
Leggere Renzi attraverso Kipling
Quando Joseph Rudyard Kipling ha scritto “Se”, il testo poetico aveva decisamente la meglio su quello elettorale. Era il 1895, infatti, e lo spettro del Referendum del 4 dicembre non era contemplato da alcun letterato italiano. Anzi, a dirla tutta, lo Stivale viveva in una condizione ancora troppo frastagliata e incerta. L’unità d’Italia distava anni luce e la Costituzione, come testo regolamentare di una società civile, era una chimera offuscata da guerre che, di lì a poco, avrebbero cambiato le nostre coscienze. “Se” (“If” nella lingua originale) è, per utilizzare un termine molto vituperato recentemente, un'”accozzaglia” di versi dallo scopo pedagogico ed educativo, un insieme di consigli per comportarsi in maniera degna e meritare, così, di essere definiti davvero uomini. Secondo Kipling, si diventa uomini essendo sempre presenti a se stessi, non perdendo mai fiducia in ciò che si esprime e in ciò che si fa, non contraddicendosi mai davanti alla parola data, mantenendo promesse la cui natura dev’essere immune da qualsiasi tipo di ripensamento.
Andando a spulciare tra i versi del poeta inglese, non possiamo non scorgere riferimenti involontari alla politica propagandistica che Renzi ha messo in piedi negli ultimi sette mesi.
“Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te la perdono, e te ne fanno colpa”. Compito arduo questo per Matteo, soprattutto se a trionfare dovesse essere il fronte del NO. Siamo certi che, in quel caso, gente come Bersani non perderebbe occasione di infangare parte del PD, auspicando, magari, il ritorno ad una ideologia di partito low profile.
“Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone; Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo”. Ora, di sogni Renzi ne ha tanti, di padroni, forse, troppo pochi. Ha sfidato persino vecchie alleanze per sostenere il suo impegno verso il SI, ha minacciato le proprie dimissioni non tenendo conto, però, che il giudizio popolare non può essere attribuito solo ed esclusivamente ad una riforma da lui stesso definita poco comprensibile. Se il pensiero renziano può essere davvero racchiuso nella modifica di 47 articoli, allora lo scopo del Primo Ministro sarebbe dovuto volgere su una comunicazione diversa e non ammiccante.
“Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune e rischiarlo in un unico lancio a testa e croce, e perdere, e ricominciare di nuovo dal principio, senza mai far parola della tua perdita“. La testa, qui, lascia spazio ad una crocetta sul foglio elettorale della legittimità. Probabilmente Renzi ha perso già nel momento in cui ha accettato la carica per la Presidenza del Consiglio. Ha perso perchè non è stato scelto, ha perso perchè sta offrendo troppo tardi una possibilità di scelta. L’ha propinata a Comuni e Regioni, l’ha mostrata agli italiani, scettci di natura e diffidenti per professione.
“Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina e trattare allo stesso modo questi due impostori.” È la migliore sintesi possibile, la seduta psicanalitica più frustrante, la norma di vita più bella. Qualunque sia l’esito del Referendum, ciascuno di noi deve imporre a se stesso un’identica accettazione di vittoria e sconfitta, continuando a lavorare insieme al prossimo per un Paese dalle enormi ombre ma anche dalle infinite possibilità di crescita.
Quanto all’impatto che il voto avrà su Renzi, vogliamo ricordare quello che Agassi scrisse nella sua autobiografia “Open”: “Amavo così profondamente il tennis che, improvvisamente, iniziai ad odiarlo.”
Ecco, l’odio deve travestirsi in sana ambizione e suscitare, in breve tempo, amore verso un futuro sempre più a tinte verdi, bianche e rosse.
Voterò no soprattutto perché, come hanno sostenuto in tanti, la riforma, per quanto attiene al superamento del bicameralismo perfetto ed alla nuova configurazione del Senato, è ermetica, incompleta, pasticciata, oltre che tortuosa ed oscura nel lessico. E’ sufficiente considerare l’art.70: la prima parte contiene riferimenti all’articolo 65, primo comma; alle leggi di cui agli articoli 57, sesto comma; 80, secondo periodo; 114, terzo comma; 116, terzo comma; 117, quinto e nono comma; 119,sesto comma; 120, secondo comma; 122, primo comma; 132, secondo comma.
La seconda parte contiene il riferimento alle leggi che danno attuazione all’articolo 117, quarto comma.Tanti!!Troppi!!
Si aggiungano le seguenti considerazioni: la riforma è stata elaborata dal governo, che esprime le posizioni di una sola parte politica; è stata approvata dai due rami del Parlamento con maggioranze risicate; indirettamente svuota di competenze gli altri organi politici e rafforza il potere dell’esecutivo; ai cittadini viene precluso l’esercizio diretto del voto per quanto riguarda i senatori.
Infine le modalità di approccio e di interlocuzione del premier, ispirate a supponenza e, spesso, ad arroganza, contribuiscono a dividere e spaccare l’opinione pubblica. E’ una strategia finalizzata ad excludendum piuttosto che ad includendum.