Prima parte
Ogni volta che torno a casa dopo essere stata allo “Stadio degli Ulivi” a tifare la “Fidelis Andria” mia madre attacca la solita cantilena “Ma ti rendi conto? Ma non ti vergogni? Tu che vai allo stadio? In curva poi… Andare allo stadio è una cosa da uomini. Proprio tu che sei dalla parte delle donne, vai là, in mezzo a tutti i maschi, gli ultras poi che sono pure violenti e aggressivi. Il calcio già è uno sport da maschi, la tifoseria poi… Tu devi anche mantenere il ruolo di professionista altrimenti perdi di credibilità”.
La guardo, le sorrido e intanto rifletto su quanti pregiudizi ci siano in queste poche frasi: sui generi, sulle relazioni tra gli stessi, sugli ultras e soprattutto sulla professionalità.
Non ho mai avuto tanta passione per gli sport, soprattutto per il calcio, ma un giorno decisi di andare a guardare una partita “dell’Andria” in Curva Nord, per far piacere al mio compagno che, da ex tifoso, da tempo ci teneva a tornare in curva e a farmi fare questa esperienza, ma anche per curiosità.
Rimasi immediatamente meravigliata da quanto accadde dentro me. Vissi una sensazione di benessere, difficile da descrivere. Sono passati più di due anni. Da allora l’appuntamento è fisso, cerco di organizzarmi in modo da non mancare. Ormai, fa parte di me.
Semplicemente mi piace. È un modo per divertirmi, per conoscere persone, per intrattenere relazioni. È un modo per dedicare un p0’ del mio tempo alla leggerezza, quella che è difficile trovare nella vita quotidiana, visto il lavoro che svolgo.
Nel frattempo osservo, studio, rifletto.
Imparo che generalizzare non fa bene, che gli ultras sono anche gente normale, bella gente, brava gente; che tifare per la squadra della propria città aiuta a sentirsi più cittadini della stessa, a vivere le cose belle della stessa. E Andria, che se ne dica, ne ha di caratteristiche positive!
Guardo la partita, esulto quando c’è da esultare e soffro quando c’è da soffrire, canto, batto le mani.
Ci sono alcune canzoni che non condivido, ma in quei momenti semplicemente non canto.
Mi chiedo “Perché per un uomo è normale fare tutto questo e per una donna no?” Quanti conoscenti (amici, parenti, colleghi) sono rimasti sorpresi quando hanno visto-saputo che sono “ultras”.
In effetti non è che ci siano così tante donne in curva, ma per me non è un problema. Anzi, a me piace la compagnia maschile. Perché dovrebbe essere un problema?
Mi sono chiesta più volte come mai e tutte le volte sono arrivata a concludere che anche qui la cultura ha fatto la propria parte. Le parole di mia madre lo confermano. In fondo credo che il suo modo di vedere il mondo mi abbia portato a non interessarmi mai al calcio e alla tifoseria. E lo confermano anche le parole di amiche, colleghe, parenti, conoscenti che in questi anni ho invitato allo stadio. Quante mi hanno riferito che anche a loro sarebbe piaciuto, ma non lo hanno mai fatto per paura di essere giudicate?
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