Il musical “Fra Giuseppe Di Donna” (30 e 31 ottobre e 1 novembre, presso l’omonimo Auditorium a lui intitolato) nasce da un’idea della Pastorale Giovanile che, con la Diocesi di Andria e l’Ordine della Santissima Trinità (Padri Trinitari di Andria), racconta la vita del Venerabile vescovo Mons. Giuseppe Di Donna. Abbiamo chiesto al regista, autore ed interprete Giuseppe Bonizio di parlarcene.

Ciao, Giuseppe. Qual è la difficoltà maggiore che hai incontrato interpretando Mons. Di Donna?

Più che parlare di difficoltà, in questo caso, preferirei parlare di responsabilità dell’interpretare mons. Di Donna, e non una sola. Cerco di spiegarmi. Prima di tutto parto con il dire che sono devoto di mons. Giuseppe Di Donna, vale a dire che mi affido sempre alla sua intercessione per qualsiasi cosa e questo mi carica di responsabilità perché devo interpretare il ruolo di una persona a cui mi affido nella fede e di cui ho grande ammirazione umanamente parlando. In secondo luogo penso al fatto che seduti nel pubblico ci sono (e lo so per certo) molti di coloro i quali lo hanno conosciuto, hanno di lui memoria o sono i cosiddetti “testimoni indiretti” (figli di chi lo ha conosciuto), senza tralasciare che tra il pubblico ci sarà la sua famiglia e questo mi carica di una responsabilità altissima. L’aver studiato per ben dieci anni la sua figura, il contesto, i suoi scritti, la Positio, mi da oggi sicuramente una maggiore serenità circa l’interpretazione del personaggio in sé, ma è sempre e comunque un grande onere: è un pezzo della storia della nostra città.

Perché la musica racconterebbe meglio la vita del Venerabile Vescovo?

Vista la domanda partirei da un presupposto: per me la musica è tutto ciò che serve per dire qualcosa; può essere fatto solo di note e allora è come il linguaggio non verbale; può essere accompagnata dalle parole e allora rende ancora più chiaro ciò che la melodia voleva dire. In questo caso noi, con il musical, non giochiamo solo con la musica, ma anche con la recitazione e il ballo: gli strumenti sono plurimi e tutti utili a raccontare al meglio una storia usando un linguaggio che a mio parere resta indubbiamente uno dei migliori per parlare a tutti, che siano di età diverse, cultura oppure anche di un credo diverso, nel nostro caso specifico. Certo è che senza la musica non avremmo potuto parlare di musical e, quindi, più di tutti gli altri linguaggi usati all’interno del lavoro, resta fondamentale.

Che messaggio ereditano i giovani d’oggi dalla figura di Di Donna?

Credo che Giuseppe Di Donna possa essere un esempio chiaro di prossimità. Basta leggere i Fioretti per accorgersi di quanto bene egli abbia fatto a tutti, soprattutto ai più poveri in un periodo molto difficile per la nostra storia e per la storia della nostra città in particolare, privandosi letteralmente di tutto (denaro, vestiti, scarpe, tovaglie dell’altare) per darlo ai poveri: una risposta concreta di un “uomo di Chiesa” che risponde ad una delle più grandi provocazioni dei giovani oggi ma che apre anche ad un altro grande tema ormai dimenticato da tutti (giovani e adulti) quello del sacrificio. Fra’ Giuseppe Di Donna (quindi per un credente), invece, credo lasci in eredità la sua estrema fiducia in Dio e l’importanza della preghiera, non come una litania monotona, ma come rapporto sincero con il Signore, con cui instaurare un rapporto vero e continuativo per essere pronti sempre a vivere nel mondo.

A chi è dedicato lo spettacolo?

Se aprite il copione del musical, dopo la copertina trovate scritto: “A Tommaso e Antonello senza i quali questo musical non sarebbe stato. Grazie amici”. Ed è vero. Tutte le parole scritte, le idee musicali, le melodie canticchiate non sarebbero state la storia che oggi potete ascoltare senza Tommaso Matera e Antonio Del Mastro autori di questo musical quanto me. Pensando però all’oggi, ad un cammino che parte dal 2019 e che ci ha visti fermi a causa del covid molte volte, mi sento di dedicare con estrema gratitudine questo spettacolo ai giovani (e meno giovani) che vedrete calcare quelle tavole: nessuno di loro ha mai mollato ed è lì per raccontarvi una storia; e con ciascuno di loro sarebbe da dedicare alle loro famiglie, quelle dei piccoli come quelle dei grandi, a mogli, mariti, figli e figlie, mamme e papà, che come la mia famiglia, con pazienza hanno vissuto questi mesi di preparazione che finalmente oggi trova un suo primo punto di arrivo. Grazie davvero di cuore a tutti e a ciascuno e a chi in questo progetto ci ha sempre creduto e lo ha dimostrato costantemente e concretamente.

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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.