…umile e generosa pianticella delle nostre campagne

Piccole, vezzose, riservate, le calendule dei campi. Rotondo, il faccino, adornato da una civettuola corona ligulata di un bel giallo arancio. Il sinuoso corpo, intervallato da foglioline ricoperte da una tenue peluria, ancheggia, quando uno dei petali della rosa dei venti le corteggia garbatamente e provano sdegno se raffiche di stalking minacciano di sradicarle.

La calendula, considerata nel Medioevo sposa del sole”, si lascia sedurre dai baci ardenti dei suoi raggi, ma si accontenta anche del gioco altalenante di luci ed ombre suggerito dalle seducenti movenze delle lanceolate foglioline verde argenteo di ulivi e di rosseggianti pampini.

Predilige vivere stabilmente nelle zone subtropicali, ma l’insaziabile curiosità e la spasmodica voglia di viaggiare la porta a visitare pianure e colline anche di temperate terre remote. Non si lascia, però, ammaliare dai freddi inclementi dei monti, che altre essenze erbacee provvedono a colonizzare lungo i pendii più scoscesi.

Le calendule vivono in armonia, in un rapporto di mutuo rispetto. Inoltre, stabiliscono relazioni di buon vicinato con la rucola, il songo, la cicoria, l’aglio selvatico, la nepitella, il cardo, il chenopodio, il finocchio selvatico, la malva e l’amaranto. Si mostrano accoglienti anche verso le essenze migranti alle quali non viene sottratta aria, acqua, luce e suolo. Rientra, infatti, nel loro civile costume, il principio dell’inclusione e del rispetto della diversità biologica, non imperante tra gli umani, affermatosi già nell’era in cui api, vespe, bombi, mosche, farfalle ed altri insetti impollinatori apparvero sulla Terra.

Dalle prime luci dell’alba spalancano le ligule e inseguono per tutto il suo percorso il sole, che le ricompensa per la devozione elargendo energia. Quando, però, le nuvole realizzano nel cielo le più sfilacciate figure, socchiudono momentaneamente le gialle imposte. Al crepuscolo si rinserrano in casa, blindandosi con i delicati battenti e sognano il ritorno del loro amato astro.

Non diventano mai oggetto di conversazione sui social, nei talk show, né intendono precipitare nella smania esibizionista di apparire, scattando selfie o facendo incetta di condivisioni e like. Di loro si prendono cura, le multinazionali della chimica, ed i contadini irresponsabili, benedicendole con libagioni di glifosate. Ne fanno strage, con la complicità omertosa di distratti cittadini/sudditi e negligenti autorità, e nessun tribunale di Norimberga interviene.

Sono umili, loro, come Pino, Assuntina, Lello, Antonio, Pina, Pasquale, Isa, Saverio, Martina, Maria, Roberto, Sabina. Che operano generosamente in silenzio, rifuggendo dagli applausi.  Offrono asilo a formiche, lucertole e lombrichi, donano polline alle api, ascoltano sconsolate il cinguettio dei pochi volatili che solcano il cielo, ammirano le cavolaie, producono ossigeno e tappezzano di bellezza, il suolo da cui traggono sostentamento.

Di loro si interessò nel Medioevo nel XII secolo, la santa Ildegarda di Bingen, singolare figura poliedrica. Oltre che mistica era compositrice, scrittrice, poetessa, linguista, cosmologa, naturalista scienziata. La santa benedettina era fermamente convinta che una buona alimentazione vegetariana tutela e fortifica la salute.

Conosceva il potere curativo delle erbe e sosteneva che la calendula aiuta a contrastare l’invecchiamento del sistema cardio-circolatorio, fluidifica le articolazioni e l’apparato respiratorio. Diverse sue riflessioni, sottoposte alla verifica del metodo della scienza moderna, hanno trovato conferma.

Oggi sugli scaffali di farmacie occhieggiano molti prodotti ricavati dai fiori della calendula, che possiedono capacità antinfiammatorie ed astringenti. L’olio essenziale svolge attività antimicrobica ed antifungina in particolare nei confronti di batteri come lo Staphylococcus aureus e lo Streprococcus B-emolitico. Per questo, durante la prima guerra mondiale, in assenza di antibiotici, i feriti chiedevano aiuto alla calendula.

Gli estratti vegetali della calendula vengono impiegati per la cura ed il benessere della pelle, migliorando l’idratazione e stimolandone la cicatrizzazione. Sembra che siano responsabili della formazione di nuove cellule, favorendo la circolazione sanguigna ed il tono dell’epidermide. Ne erano consapevoli anche gli Egizi, convinti che facessero ringiovanire.

Le creme di calendula curano le scottature solari, eritemi, acne, dermatiti e labbra screpolate. L’olio a base di calendula è un efficace dopobarba.

Personalmente, sei molto grato all’olio di calendula. Tanti anni addietro ti dissanguasti con un primario ospedaliero per la cura di un orecchio a tuo figlio, ma non ottenesti nessun risultato tangibile. Fu sufficiente instillargli alcune gocce di calendula, e l’infezione si dileguò.

Sovente, ti rechi nei terreni incolti, meno contaminati che altrove, e fai grande incetta di capolini. Così a costo e chilometro zero, ti procuri tisane depurative o calmanti.  Oppure, ne fai delle frittate che non hanno nulla da invidiare a quelle ottenute con i fiori di zucca. Quando, poi, prepari un risotto, le tue papille ne rimangono compiaciute.

Laboriosa, la raccolta, ma …i tuoi polmoni sono grati per l’ossigenazione, le orecchie per il silenzio, le narici si beano dei profumi della campagna, gli occhi assaporano leggiadria della natura e i muscoli si tonificano.


FontePhoto credits: Domenico Dalba
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.