“Spes contra spem”: dopo la Puglia, la carovana si muoverà in Calabria

L’estate 2020 è caratterizzata da tante speranzeper una reale e condivisa ripresa economica e per un’adeguata ripartenza delle didattiche scolastiche italiane, tra focolai di Covid-19, polemiche varie, critiche anti-emergenziali, nuovi scontri tra i quotidiani rilievi delle fatiche scientifiche e i retrogradi, faciloni, neoassolutistici negazionismi di turno. La speranzaappare così una tra le più urgenti virtù umane. Per non fermarsi ad una tiepida immanenza dei tempi pandemici, possiamo continuare a scorgere profili di speranzaanche dentro ed oltre il sistema della giustizia attraverso lo stimolo evolutivo dello Stato di diritto, umano.

La speranzain un nuovo umanesimo sociogiuridico che non abbia bisogno di reprimere a mo’ di vendetta chi sbaglia, piegando il sistema giustizia ad un panpenalismo e ad un panpenitenziarismo anti-socializzativo, nell’estate 2020 è stata ancora una volta incarnata dall’impegno di sensibilizzazione dell’associazione nonché ONG “Nessuno tocchi Caino – Hands off Cain – spescontra spem”, le cui attività si fanno racconto, condivisione, esperienza in viaggio. Dal 4 all’11 settembre la Puglia ha accolto una serie di presentazioni del volume “Il viaggio della speranza” per testimoniare in modo dinamico nei territori il frutto dei lavori dell’VIII Congresso della ONG, che si è tenuto nel carcere di Opera a Milano nel dicembre del 2019. “Nessuno tocchi Caino” è da sempre attiva nelle battaglie nonviolente contro la pena di morte nel mondo.

Venerdì 4 settembre a Manfredonia, sabato 5 a Taranto, lunedì 7 a Bari, di nuovo a Taranto martedì 8, mercoledì 9 a Taviano, giovedì 10 a Brindisi e a Lequile, si è discusso di umanità della pena e individualizzazione dei percorsi all’interno delle carceri, e non solo, per una giustizia che non scada mai in vendetta di massa.

Il 10 settembre ho preso parte all’evento presso la Camera di commercio di Brindisi, dove si è sviluppato un interessante dibattito con gli interventi della avv. Paola Giargia, di Antonio D’Amore (presidente della Camera di commercio brindisina), dell’avv. Fabio Di Bello (già presidente della Camera penale brindisina), della avv. Ernestina Sicilia, dell’avv. Antonio Morleo Tondo (già tesoriere della Camera penale brindisina), di Sergio D’Elia, Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti, Mino Presta (esponenti, rispettivamente segretario, presidente, tesoriera e iscritto di “Nessuno tocchi Caino”), e del mio personale intervento non solo come scrittore attivista politico ma anche come avvocato che per sensibilità garantista ha scelto di lavorare nel settore della ricerca accademica a Roma, sui temi dell’evoluzione della giustizia politica, dei reati ministeriali e del principio di naturalità del giudice.

Gli interventi degli ex deputati Sergio D’Elia e Rita Bernardini sono entrati nel vivo dell’anima radicale pannelliana dei diritti dei detenuti nello Stato di diritto, riuscendo a comunicare vividamente il motivo e il senso dell’impegno di “Nessuno tocchi Caino” e della dicitura “spes contra spem”.

