“Il fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso”

(Paolo Borsellino)

Storie comuni di ordinaria straordinarietà. Valentina Cito, studentessa diciottenne, segni particolari: molto sensibile al tema della giustizia sociale, appassionata di storie come quella dei giudici Falcone e Borsellino.

Valentina, lei è una giovanissima studentessa del Liceo Linguistico di Andria. Ci tolga subito una curiosità: qual è stato l’impulso che l’ha spinta a voler conoscere la storia di uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino?

L’irresistibile curiosità di una bambina scossa ed intimorita dalla visione di fiction sulla mafia, con sconvolgenti scene di uccisioni, e al tempo stesso affascinata dalla volontà eroica di persone capaci di lottare per il bene comune, mi ha indotta a domandare ai miei genitori la ragione di tale efferatezza. Grazie alle loro risposte ho potuto ricostruire la storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Questo desiderio, nato durante la mia infanzia, di conoscere quanto è accaduto nel mio stesso Paese, si è accentuato con gli anni e ha stimolato sempre più la lettura di libri e la partecipazione a conferenze sul tema della criminalità organizzata: come ad esempio quella tenutosi nella mia città nel maggio 2014, che ha visto come protagonista Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo.

Nella scena finale del film di Pif, “La Mafia uccide solo d’estate” dei genitori accompagnano il loro figlioletto nei luoghi che ricordano gli eccidi di uomini coraggiosi: quanto il contesto familiare, prima, e quello scolastico, dopo, contribuiscono a rendere le coscienze delle giovani generazioni sensibili alle battaglie di libertà e verità?

Il contesto familiare è di fondamentale importanza per la formazione di una coscienza politica critica. Al contrario, l’insufficiente sensibilizzazione, da parte dei genitori, alla conoscenza delle suddette tematiche favorirebbe il degrado sociale e, in casi estremi, il verificarsi di atti criminali. La scuola, in qualità di luogo di formazione per eccellenza, predilige l’educazione delle giovani menti ad una condotta conforme ai valori della lealtà e della rettitudine e quindi alla conoscenza del fenomeno mafioso attuando, ad esempio, percorsi di approfondimento al fine di scuotere dall’indifferenza e di combattere, con la potente arma della cultura, l’insorgere di nuovi gruppi criminali.

Da giovane studentessa, qual è la sua idea circa il fenomeno delle raccomandazioni? Secondo lei, costituisce terreno permeabile per lo sviluppo di quel tipico atteggiamento mafioso raccontato in molti libri e lavori cinematografici?

Il fenomeno delle raccomandazioni costituisce, a mio parere, già di per sé una manifestazione implicita di un comportamento illegale poiché osteggia l’avanzamento, in ambito professionale o culturale, di soggetti meritevoli e implica minori sforzi e impegni per raggiungere un obiettivo al quale si aspira fortemente. D’altronde, è alquanto spiacevole ammettere che, nonostante la continua lotta contro l’illegalità, tale atteggiamento sussisterà perennemente nell’indole di coloro i quali preferiranno servirsi delle suddette agevolazioni, considerate la “via facile”.

Frequentando i luoghi della movida notturna nella sua città, riesce a cogliere le maggiori criticità che affliggono il mondo dei giovani? Quanti giovani oggi sono sensibili ai temi sui quali stiamo concentrando la nostra attenzione?

Al giorno d’oggi, si assiste ad una degenerazione del concetto di divertimento inteso, dalle giovani generazioni, come un fenomeno strettamente connesso allo sballo nonché all’abuso di alcol e di sostanze stupefacenti in grado di alterare le condizioni psico-fisiche del soggetto. In particolare, frequentando i luoghi in cui i miei coetanei trascorrono le loro serate, ammetto di aver assistito a scene sconvolgenti di ragazzi totalmente fuori di sé, indotti a compiere azioni, alle volte anche violente, che hanno scombussolato l’idea di civiltà. Si tratta dunque di una sfrenata dipendenza che induce il giovane a sentirsi pienamente soddisfatto ma al contempo incapace di comprendere la vera essenza del divertimento, quello sano e, dunque, non distruttivo. Questo comportamento non fa che alimentare la criminalità organizzata, portando i giovani a disinteressarsi di quella che è la legalità e le azioni buone ed oneste che da essa derivano. Tuttavia, non tutti i giovani sono uguali ed è rincuorante affermare che, nonostante tutto, ci sono giovani menti particolarmente propense alla difesa del bene pubblico e della giustizia.

Quali caratteristiche dovrebbe avere il paese nel quale sogna di vivere e realizzarsi?

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”: sulla base di quanto riporta l’articolo 1 della Costituzione Italiana, ritengo indispensabile che uno Stato garantisca a ciascun cittadino un lavoro affinché questi sappia rendersi autosufficiente ed autonomo. Questo diritto, purtroppo, in Italia non è più assicurato a causa di politiche non finalizzate al bene pubblico. La tutela della sicurezza è un’altra caratteristica fondamentale che oggigiorno qualsiasi cittadino italiano reclama insistentemente e purtroppo invano. Tale principio, insieme alla salvaguardia della salute di ogni cittadino, dovrebbe, invece, sussistere nello Stato in cui sogno di vivere.


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Una famiglia dalle sane radici, una laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna, con una tesi su “Il fenomeno mafioso in Puglia”, l’esperienza di tutti i giorni che ti porta a misurarti con piccole e grandi criticità ... e allora ti vien quasi spontaneo prendere una penna (anzi: una tastiera) e buttare giù i tuoi pensieri. In realtà, non è solo questo: è bisogno di cultura. Perché la cultura abbatte gli stereotipi, stimola la curiosità, permettere di interagire con persone diverse: dal clochard al professionista, dallo studente all’anziano saggio. Vivendo nel capoluogo emiliano ho inevitabilmente mutato il mio modo di osservare il contesto sociale nel quale vivo; si potrebbe dire che ho “aperto gli occhi”. L’occhio è fondamentale: osserva, dà la stura alla riflessione e questa laddove all’azione. “Occhio!!!” è semplicemente il titolo della rubrica che mi appresto a curare, affidandomi al benevolo, spero, giudizio dei lettori. Cercherò di raccontare le sensazioni che provo ogni qualvolta incontro, nella mia città, occhi felici o delusi, occhi pieni di speranza o meno, occhi che donano o ricevono aiuto; occhi di chi applica quotidianamente le regole e di chi si limita semplicemente a parlare delle stesse; occhi di chi si sporca le mani e di chi invece osserva da una comoda poltrona. Un Occhio libero che osserva senza filtri e pregiudizi…