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Una questione di link…

Era il 1960 quando il Ministero della Difesa degli Usa avviò le ricerche per mettere a punto un sistema di comunicazione che riducesse i confini: Internet. Da allora, tanti ricercatori di tanti paesi del mondo hanno investito le proprie energie, il proprio tempo e denaro per perfezionare l’idea di fondo, ed è grazie a loro che nel 1991 è nato il World Wide Web (letteralmente rete di grandezza mondiale), un spazio elettronico e digitale in cui caricare, cercare, condividere, fruire, navigare tra un grande insieme di contenuti, collegati tra loro attraverso link.

Il World Wide Web, e più genericamente l’Internet, hanno rivoluzionato il modo di vivere, pensare, agire del mondo. Anzi, dei mondi: da quello tecnologico a quello psicologico, da quello telematico a quello medico.

Ma che cosa è Internet? Di definizioni se ne trovano tante, ma quella più emblematica è la seguente: Internet è una RETE di RETI, un sistema di legami che collega tra loro altri sistemi di legami.

Immaginiamo quindi di avere davanti una rete (una rete vera, di quelle che usano i pescatori) e di fissare quel groviglio di fili per qualche secondo: quanto più la rete è fitta e intricata, tanto più i nostri occhi fanno fatica a percepirne i confini e a distinguerne i singoli fili.

Esattamente questo è, oggi, Internet: una rete di legami (di qualsiasi genere) così grande, articolata e complessa da essere difficile da definire e percepire in termini dimensionali.

Lo spazio e il tempo vengono annullati: proprio in questo momento, queste parole possono essere lette e condivise da una persona che vive dall’altra parte del mondo, che (potenzialmente) potrebbe rispondere o commentare in tempo reale.

E che dire delle videochiamate? E delle dirette? E delle storie? E dei motori di ricerca?

Internet offre davvero infinite possibilità!

Pensiamo a come è cambiato il mondo del lavoro da quando i curricula possono essere spediti via mail, i colloqui possono avvenire via Skype, i lavori possono essere svolti da casa accedendo a una piattaforma.

Pensiamo a come è cambiato il mondo della medicina da quando studi e ricerche possono essere effettuati e monitorati contemporaneamente da centri, ospedali, università di più parti del mondo.

Pensiamo a come è cambiato il modo di relazionarsi con le persone: followers e amici, foto e video, like, cuori, commenti, retweet, repost… tutti nella vita di tutti, in ogni momento, in ogni luogo.

Pazzesco, no?

Eppure, come dice una canzone “siamo tanto presenti quanto distanti”. Una frase che, estrapolata dal contesto musicale in cui si inserisce, sintetizza perfettamente il paradosso relazionale della rete: la distanza fisica e temporale si azzera, ma quella emotiva cresce esponenzialmente.

Possiamo essere dove vogliamo in qualsiasi momento, girare il mondo con un clic, raccontare a tutti quello che stiamo facendo, dove siamo, cosa stiamo leggendo o ascoltando. Ma che ne è degli sguardi, dei sorrisi, delle guance rosse, della voce tremante? Che ne è del contatto? Che ne è dell’empatia?

Paradossalmente, i mezzi che dovrebbero permetterci di abbattere i confini e superare i limiti, creano barriere nuove e sempre più difficili da sormontare.

Oggi ci si racconta con le Instagram stories che scompaiono dopo 24 ore, come se la nostra vita fosse un susseguirsi di eventi di cui non bisogna portare memoria.
Ci si conosce attraverso le foto dei social, le canzoni postate, i link condivisi e si costruisce la propria identità, la propria autostima sulla base dei like ricevuti.
Oggi ci si incontra per strada e non ci si saluta, ma guai a dimenticare di farsi gli auguri su Facebook!
È come se fossimo diventati un esercito di stalker, sempre pronti ad osservare le mosse degli altri, non (solo) per perseguitarli, piuttosto per pompare il nostro ego sempre più malato.

Appartengo a una generazione che ha memoria solo degli squilli e degli sms, ma ho sentito spesso i miei genitori, i miei zii, i miei nonni parlare di cose strane e romantiche come le lettere, gli appuntamenti, le telefonate a casa, le cartoline.
Mi immagino come sarebbero le mie relazioni oggi se invece dei monologhi su Facebook avessi scritto lettere, se invece degli sms avessi ricevuto la telefonata imbarazzata di un ragazzo, se invece delle foto su Instagram avessi spedito cartoline, se invece delle videochiamate fossi partita per dire un semplice “ti voglio bene”.

No, non sto dicendo che Internet ci ha rovinati. Credo nella tecnologia, credo nella scienza. Credo che oggi davvero abbiamo un sacco di nuove possibilità.
Ma credo anche nel potere degli abbracci, nella verità del corpo, nell’energia che si scatena in un contatto.

Credo nella possibilità di creare legami veri, autentici e forti che trovano nella tecnologia un vantaggio e non un limite.

Internet non è solo una rete di reti, ma anche una rete nella rete, quella rete fitta e complessa che è la storia, fatta di infiniti fili che si moltiplicano e di cui siamo totalmente parte.

Insomma, è tutto lì, nel contatto. Imprescindibile.

È tutta una questione di… link!