Rita Bernardini ha ricordato quanto segue: “Ci sono persone che in carcere sono gravemente malate, prostrate, eppure continuano a rimanere in carcere perché lo scopo di chi rappresenta lo Stato – che in realtà non rappresenta i suoi princìpi – è quello che tu dovrai morire dentro il carcere. Abbiamo avuto il caso di una persona che sull’onda dell’emergenza Covid è stata scarcerata e poi è stata rimessa in carcere ed è morta dopo pochi giorni … Allora com’era? Le pene non possono essere contrarie al senso di umanità. I cattivi sono destinati ad essere cattivi per sempre, anzi si opera perché diventino sempre più cattivi … Se pensiamo a quanti erano gli omicidi cento-duecento anni fa e a quanti sono oggi, c’è stata una evoluzione per cui diminuiscono drasticamente. Ma quanti erano negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta e quanti sono oggi … c’è stata una evoluzione”. La ex deputata ed esponente del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito ha poi sostenuto che “nei millenni era concepita come mezzo di pressione la tortura, adesso la tortura segna il discrimine tra uno Stato democratico e uno Stato anti democratico”. Ha ricordato la questione drammatica della pena di morte e ha detto che “adesso grazie all’opera di ‘Nessuno tocchi Caino’ sono state approvate all’ONU delle risoluzioni che ne hanno stabilito la moratoria, e aumentano sempre di più i Paesi che aboliscono o hanno la moratoria delle esecuzioni capitali”. Conseguentemente Rita ha concluso sottolineando il paradosso per cui “avendo uno sguardo più ampio si direbbe che non stiamo proprio male, ma vivendo la quotidianità non è così”.

Sergio D’Elia ha fatto un intervento ricordando la storia del Partito radicale per trarne una riflessione di sintesi, anche metodologica. Ha sostenuto che “senza il vissuto delle persone, diciamo vittime di qualcosa che non va, non c’è nessuna battaglia che abbia possibilità di riuscita”, e che “non avremmo vinto la battaglia contro la pena di morte per la moratoria universale sulle esecuzioni se non avessimo fatto parlare i condannati a morte”.

Stimolato dall’importanza della tematica dei diritti indegradabili dell’essere umano in qualsiasi contesto si trovi a vivere, sono intervenuto di cuore nel dibattito invitando a meditare sugli apriorismi e sugli automatismi che penetrano nei poteri pubblici attraverso i circuiti d’indifferenza della cultura dominante, in danno dei privati di volta in volta malcapitati. Durante il mio intervento ho quindi condiviso le mie meditazioni sugli automatismi che in questa società abbiamo nel settore penalistico, ad esempio con le richieste di convalida d’arresto che talvolta vengono emesse deplano, e i trattamenti che qualunquizzano l’io psicologico del detenuto medio, con una sorta di spirale carcerogena del sistema carcerario medesimo. Ho poi continuato specificando che anche nel settore civilistico di protezione e promozione della persona abbiamo degli apriorismi con la persistenza nell’ordinamento giuridico degli istituti dell’interdizione e dell’inabilitazione che costituiscono una morte civile di fatto della persona, come ci ricorda il prof. emerito di diritto civile dell’Università di Trieste Paolo Cendon nei suoi interventi su “Persona e Danno”, con cui collaboro dal 2014. E ciò pur a fronte di evoluzioni che ormai da tempo si sono registrate nell’ordinamento con l’istituzione della amministrazione di sostegno.

L’evento con il relativo dibattito, durante il quale si è creata una sinergia tra tutti i diversi e interessanti interventi, è stato diffuso su Radio Radicale. Dopo la Puglia “Nessuno tocchi Caino – spes contra spem” ha proseguito il suo viaggio della speranza in Calabria.


Articolo precedenteTenet. Una recensione
Articolo successivoStartup: un’idea non basta…
Luigi Trisolino, nato l’11 ottobre 1989 in Puglia, è giurista e giornalista, saggista e poeta, vive a Roma dove lavora a tempo indeterminato come specialista legale della Presidenza del Consiglio dei ministri, all’interno del Dipartimento per le riforme istituzionali. È avvocato, dottore di ricerca in “Discipline giuridiche storico-filosofiche, sovranazionali, internazionali e comparate”, più volte cultore di materie giuridiche e politologiche, è scrittore e ha pubblicato articoli, saggi, monografie, romanzistica, poesie. Ha lavorato presso l’ufficio Affari generali, organizzazione e metodo dell’Avvocatura Generale dello Stato, presso la direzione amministrativa del Comune di Firenze, presso università, licei, studi legali, testate giornalistiche e case editrici. Appassionato di politica, difende le libertà e i diritti fondamentali delle persone, nonché il rispetto dei doveri inderogabili, con un attivismo indipendente e diplomatico, ponendo sempre al centro di ogni battaglia o dossier la cura per gli aspetti socioculturali e produttivi dell’esistere.