Sul palco del Festival Castel dei Mondi, Giorgio Bertolotti con Liglù
Varcata la soglia de Liglù si abbandona la frenesia del mondo reale, per immergersi, dopo la “depressurizzazione”, in un luogo in cui è possibile credere a tutto, senza farsi troppe domande.
Juri, il cosmonauta clown, decolla a bordo della sua stramba navicella con l’aiuto di un’assistente e si dirige verso una dimensione senza vincoli fisici o mentali. Juri va piano, un po’ per l’assenza di gravità e un po’ perché così gli piace, e tra tante risate arriva con uno schianto su un pianeta. Si guarda intorno, ma è solo; allora Juri crea un cagnolino che possa fargli compagnia, ma dopo poco ecco l’animaletto fluttuare nello spazio fuori dalla navicella. Allora anche Juri prende coraggio, si toglie il casco, ed esce a vedere l’universo, fluttuando e danzando, lento e felice, nell’assenza di gravità.
Uno spettacolo che ha regalato un’ora di delicata allegria a grandi e bambini.
Silvia, 11 anni: “Mi è piaciuto tantissimo questo spettacolo perché ho riso. Penso che ci sia voluta tanta immaginazione per crearlo”. “Ho capito che non dobbiamo sempre andare di fretta perché la lentezza è bella”, aggiunge Simona, 8 anni. “A me è piaciuta la parte in cui c’era il cagnolino – dice Sabino – perché a me piacciono gli animali e mi piace coccolarli. Anche a loro piace e lo so perché muovono la coda, come il cane di Juri”. “A me invece è piaciuta la parte in cui ha preso in mano la cacca…”, conclude Giorgio, 9 anni, che ride nascondendo il volto”.
Il progetto nasce tre anni fa da un’idea di Giorgio Bertolotti (Juri), fondatore di una compagnia di circo contemporaneo, senza animali: “Ho sempre fatto spettacoli con il monociclo, fino a quando, dopo un laboratorio, mi sono innamorato di questo personaggio e ho deciso di volerlo sviluppare con gli spazi adeguati. Ho lasciato la compagnia e mi sono diretto a Praga per incontrare il regista Petr Forman. Insieme abbiamo lavorato allo spettacolo e per cinque mesi sono rimasto in Repubblica Ceca con i suoi ragazzi per costruire Liglù, e per mettere a punto video e audio. Un’esperienza nuova da ogni punto di vista, sia per gli elementi costruiti ad hoc, sia per me, alle prime esperienze fuori dall’ambito circense. Con questo spettacolo ho voluto riflettere sulla bellezza della lentezza e sulla malinconia della solitudine, che per me non è qualcosa di negativo. Anzi, direi che quella sensazione mi piace. Ovviamente il tutto è trattato con ironia. Oggi mi sento come un bambino che realizza il suo sogno: solo che invece di giocare con un razzo di cartone, io ho fatto tutto un po’ più in grande”.