
a Laura, postina a Parma
Che ne sa il granducato di Parma
del tuo accento di barese tosta,
che ne sanno i pervicaci ciclisti del campo di fave
di tuo padre ferroviere, che ne sanno dei carciofi
acquattati dentro un mite novembre,
che ne sanno i teatri e le piazze delle perfidie,
degli sguardi biechi di Montrone e Canneto,
e le finestre ariose, i tetti rossi
sospettano la grazia agreste di un filare di vigna ?
Il tuo sorriso è una bandiera. Vedrai,
un giorno ti regalano una mucca, un campo
di girasoli, un ciliegeto, per il tuo giubbotto giallo,
per le raccomandate, per il tuo sguardo di bambina
buona, per la tua voce di postina saggia, vedrai.
Un giorno torni a casa col trattore, con la falciatrice,
torni a casa con l’ape, il motocarro, vestita
del tuo sorriso, del bianco polveroso della Panda,
con la borsa vuota e la fatica della posta consegnata.
Vedrai, Laura, un giorno lo sguardo di Parma si riempirà di gratitudine.
Tu, Laura, sei una compagna con gli occhi umidi e le poesie
sul comodino, i romanzi della Feltrinelli,
sei una compagna con la sciarpa e la voce buona.
Che ne sa il granducato del tuo sorriso, eppure tutto
ne risplende.