “libera variazione sul viaggio di Ulisse” col situarsi su un terreno già arato sul piano epistemologico dai lavori di Mauro Ceruti; e sin dall’inizio il suo percorso è stato accompagnato dalla coscienza critica “che vecchie idee stanno tramontando” con la necessità di “navigare oltre il tramonto e verso la complessità” dove si ha a che fare con “biforcazioni, goffe forme frattali, circoli di cause ed effetti, multiple  interconnessioni”, come viene indicato in uno dei suoi primi lavori orientato in tal senso e scritto insieme a Luca Comello, dal significativo titolo  Viaggio nella complessità (Venezia, Marsilio 2007).

Ma già in un più organico lavoro come Prede o ragni. Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità (Torino, UTET 2005) con una illuminante prefazione di Ernesto Illy, presidente della Illycaffè e scritto ancora con Luca Comello, Alberto F. De Toni ha introdotto tale universo nel mondo del management e della gestione economica con l’affrontarlo con un nouvel esprit metodologico e concettuale,  tale da poter dire d’aver contribuito ad apportare in tali campi una vera e propria ‘rottura epistemologica’; essa viene vista operante nel percorso di Ernesto Illy, non a caso ritenuto “cultore delle scienze della complessità” con un approccio che lo ha portato ad incentrare tutta la sua strategia produttiva sull’innovazione.  Non a caso Illy ha dato vita all’innovazione definita “una disobbedienza andata a buon fine” come dote specifica di un esprit creativo o ‘surrazionale’ capace di ‘precedere il reale’, a dirla con Gaston Bachelard, per essere andato contro gli schemi del passato grazie al fatto di averla coniugata con la qualità   e aver agito con una visione ecosistemica con dei grossi benefici per il territorio non solo del Friuli Venezia Giulia ma del paese produttore della materia prima. Quando si traccia una nuova via lontana dall’esprit esistente  si lotta  contro gli inevitabili ‘ostacoli epistemologici’ di varia natura, per usare termini bachelardiani, che si incontrano quando si delineano nuove rotte e soprattutto quando sono coinvolti uomini in carne ed ossa ed organizzazioni già strutturate, restii a mettere da parte percorsi ritenuti consolidati e a scommettere su orizzonti non del tutto ancora chiari anche se forieri di inedite possibilità.

E se questo è stato possibile nel creare le condizioni di base di una nuova atmosfera concettuale ed operativa in un mondo  quasi ‘granitico’ come quello economico attraversato al suo interno da varie ‘crisi’ per usare delle espressioni di Hermann Weyl relative alle nuove crisi del pensiero logico-matematico degli anni ’30 con i teoremi limitativi di Kurt Gödel, è dovuto al fatto che si è partiti da una coscienza non comune della “complessità del reale” entrata prima in modo laterale e poi in modo sempre più irruento come ‘un torrente vorticoso’ e ‘ricco di mille voci’, a dirla con Ernesto Illy, anche nei fatti umani, ritenuti i più complessi da De Toni da richiedere cambiamenti radicali di rotta;   e ciò si è potuto verificare grazie alla metabolizzazione di quello che viene chiamato  “percorso tra i giganti da Newton a Prigogine”, le cui strutture dissipative hanno imposto “un nuovo modo di guardare al mondo”. Il coltivare tale  terreno fertile insieme alla formazione chimica di base è stato strategico  per approdare alla complessità  e alle sue ‘sfide’ in ogni campo con le continue ‘danze che crea’ per usare la nota espressione di Mauro Ceruti.

E ad una di tali ‘danze’ si può dire che Albert F. De Toni abbia dato vita nel portare i “principi della complessità nel mondo del management” col dargli un nuovo volto sino a svilupparne le diverse implicazioni; e simile  risultato è stato ottenuto grazie al fatto che ha accompagnato l’intero suo percorso sin dall’inizio da una costante riflessione epistemologica, presente non a caso nei protagonisti delle scienze dei sistemi complessi come ad esempio Heinz von Foerster e  Prigogine, i cui inviti  sono stati tenuti in debita considerazione per lavorare a costruire e a mettere in atto, nei contesti in cui si viene a vivere ed operare, ponti e ‘nuove alleanze’ con altri saperi e pratiche di vita. Se tali ponti vengono metabolizzati  hanno la capacità  di liberare ogni nostra azione dal principio basato sul semplice e lineare scambio del  do ut des  per immettervi un circuito che tiene conto della reciprocità del  do ut tu possis dare, che si può ritenere il volano del pensiero e della stessa innovazione umana in generale e di quella economico-sociale in particolare per delineare delle prassi basate su delle strategie imperniate sul ‘tra’ e sull’entre  (Una filosofia del tra, 8 ottobre 2020 e Per un umanesimo dell’entre, 14 luglio 2022)

