“I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”.

(Giacomo Leopardi)

 

L’estate deve essere il tempo del riposo, il tempo in cui ci si ferma per dedicarsi alle relazioni, il tempo che ci permette di uscire dalla routine invernale e dedicarci ai nostri hobby e piaceri, anche se per alcuni il tutto deve avvenire in una fugace settimana.

L’estate, però, deve anche essere il tempo della riflessione, della “solitudine sonora” per fare il punto sulla nostra esistenza, magari proprio in riva al mare.

Le parole di Leopardi ci propongono una riflessione tesa a smuovere le nostre coscienze prima che sia troppo tardi.

Come ci hanno insegnato a scuola, lo Zibaldone è la raccolta dei pensieri del poeta Giacomo Leopardi, lo specchio della sua anima, dei suoi tormenti, delle sue insofferenze ed ostilità. Tra le tante riflessioni presenti in questo capolavoro leopardiano,  proponiamo un pensiero molto semplice, ma abbastanza serio, che sembra risuonare nell’aria ancora oggi e soprattutto oggi.

Leopardi, pur affermando sempre in questa raccolta che “il Tutto è Nulla”, cerca di fare una distinzione.  Tutti abbiamo provato talvolta a osservare un bambino che gioca o che si fissa su un particolare minimo della natura: la realtà più semplice si trasfigura ai suoi occhi in un microcosmo in cui egli è ospite e signore, immerso nel suo desiderio di scoprire e sviscerare. Egli trova veramente il tutto in un nulla. Proprio al contrario della superficialità degli adulti che passa in mezzo a un mondo di meraviglie, a presenze luminose, con l’indifferenza di un mercante che calcola solo costi e ricavi, rischi e vantaggi. Ed ecco che il tutto diviene nulla; quasi quasi il tutto, col suo mistero immenso, sembra a molti solo un campo di esercitazioni per filosofi o predicatori.

Come si è già visto, a proposito della riflessione dedicata allo stupore e alla meraviglia, l’uomo contemporaneo non si stupisce più, non ringrazia più per quello che ha, perché deve pensare ad ottenere ciò che non ha.

Allora, la figura dei bambini viene incontro all’uomo contemporaneo e lo invita a lodare per le meraviglie che sono sulla terra e che lo circondano: la natura, le persone care, il cibo, la vita, l’amicizia, l’amore, l’uomo e via discorrendo.

Churchill al crepuscolo della sua vita, con il suo delizioso humour britannico, diceva: “Chiederò a Dio di lasciarmi dipingere in cielo per i primi diecimila anni, perché possa ancora gioire delle cose della terra che ho tanto amato”.

Come il bambino anche l’uomo dinanzi a qualcosa di piccolo, quasi un niente, deve riscoprire che lì c’è il tutto e deve gioire.

L’estate deve, dunque, essere anche il tempo della gratitudine.

E, visto che abbiamo parlato di fanciulli, lasciamo l’ultima battuta a  Gianni Rodari:

Conosco un bambino così povero

che non ha mai veduto il mare:

a Ferragosto lo vado a prendere,

in treno a Ostia lo voglio portare.

Ecco, guarda – gli dirò –

questo è il mare, pigliane un po’! –

Col suo secchiello, fra tanta gente,

potrà rubarne poco o niente:

ma con gli occhi che sbarrerà

il mare intero si prenderà.


Articolo precedenteApprovata la “Buona Scuola”…
Articolo successivoAl di là del male. Don Salvatore Mellone
Nicola Montereale è nato a Trani (BA) il 1 Febbraio 1994 ed è residente ad Andria. Nel 2013 ha conseguito la maturità classica presso Liceo Classico “Carlo Troia” di Andria e nel 2018 il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto Teologico “Regina Apuliae” di Molfetta. Attualmente è cultore della materia teologica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano) e docente IRC presso il Liceo Scientifico e Classico “A.F. Formiggini” di Sassuolo (Mo). Ha scritto diversi articoli e contributi, tra questi la sua pubblicazione: Divinità nella storia, Dio nella vita. Attraversiamo insieme il deserto…là dove la parola muore, Vertigo Edizioni, Roma 2014. Inoltre, è autore di un saggio di ricerca, pubblicato nel 2013 e intitolato “Divinità nella Storia, Dio nella Vita”.