
Una commedia in vernacolo che mi ha fatto ricredere
Le commedie in vernacolo hanno poche pretese, in genere. In primis si rivolgono alla sola cittadinanza, senza possibilità alcuna di espatrio. Attori locali, spontanei in ruoli classici della tradizione popolare, amici che nella vita fanno ben altro.
Mi devo ricredere. Ho assistito alla prima della commedia “la brascioul” in quel di Andria, scritta e diretta magistralmente da Emanuele Liso. La compagnia teatrale de I Sognatori a recitare, nati e cresciuti nella Parrocchia Gesù Crocifisso.
La commedia si snoda leggera, le risate arrivano, i personaggi sono veraci.
Eppure il palato è malinconico..
Spaccato della famiglia tout court, la trama tocca delicatamente dinamiche e sentimenti quasi al femminile. Le protagoniste vivono con filosofia i propri scorni affettivi e per questo assecondano vezzi e ipocondrie, rapporti umani presi anche quando non sono compresi.
Ne esce una condanna morale senza appello alle soluzioni moderne, ai lasciti facili, alle condivisioni non accettate, agli anziani facilmente relegati. Perchè, nella società dove impera il primo pronome personale, si risolve tutto con una chiusura totale.
La commedia parla di sogni, attraversa la malattia e la morte, incastra i ruoli in un crescendo di pathos dove la quotidianità diviene eccezionalità. Il cibo, la famosa brascioul, vuole cura, preparazione, condivisione. Figuriamoci le persone! La tavola di festa o di lutto è sempre la salvezza della famiglia che si ferma a mangiare e a guardarsi in volto.
La chiusura è allegorica, il nuovo non sempre è così nuovo. La malinconia ha ceduto poi il passo al sogno, alla riflessione.
Quale spettatore non si è chiesto che cosa avrebbe domandato per sè al sedicente mago della lampada?
La vita trionfa. Nessuna presunzione di perfezione, solo rapporti umani degni.
Ho pensato che le mie vicine di casa appena le saluto, che non esistono zanzariere emotive che ci proteggono, che la famiglia ci tocca, che ad aprire il cuore si fa sempre in tempo.
Sono grata allo spettacolo in questione perchè non c’è solo l’Andria vecchia e compiaciuta di sè.
C’è il dialetto che porta alle origini di questa terra così piena di luci ed ombre che tanto potrebbe dare in crescita.
C’è la nostra parrocchia, il nostro Don che coltiva molteplici talenti, che accoglie.
C’è l’impegno e il lavoro di tanta bella gente che si prodiga generosamente.
Grazie alla dedizione di tutti tutti, dove dall’io si passa al Noi cattolici.
E questo Noi è lo spettacolo più coraggioso, la musica più soave, la realtà di fede nella quale cerco un angolo.
Applausi, del cuore!
























