
di Deaglio Enrico
Per la giornata della memoria non si può non fare riferimento a questo libro, ma soprattutto al meraviglioso protagonista. Una storia vera, simile a un romanzo di avventure: l’incredibile vicenda del commerciante padovano Giorgio Perlasca (1910-1992) che, nell’inverno del 1944, a Budapest, riesce a salvare dallo sterminio migliaia di ebrei, spacciandosi per il console spagnolo.
“Ma quello che fece Perlasca è unico e clamoroso. Non aveva una funzione, ma se la creò. La sua azione non si esaurì in un solo gesto, ma durò mesi e venne portata a termine con grandi doti di organizzazione che produssero risultati”
Pagina dopo pagina, avventura dopo avventura viene delineata la figura di un organizzatore geniale e un magnifico impostore che sforna documenti falsi, realizza e difende otto “case rifugio”, trova cibo, inganna nazisti tedeschi e ungheresi.
Un uomo sempre pronto a mettere da parte il suo sé per donarsi completamente alla salvezza altrui senza aspettarsi alcuna gloria tanto da tenere per sé queste sue imprese custodite in un silenzio durato quasi mezzo secolo e rotto da alcune donne ebree ungheresi salvate da lui all’epoca della guerra quando erano ancora delle ragazzine. Per questo motivo è stato considerato un eroe ed è stato insignito del titolo “giusto tra i giusti”.
Negli anni ’60 il museo dell’Olocausto di Gerusalemme lo Yad Vashem inizia un progetto mondiale per assegnare il titolo di “Giusti fra le Nazioni” ai non ebrei che rischiarono le loro vite per salvare gli ebrei durante la Shoah. Un riconoscimento, quindi, dal valore immenso come lo è ciascuna vita ebrea strappata alla morte.
“Vedevo delle persone che venivano uccise e, semplicemente, non potevo sopportarlo. Ho avuto la possibilità di fare, e ho fatto. Tutti, al mio posto, si sarebbero comportati come me.
Avrebbe forse aggiunto, con la sua lenta cadenza veneta: “Si dice in Italia: l’occasione fa l’uomo ladro, di me ha fatto un altra cosa”. E avrebbe dato la prova che anche nella più impenetrabile nebbia, esiste – perché è propria dell’animo umano una tentazione irriducibile, indicibile, fiabesca alla banalità del bene.”
La banalità del bene che nella sua semplicità ci mostra la grandezza di uomini come Perlasca la cui dedizione “banale” e ovvia al bene appare più che mai profondamente straordinaria.