Poi ancora De Toni in primis ha ‘fatto tesoro’, nel senso biblico del termine (Il biblico ‘far tesoro della scienza, 4 giugno 2020) di uno dei pilastri del pensiero complesso, quello che Mauro Ceruti ha chiamato già nel 1985 il problema delle ‘limitazioni della conoscenza’, principio che là dove entra sovverte i canoni teorici  esistenti col far sorgere anche conseguenti epistemi sociali con cui fare debitamente i conti, come l’attuale emergenza climatica ed ecologica che impongono oggi “la sfida della sostenibilità” e la necessità di gettare le basi di “un nuovo Antropocene” come viene affermato in volume scritto a sei mani con Gilberto Marzano e Angelo Vianello, Antropocene e le sfide del XXI secolo,(Milano, Meltemi 2002 e Per una visione agapica dell’Antropocene, 3 marzo 2022); e tale scelta gli ha  permesso di abbandonare visioni di gestione delle organizzazioni basate su percorsi standardizzati e destinate a venir meno prima o dopo e di delineare diverse strategie sempre in via di ridefinizione più in grado di convivere sull’’orlo del caos’. E per questo sono più disposte al guardare al futuro, pur pieno di incognite, col mettere in atto processi continui di innovazione per far fronte all’”improbabile, unico modo per sopravvivere”, come dicono quasi all’unisono Edgar Morin e lo stesso Ernesto Illy  che invita ad “usare la conoscenza annidata nei molti nodi della rete” anche perché “chi sa usare questa conoscenza dispersa”  ha gli strumenti per guardare oltre nel dare ‘coerenza al pluralismo delle mille voci’ del reale complesso, per parafrasare il titolo un’opera bachelardiana del 1936 Le pluralisme cohérent de la chimie contemporainecol suo pieno di  connaissances dispersées.

E anche se i molteplici  lavori di De Toni sono indirizzati ai modi manageriali per “fronteggiare” la crescente complessità nel contesto economico, la sua attenzione è sempre rivolta agli uomini concreti che ivi devono compiere le scelte di base come in  Il pianeta degli agenti. Teoria e simulazione ad agenti per cogliere l’economia complessa (Torino, UTET 2009) lavoro scritto con Erika Bernardi; in esso   si dà molta importanza ad un altro  principio di fondo della complessità, del resto comune ad ogni altra forma di vita, quello dell’’emersione dal basso’, definito “il mistero più affascinante della scienza in tutta la sua infinita varietà” che va ‘ben compreso’, come ammoniva Pierre Teilhard de Chardin a proposito della teoria dell’evoluzione, per guidarci nelle scelte strategiche di fondo data la posta in gioco dei problemi planetari in corso.  Non a caso tale lavoro viene dedicato a tutti coloro che ‘l’hanno compreso’ tale mistero e che soprattutto intendono impegnarsi in tal senso per diventare uomini e donne protagonisti e “agenti del loro futuro” e che “hanno il futuro nel sangue’, come viene affermato nel volume scritto con Roberto Siagri e Cinzia Battistella, Anticipare il Futuro. Corporate Foresight (Milano, Egea 2015); e questa scelta si rivela ancora più impellente nel mondo delle imprese dove occorre mettere in atto “approcci avanzati che vadano oltre i tradizionali modelli di previsione (forecast) basati sulla proiezione in avanti delle esperienze passate” e dare vita a “metodi avanzati, cosiddetti di anticipazione (foresight)”. Tale  strategia è dunque una “metodologia di copertura del  futuro”  più in grado di fronteggiare “la molteplicità dei presenti, i trend emergenti e i percorsi possibili di evoluzione”.

