In Finlandia, Sanna Marin arriva solo terza nella tornata elettorale che ha visto l’affermazione dei Conservatori e dell’ultradestra, confermando l’ascesa delle Destre.

È caduto un altro fortino di Centro – sinistra, quello rappresentato dal governo di Sanna Marin, che nelle elezioni della scorsa domenica è arrivata soltanto terza, dietro i conservatori del Partito della coalizione nazionale di Petteri Orpo e ai Veri Finlandesi di Rikka Purra. La leader Marin, tra i più giovani capi di governo d’Europa, ha dovuto fronteggiare la pandemia COVID-19 e ha sostenuto la causa ucraina, accelerando il processo di adesione del suo Paese alla NATO, che è diventato membro lo scorso martedì 4 aprile, cercando in tal modo di rendere sicuri i mille chilometri e passa che il Paese condivide con la Russia, con la quale sono aumentate le tensioni dopo il 24 febbraio 2022. La vicenda politica della Marin viene ricordata più che altro per i video che la immortalavano in alcune feste private, polemica che si è sgonfiata dopo che la premier era stata scagionata da ogni tipo di condotta illecita. Dopo la sconfitta, la Marin ha concesso l’onore delle armi e si è complimentata con gli avversari: “Congratulazioni al vincitore delle elezioni, congratulazioni al Partito della Coalizione Nazionale, congratulazioni al Partito dei Finlandesi. La democrazia ha parlato”. Certamente la democrazia ha parlato ma nel classico scenario dell’incertezza dei numeri, che in Finlandia renderà necessario un governo di coalizione e questo Orpo lo sa: “Abbiamo ottenuto il mandato più ampio. I finlandesi vogliono un cambiamento e ora inizierò i negoziati, negoziati aperti con tutte le parti”.

La Finlandia si aggiunge ad altri paesi europei che hanno fatto segnalare una svolta politica a Destra. Secondo alcuni analisti, l’ascesa delle Destre è iniziata nel 2016 con il sì della Gran Bretagna alla Brexit e con la vittoria di Donald Trump nelle presidenziali, contesti che non soggiacciono alla facile dicotomia tutta continentale Destra – Sinistra, ma che nell’attuazione politica si avvicinano alle esperienze e ai principi della Destra europea che aveva già delle realtà ben radicate come quella ungherese, dove Orban, da più di un decennio, riesce a sbaragliare le opposizioni, così come la Polonia che è governata dalla Destra populista di Morawiecki. In questo quadro va ovviamente inserito il governo di Destra che si è instaurato in Italia con a comando Giorgia Meloni, che molto spesso viene associato alle due esperienze politiche non appena menzionate.

Accanto a questi Paesi, andrebbero affiancati quelli i cui governi sono di Centro – destra. Troviamo i Paesi Bassi del primo ministro Rutte, la Croazia con il leader del HDZ Andrej Plenković e la Grecia del premier Mitsotakis. A questi si aggiungono Lituania, Cipro e Slovacchia.

L’ascesa della Destra è da segnalarsi anche in Francia e Svezia, dove le tornate elettorali non hanno visto la vittoria diretta della Destra ma che i risultati delle urne hanno erto a vincitrice morale. Marine Le Pen con il Rassemblement National é arrivata al ballottaggio delle presidenziali del 2022 e nelle elezioni legislative dello scorso giugno ha ottenuto 89 seggi. Un risultato che Le Pen aveva definito storico.

In Svezia, nelle elezioni legislative del 2022, dietro al partito socialdemocratico, che ha ancora una volta ottenuto la fiducia del 30% degli elettori svedesi, si è piazzato il partito dei Democratici Svedesi di Jimmie Akesson erede del partito di Estrema destra  Bevara Sverige, il cui slogan

era “manteniamo la Svezia svedese”, che ha ottenuto il 20 %. Più che parlare di ascesa dei partiti di destra e di estrema destra, bisognerebbe fare riferimento alla crisi che ha colpito la Sinistra che non riesce a dare una risposta alle principali questioni che riguardano le società europee e anche la crisi dirigenziale degli stessi partiti. Per fare un esempio, in Italia la Sinistra ha mancato di una visione comune, non solo a livello di una ipotetica coalizione di partiti, ma anche nel principale partito di Sinistra, il PD, che nonostante l’affermazione di Elly Schlein, non sembra aver risolto tutti i problemi che si sono ripresentati sulla nomina dei capigruppo, con la polemica che ne è scaturita tra il Presidente del partito Bonaccini e la stessa Schlein. Sembra inoltre che le sinistre, in Italia come in Europa, abbiano perso la bussola su quelle questioni che un tempo la interessavano il ceto medio, come il lavoro e il sistema Welfare, e stia perdendo molto più tempo e risorse sui diritti civili, che sono battaglie sacrosante, ma che non vengono avvertite da molti elettori come cruciali, soprattutto da quelle frange cristiane dei loro elettori. Se una volta gli operai votavano i partiti di sinistra, oggi vengono attratti dalle politiche di destra che parlano alla pancia, innalzano l’orgoglio nazionale e cavalcano l’onda della rabbia di riforme sociali che non attecchiscono e, con un conflitto che diventa sempre più imprevedibile e pericolosa, la deriva al nazionalismo di novecentesca memoria non appare tanto più una chimera. È in questo vuoto che la Destra ha potuto agire, cavalcando nella maggior parte dei casi l’onda populista e rivendicando un ritorno a confini netti, non solo territoriali. Il rischio che prendano piede i partiti xenofobi ed estremisti, quelli che sono altro rispetto alla sana dialettica Destra – Sinistra, che puntano a ricreare una retorica della necessità di limitare l’immigrazione e della ghettizzazione dello straniero è sempre più forte e attuale. Senza una controparte forte, certe Destre estreme rischiano di divenire dominanti e allora anche il futuro della UE potrebbe non essere certo.


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Vincenzo Pastore è un insegnante di Religione. Nel 2006 ha conseguito il Baccellierato in Sacra Teologia presso la Facoltà Teologica Pugliese. Al titolo teologico aggiunge la laurea magistrale in Relazioni Internazionali. Ha pubblicato in self-publishing due racconti brevi, Adriatica '98 (2020) e Ceneri e Cantoni (2022). Nel 2022 ha pubblicato con Abelbooks Pijan Paša. La kafana della famiglia Marković.