Ci siamo conosciuti
nel vespro di un inverno,
tempo di guance rosse
o volti coperti da sciarpe
troppo grandi, su gradini
sorvegliati da leoni sopiti.
Tu eri il gioco a freccette
di un bersaglio di cenere;
la scusa per comprare
sigarette non fumate;
il ritorno troncato a metà
conversazione.
Io ero la neve che ti ha costretta
a un inverno di attese,
alla pigra reticenza
delle timide gemme.
Eravamo gioco a rincorrersi.
Come sale, ho disciolto
con tempismo la mia brina.
Come sole, hai dischiuso
con pazienza le nostre corolle.
All’alba della quinta primavera
tu sei tutto ciò che io vorrei
scrivere con parole sconosciute.
Ci amiamo, dal crepuscolo
del nostro primo inverno.