Tale percorso  permette di “creare valore esplorando la complessità’, come recita il sottotitolo di un più recente lavoro, curato con Enzo   Rullani, Uomini 4.0: ritorno al futuro (Milano, Franco Angeli 2018);  ed è venuto a consolidarsi in seguito in vari altri lavori sia teorici che empirici, come ad esempio  il recente volume  La nave e l’aliante. Apprendimento organizzativo come risposta sistemica alla complessità dei progetti, scritto insieme ad Elena Pessot (Milano, Guerini  NEXT 2022) nel prendere in esame l’esperienza  della Fincantieri. In tale impresa  i vari team “imparano a co-evolvere con le dinamiche organizzative e con i processi emergenti di apprendimento, condividendo la conoscenza creata e trasformandola in memoria collettiva… con la consapevolezza di sentirsi trasformati da ogni nave che salpa verso i mari aperti, una ‘magia’ che costruisce navi e trasforma persone e organizzazioni”; ed è  ancora una volta l’esempio dell’esperienza umana di Ernesto Illy che viene a giocare un non secondario ruolo nell’indicare che “la complessità non permette l’estrapolazione del passato per la ricerca delle strade future” grazie alla presa di coscienza, come viene affermato nella prefazione a Il dilemma della complessità, che “la realtà è un sistema dinamico, che decide le sue traiettorie mentre esse si stanno svolgendo”, idea che spiega la metafora dell’aliante dell’ultimo lavoro.

E ciò che colpisce del percorso di Alberto F. De Toni è il fatto poi che è corredato da un non comune afflato che trae origine da una profonda conoscenza dello stesso mondo letterario che gli ha permesso  di arricchire la sua navigazione, tesa  a delineare i contorni concettuali della complessità, con metafore  come ad esempio la dantesca ‘selva oscura’, ‘aliante’, ‘dilemma’, ‘ragnatela’ nel presentarsi come ‘problema’; e questo per dire che la complessità va vissuta, è un modus vivendi del nostro tempo e va, pertanto, “narrata”  come viene affermato in  Viaggio  nella complessità, con il ruolo fondamentale assegnato alle scienze umane col loro dono della storicità come nello spirito del più sano pensiero complesso, dove vige nelle diverse articolazioni quella strutturale ‘nuova alleanza’, nel senso  delineato da Ilya Prigogine, che se ben metabolizzata genera processi generativi di innovazione in ogni contesto. E non è dunque un caso se De Toni ricorre ad una espressione di William Shakespeare col farla programmaticamente sua, da fare nostra, come ‘Ogni cosa è pronta se anche i nostri cuori sono pronti’; il suo percorso, pertanto, ci può aiutare a sentire sempre più nostra la complessità, a ‘danzare’ con essa nel senso di Mauro Ceruti  per farla diventare  un autentico ‘rimedio razionale’ contro le frequenti semplificazioni  di natura riduzionistica, sempre in agguato con le connesse trappole messe in essere (Hélène Metzger: la complessità come rimedio razionale, 20 agosto 2020).


FontePhotocredits. Di Rettorato Uniud - Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=57881090
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Mario Castellana, già docente di Filosofia della scienza presso l’Università del Salento e di Introduzione generale alla filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari, è da anni impegnato nel valorizzare la dimensione culturale del pensiero scientifico attraverso l’analisi di alcune figure della filosofia della scienza francese ed italiana del ‘900. Oltre ad essere autore di diverse monografie e di diversi saggi su tali figure, ha allargato i suoi interessi ai rapporti fra scienza e fede, scienza ed etica, scienza e democrazia, al ruolo di alcune figure femminili nel pensiero contemporaneo come Simone Weil e Hélène Metzger. Collaboratore della storica rivista francese "Revue de synthèse", è attualmente direttore scientifico di "Idee", rivista di filosofia e scienze dell’uomo nonché direttore della Collana Internazionale "Pensée des sciences", Pensa Multimedia, Lecce; come nello spirito di "Odysseo" è un umile navigatore nelle acque sempre più insicure della conoscenza.

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