Ogni cosa serve per ricordarti

È l’ultimo viaggio, devi scendere dalla tua barca, lasciare ogni cosa. Non dovrai più schivare il Boma che tiene la Randa e Cazzare le Cime per governare il vento.

Accenditi l’ultima sigaretta, scendi nel Pozzetto e controlla che ogni cosa sia in ordine. Sul pontile che ti riporta alla banchina saluta tutti con il solito sorriso e ironia.

Nessuno sa ancora niente. Stamattina passeggiando per prendere dei dolci, è il tuo onomastico San Emanuele, vedrai per l’ultima volta le tue scarpe da ginnastica, hai male ai piedi, controllerai al cellulare se qualcuno ha chiamato per farti gli auguri.

Percorri quella stradina, fallo piano, sono gli ultimi passi. È quasi in fondo alla strada, manca poco. Avvicinati al muro, stai per cadere, magari entra in un portone e aspetta lì qualche minuto. Arriverà in fretta e se anche non possiamo tenerti le mani, sussurrarti che “ti vogliamo bene” è solo colpa della vita che non aspetta il giusto. Non so dove si vada, non so chi si può portare ma tu porta tutti noi. È un po’ come andare in barca. Capitano della terra, del mare, del cielo, degli occhi della zia Nice e dei tuoi figli, dei tuoi nipoti e dei tuoi fratelli e sorelle.

Naviga per noi insieme a chi prima di te si è avviato. Quel pò di buio è passato, è necessario per varcare la soglia. Quello che vedi ora te lo sei meritato.

Per favore abbraccia mio padre.

Tu eri la stella dei venti, i giorni di festa in famiglia a bere vino e mangiare, eri le carezze e i fiori ai nipoti. Non offuscheremo le stelle, non butteremo via la luna, non tireremo giù il sole, non svuoteremo il mare in cui veleggiavi. Ogni cosa serve per ricordarti.

Non intristirti, perché noi “vivi” qui, noi sopravvissuti, siamo solo una cima tesa tra il tutto e il nulla, tra gli angeli e i demoni, tra la miseria e la grandezza. Tu invece sei ovunque. Eterno come l’amore.