Papa Francesco saluta la folla dalla papamobile con un sombrero mentre arriva alla basilica di Nostra Signora di Guadalupe, a Città del Messico 13 febbraio 2016 (© Presidenciamx/Planet Pix via ZUMA Wire)

Il mio spirito bohémien-chic sorride al francescangesuitismo papale

Nel suo libro “Tra Cesare e Dio”, Corrado Augias ha dedicato l’ultimo capitolo a quella che secondo lui è la rivoluzione di Papa Francesco che cambierà gli italiani.

Augias, dopo aver analizzato le varie posizioni e i vari pareri sul papato di Bergoglio, ha scritto che Papa Francesco ha messo al centro della sua azione la misericordia. Riferendosi al Papa regnante e alla sua predilezione per la misericordia ha inoltre sostenuto che “Fra i messaggi che il Vangelo contiene, ha scelto quello e, proprio perché avrebbe potuto scegliere in modo diverso, la sua decisione acquista un particolare valore diventando, soprattutto per noi italiani, un messaggio che sembra aprire alla speranza”.

Lo scrittore laico ha sintetizzato le varie sensibilità differenti che sono presenti nella Chiesa cattolica. Ha infatti osservato che nel primo anno di pontificato Papa Francesco non ha mancato di suscitare subito varie critiche. Ha ricordato che i cattolici cc.dd. conservatori lo hanno accusato di inseguire il mondo che scappa e di essersi abbandonato – per raggiungerlo – ad una fede meramente sentimentale, e quindi al populismo, ai gesti ad effetto nonché a quelli ad uso e consumo mediatico.

Ma passiamo a un altro big della laicità nella comunicazione scritta di successo. Il dialogo di Papa Francesco con l’assolutamente laico Eugenio Scalfari sui temi della fede e della laicità ha rappresentato un bel passo in avanti sulla via della dedizione comune nella ricerca di un estendibile comun denominatore umanitario, su una via da percorrere per una volta tutti insieme, cattolici clericali e laici armati di una non troppo affilata visione mondana delle cose.

Lo scritto di Eugenio Scalfari del 7 agosto 2013, intitolato “Domande di un non credente al Papa chiamato Francesco”, si conclude con la frase paradigmatica “Lunga vita a Papa Francesco”. Tra Scalfari e Bergoglio c’è stato un vero e proprio ‘dialogo’. Il Papa rispose ad Eugenio e tra le varie cose ha osservato che “Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza”; e ancora ha detto che “La Chiesa, mi creda, nonostante tutte le lentezze, le infedeltà, gli errori e i peccati che può aver commesso e può ancora commettere in coloro che la compongono, non ha altro senso e fine se non quello di vivere e testimoniare Gesù: Lui che è stato mandato dall’Abbà <<a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore>> (Lc 4, 18-19). Con fraterna vicinanza – Francesco”.

I Dialoghi sono stati pubblicati (anno 2013). In essi Scalfari racconta che il Papa gli ha comunicato il suo pensiero secondo cui i più gravi mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi. A tal punto Scalfari ha detto al Papa che si tratta di un problema soprattutto politico ed economico che riguarda gli Stati, i governi, i partiti, le associazioni sindacali.

Papa Francesco gli ha risposto così: “Certo, lei ha ragione, ma riguarda anche la Chiesa, anzi soprattutto la Chiesa perché questa situazione non ferisce solo i corpi ma anche le anime. La Chiesa deve sentirsi responsabile sia delle anime sia dei corpi”.

Il senso di responsabilità sui corpi e non solo sulle anime, responsabilità di cui ha parlato Papa Francesco, non è stato inserito in un moralista discorso sulla sessualità e sull’essere biopsichico di ciascuna e ciascuno. Il Papa non ha espresso giudizi moralistici ma sembra aver aperto una porta alla possibilità di addivenire con morigeratezza a considerazioni basate su una probabile concezione olistica della persona, di cui il Papa “di sinistra” – ma non radicale – sembra neotemporale portatore. Occorre capire l’evoluzione delle aperture di Bergoglio, nel rispetto della tradizione cattolica che il sistema catto-ecclesiale gli “impone”.

I big come Augias e Scalfari si sono lasciati ispirare dalla magnificente e candida semplicità di Bergoglio? Avranno avuto una intelligente e piacevole bergoglite che devono ancora decidere se curare o meno, al di là di ogni vocazione francescangesuita che resta calzabile solo dal primo Francesco Papa, papà del cattolavorismo ecologista nel nuovo millennio.


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Luigi Trisolino, nato l’11 ottobre 1989 in Puglia, è giurista e giornalista, saggista e poeta, vive a Roma dove lavora a tempo indeterminato come specialista legale della Presidenza del Consiglio dei ministri, all’interno del Dipartimento per le riforme istituzionali. È avvocato, dottore di ricerca in “Discipline giuridiche storico-filosofiche, sovranazionali, internazionali e comparate”, più volte cultore di materie giuridiche e politologiche, è scrittore e ha pubblicato articoli, saggi, monografie, romanzistica, poesie. Ha lavorato presso l’ufficio Affari generali, organizzazione e metodo dell’Avvocatura Generale dello Stato, presso la direzione amministrativa del Comune di Firenze, presso università, licei, studi legali, testate giornalistiche e case editrici. Appassionato di politica, difende le libertà e i diritti fondamentali delle persone, nonché il rispetto dei doveri inderogabili, con un attivismo indipendente e diplomatico, ponendo sempre al centro di ogni battaglia o dossier la cura per gli aspetti socioculturali e produttivi dell’esistere.