Cosa resta dopo la ruggine infame che seppellisce le radici, quand’è l’ultimo canto ad accompagnare l’avventato eroe senza armi?

È un Odisseo stanco e straniero a se stesso quello che ci presenta Francesco Randazzo nel suo poemetto “Itaca deserta ruggine”, classificatosi al secondo posto al concorso Narrapoetando 2020 e pubblicato con Fara Editore.

Il ritorno ad Itaca lo rende più fragile e tutto del passato appare semidistrutto, persino i ricordi. Odisseo diviene l’emblema di chi cerca di recuperare se stesso e la propria identità, di chi sente il cuore stridere così come fa il mare sulla pelle e sul cuore, di chi ha vinto la morte ma ora si trova a combattere con la solitudine.

«Un pescecane ha spezzato i suoi denti sulla mia coscienza, morendo esausto».

Si ripete addentando l’anima questo distico mentre il vento freme tra foglie e sospiri nell’urlo languente di una stanchezza dinanzi ai brandelli di tela di Penelope.

«La speranza è diventata polverosa morte. Nessuno».

Dopo la smania di voler vedere di più e ad ogni costo, tutto si frange come onde rabbiose sugli scogli a ingurgitare ruggine e illusioni.

Quanta rabbia accumulata dinanzi a un mare alleato con la menzogna di una vana esistenza!

Il tempo ha fatto dissolvere persino Penelope: resta la passione, l’attesa, i baci sognati, si spande intorno l’amore gridato dal multiforme ingegnoora impastato di vecchiaia e di morte, d’inerzia e rimorso.

Quanti Odisseo oggi hanno bisogno di aggrapparsi alla memoria per non perdersi?

Perché il segreto è rinnovare il presente e rinnovare la speranza, anche quando gli amori passati si srotolano nella noia infinita del presente: allora riemergono i fremiti e le frenesie dell’insaziabile Calipso, la bianca pelle e l’ingenuo cuore di Nausicaa. Ma la vita non può giustificare ogni particella d’errore e il mondo non è che un grano di polvere, soffiato da un Dio indifferente, che ci ignora.

Su questo s’interroga Odisseo smarrito tra gli oscuri flutti della memoria maledicendo i fantasmi malefici del passato.

Circe,la spada del dubbio, strega bellissimadal sospiro ironico e dalla risata piccola ma aperta…

Cosa resterà di Odisseo al di là di galleggianti parole? La rabbia? La disperazione? La colpa?

Inclina, Domine, aurem tuam,

et exaudi me:

quoniam inops, et pauper sum ego.

È la desolazione dello sguardo e del desiderio nel labirinto dell’inquietudine a far tracimare il frastuono interiore e a far guaire la malinconia di chi, tra strusci di polvere, disegna ideogrammi senza senso.

Un Odisseo più contemporaneo e vicino al lettore si presta ad essere colto nella sua fragilità.

Chi ha creduto di vincere sperimenta il fascino della dimenticanza in un tutto inafferrabile e in un universo inesplicabile.

Odisseo avverte che neppure il corpo gli appartiene, nella sordità della vecchiaia, nella carne stanca, nella scatola cranica svuotata, nel suono dello strazio, nell’onda sonora di un lieve silenzio.

Cosa resta all’anima se non essere cullata dopo l’affanno ansante?

Cosa resta dopo la ruggine infame che seppellisce le radici, quand’è l’ultimo canto ad accompagnare l’avventato eroe senza armi?

Sveglia la notte, bussa, spezza gli addii ed è tempo di un tempo senza tempo in cui cadere sarà come volare sfidando l’abisso della paura.


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Angela Aniello è nata a Bitonto nel 1973, si è laureata in Lettere classiche e dal 1998 insegna nella scuola secondaria di primo grado. Da tempo si dedica alla scrittura come vocazione dell’anima. Ha pubblicato nel 1997 il racconto “Un figlio diverso” edito da Arti Grafiche Savarese e, nel 2005, ha pubblicato anche una raccolta di poesie dal titolo “Piccoli sussurri” edito da Editrice Internazionale Libro Italiano. Ha vinto il concorso nazionale Don Tonino Bello nel 1997 e nel 2004, ha conquistato il secondo premio a un certamen di poesia latina, Premio Catullo ad Acerra (Na) e nel febbraio del 2006 è arrivata il suo quarto premio al concorso di poesia d’amore Arden Borghi Santucci. Quest’anno (precisamente a giugno 2018) ha vinto il terzo premio di poesia e il primo premio per il racconto “Anche la paura puzza” al Concorso “La Battaglia in versi”.