«Per Carla, per Giulia, per Vincenza. Per tutte!» (La piazza)

Ci siamo trovati in piazza.

Ad Andria, la città di Vincenza Angrisano.

Per Vincenza, per Giulia. Per tutte le altre. Per i loro figli rimasti orfani o per le loro mamme, i loro papà, i loro fratelli e sorelle. Per chiunque le pianga.

Ci siamo ritrovati lì.

In tanti, tantissimi, anche se in meno di quanto io mi aspettassi.

Prima una folla silenziosa e impietrita: dal freddo che ci martellava le tempie, ma ancor più dal ghiaccio che avevamo dentro.

Poi qualcuno ha incominciato a battere le mani. In tanti, tantissimi. Ma io non ce l’ho fatta a battere le mani.

Poi di nuovo il silenzio.

Poi ancora battiti di mani e fischietti.

Io non avevo un fischietto e, se lo avessi avuto, non sarei riuscito a soffiarci dentro.

Poi le ambulanze hanno acceso le loro sirene.

E io ho pensato che troppo tardi sono arrivate per Vincenza. In tempo solo per accertarne la morte.

E così sono rimasto ancora lì, fermo e in silenzio, le mani in tasca.

Poi qualcun altro ha incominciato a scuotere in alto il proprio mazzo di chiavi.

In tanti, tantissimi, lo hanno imitato.

Io avevo le chiavi in tasca, ma non ce l’ho fatta a scuoterle. Sono rimaste lì. In fondo alla tasca, come le mie mani.

Nel frattempo leggevo i nomi di Giuseppina, Alina, Cristina, Giulia, Piera, Carla, Cosima, Monica, Berta, Manuela…

Sono 109 dall’inizio del 2023, di cui 90 uccise in ambito familiare o affettivo. Non hanno chiamato il 1522 o nessun altro numero d’emergenza. E se l’hanno chiamato, non è bastato.

Ho letto: «Vincenza, sarai sempre nei nostri cuori».

Ho letto: «Troppe vite strappate per colpa degli uomini».

Ho lette: «Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima».

Ho letto:  «L’amore non si chiama violenza».

Ho letto: «Il vero amore ti rende libero».

Ho letto: «Per Carla, per Giulia, per Vincenza. Per tutte! Faremo rumore per voi!!».

Ma io non ce la facevo a fare rumore. Pur ammirando profondamente chi ci riusciva.

Poi qualcuno ha acceso la torcia del cellulare. Dopo di lui, l’hanno accesa in tanti, tantissimi.

L’ho accesa anche io.

Perché proprio non riesco a fare a meno di credere in una luce.

Anche quando non riesco a fare rumore.

Rumore per Vincenza Angrisano e tutte le altre:

Ambulanze per Vincenza Angrisano e tutte le altre:

E tutte le altre…


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...