
Già la scorsa settimana, abbiamo chiesto ai responsabili della “Casa Ain Karim” di raccontarci le origini della loro storia.
Di seguito, il prosieguo dell’intervista.
Quando vi siete resi conto che da un semplice bozzolo potesse nascere una bella farfalla?
A orientare inizialmente la nostra idea di accoglienza è stata la consapevolezza che il nostro territorio non offriva un supporto significativo in termini di ambiente protetto, di assistenza all’urgenza e di promozione umana; condizioni necessarie a che una persona esca dalla fase critica della sua esperienza vitale, creando nuovi stimoli e motivazioni per una “nuova vita”.
Mentre nel 2007 l’idea si stava concretizzando, abbiamo verificato che a Roma, in via Galla Placidia, già esisteva da anni un’Associazione con la stessa nostra denominazione “Ain Karim”, che perseguiva gli stessi nostri obiettivi formativi e di servizio. Abbiamo allora voluto contattarne i responsabili che, con grande meraviglia, abbiamo visto diventare presto “compagni” nel percorso, dal momento che ci hanno affiancato volentieri e generosamente, venendo ad incontrarci sul posto, condividendo utilissimi consigli e sostenendoci anche con un necessario iniziale prestito in denaro, pur di far nascere questo appassionante progetto.
Da quel momento, ogni passo è stato una conferma insperata di essere sulla strada giusta: quella di realizzarsi nel servizio, costruendo così concretamente il bene.
Parlateci della vostra equipe
In quest’opera sono attualmente impegnati corresponsabilmente 5 educatori/operatori affiancati dalla collaborazione di volontari e professionisti, quali: medico di base, pediatra, psicologo, ginecologo, infermiere, avvocato. Sono persone tutte motivate, che credono in questo progetto, imparando giorno per giorno l’arte di prendersi cura e di educare a farlo.
All’inizio della settimana gli operatori di “Casa Ain Karim” si incontrano per programmare gli impegni in base alle esigenze dei nuclei presenti, operandone una costante verifica delle modalità.
La seconda domenica del mese soci e collaboratori, operatori e volontari anche di “famiglie satelliti” della nostra Associazione condividono la “Giornata della Comunità”: un appuntamento atteso e costante, per vivere già fra di noi l’accoglienza riconoscente proposta dalla nostra APS. Dietro, infatti, all’intero servizio vi è anche il prezioso volontariato concreto dell’architetto, del falegname, della sarta, dello studente… motivo per cui periodicamente ci si ritrova in Assemblea per condividere idee e progetti fra quanti personalmente si impegnano a realizzarli.
Raccontateci un episodio che vi ha colpito e che volete condividere con i lettori di Odysseo
Tra le varie storie non è facile scegliere… anche perché sono storie di sofferenza… il pensiero torna però alla prima mamma bulgara, accolta con la sua bambina di un anno. Erano sbarcate a Brindisi, furono poi accompagnate a Bari presso le suore di madre Teresa di Calcutta, da dove sono infine arrivate ad Andria, segnando l’inizio della “Casa-famiglia”. È la storia di un progetto di vita riuscito: con l’aiuto del compianto don Salvatore Simone, la mamma trovò subito lavoro e la bambina – allora inserita nel vicino nido – ora frequenta la prima media, mostrandosi leader positiva in ogni attività scolastica e sportiva. La mamma è molto legata alla nostra famiglia e alla nostra Associazione, di cui è anche diventata socia: riconosce i benefici del nostro aiuto e volentieri collabora con noi e condivide la sua esperienza mettendosi a sua volta a servizio.
Un’altra storia a lieto fine è quella di una bambina, ospite nella nostra Casa con la madre e i fratelli, con gravi difficoltà familiari, che ha completato il progetto formulato con i Servizi sociali, trovando serenità in una famiglia affidataria.
Quale può essere uno degli elementi che rompe l’equilibrio familiare, in alcune delle famiglie che curate?
Le famiglie che accogliamo hanno spesso storie di povertà, ma povertà innanzitutto di valori, le cui origini precedono la famiglia attuale, che in realtà riproduce il frutto di ciò che ha vissuto a sua volta nella propria famiglia originaria. Spesso nella famiglia di oggi manca il senso del sacrificio, la volontà di prendersi cura vicendevolmente. Nelle singole scelte non si dà precedenza a ciò che può far bene all’altro, anche se a prezzo del proprio egoismo, ma alla cultura del presente personale da soddisfare. La realtà di una crisi diffusa non vede – come ci si aspetterebbe – i diversi componenti impegnarsi per il bene reciproco e il bene comune. Sembrerebbe mancare a monte la progettualità del “fare famiglia”, nel senso di costruirla ogni giorno “mattone su mattone”, cioè esperienza su esperienza, positiva o negativa, con lo sguardo rivolto con lungimiranza al futuro… non si dà valore a quel “per sempre” che inizia nel matrimonio.
Mancando, poi, la capacità di dialogo e di comprensione reciproca, rabbia e frustrazioni sfociano in violenza fisica e morale, lasciando cicatrici indelebili tra i coniugi e soprattutto nella vita dei figli, cosa di cui si sembra essere inconsapevoli.
E lo stile di queste convinzioni dal “respiro corto” è anche il metro con cui le stesse famiglie rischiano di valutare il nostro servizio: come in molte altre realtà sociali, a volte la fatica sta nel presentare loro la nostra accoglienza come una opportunità per coltivare una diversa esperienza di vita, variandone le priorità, piuttosto che come un luogo dove “spremere” assistenza gratuita. Per questo il primo impegno resta quello educativo, a qualunque età.
Tornando alla raccolta alimentare: gli alimenti raccolti nella giornata del 7 marzo quando saranno distribuiti?
Il nuovo progetto di assistenza diretta è iniziato aiutando 3 famiglie, che nel giro di tre mesi sono diventate 50. Sono famiglie certamente escluse da altri circuiti di assistenza, secondo le regole molto serie di verifica dell’Ente capofila, a fronte del suo considerevole apporto di alimenti. In questo servizio ci avvaliamo anche della grande collaborazione dell’APS “Orizzonti” di Trani e della prima benemerita convenzione settimanale concessaci dalla Direzione soci dell’IperCoop di Andria, oltre che del significativo contributo di diversi esercizi privati e di alcune famiglie “amiche del progetto”: attraverso le “mani” di ciascuno davvero prende forma quella “Provvidenza” di cui anche noi ora riconosciamo volentieri di fare esperienza!
Sia pure con un iniziale timore, è in realtà bastato dare la nostra disponibilità a tentare di rispondere a questo bisogno, per sperimentare come l’unione virtuosa di queste fonti di bene faccia sì che ogni venerdì incontriamo queste famiglie, consegnando loro una distinta scorta di prodotti per poter affrontare più o meno la settimana. Alcuni ci hanno commosso, rivelandoci che, grazie a questo aiuto di cui siamo mediatori, hanno potuto riprendere ad offrire ai loro piccoli alcuni alimenti “dimenticati”, quali lo yogurt o i taralli…
Spesso fra operatori ci stupiamo di quello che sta accadendo, compreso il fatto che le famiglie stesse collaborino nell’organizzazione di questa opera, dal prelevamento del materiale alla sua suddivisione per la distribuzione: era esattamente questo lo spirito che volevamo si instaurasse, quello del servizio reciproco e condiviso.
Inoltre, si sta praticamente creando quasi naturalmente una sorta di “Osservatorio della famiglia”: il dialogo infatti che si attua al momento della consegna del “pacco” (non solo alimentare) fa emergere le diverse difficoltà vissute dalle famiglie, per le quali stiamo valutando necessario organizzare una consulenza legale e psicologica gratuita. Abbiamo pensato anche di offrire a queste famiglie un’occasione di incontro nella condivisione: la circostanza popolare della “Pentolaccia” ci ha perciò riuniti attorno alla gioia dei più piccoli, ma anche dei loro nonni, in una straordinaria – per molti davvero unica – opportunità di svago sereno.
Cosa vorreste dire ai lettori di Odysseo?
Salutandoli tutti, vogliamo richiamare la frase programmatica riportata in apertura del nostro sito e della presentazione della nostra Associazione: “Non negare un beneficio a chi ne ha bisogno se è in tuo potere il farlo… ” (Pr 3,27). È quanto ci auguriamo di realizzare ogni giorno. Ci auguriamo anche di generare la stima che renda possibile l’unione di forze al servizio del bene. Grazie per l’attenzione rivolta al nostro piccolo progetto di servizio.