Una relazione, un “noi”

La mentalità capitalistico-industriale è ovviamente orientata al prodotto e alla produttività. Marx dal canto suo chiarì molto bene la dinamica della produzione capitalistica e pose il problema del plusvalore e dell’alienazione.

Negli ultimi venti anni anche la scuola è stata travolta dai concetti di produttività e dall’analisi dei “prodotti” intermedi e finali.

Sia chiaro, è giusto accertare se gli investimenti e le spese nel campo dell’istruzione sono efficaci: ad esempio, se in un Istituto professionale si investe in costosi macchinari, è giusto verificare se gli studenti hanno imparato ad usarli. Lo stesso si può dire per i laboratori di Informatica, di Scienze, di Fisica. E’ giusto verificare se gli studenti dei Licei frequentano poi l’Università, visto che questo è il principale obiettivo dei Licei.

Purtroppo l’idea del “prodotto” della scuola è penetrata anche nella scuola dell’obbligo e nello spazio più generale della trasmissione del sapere: lo studio è accompagnato dalla mania della misurazione del prodotto, cioè delle conoscenze e delle competenze. Una misurazione continua, assillante. Gli studenti vivono di “verifiche”: provate ad ascoltare i loro discorsi! Alunni e famiglie, se sono seriamente interessati al percorso scolastico, sono assediati da compiti e verifiche fino a tarda serata, anche nei weekend, anche durante le vacanze. A questo si collega poi il registro elettronico, per il quale rimando ad un precedente articolo qui su Odysseo.

Viene in mente il grammelot di Dario Fo sull’americano che spiega come funziona una macchina: a scuola dobbiamo badare ai test, all’output, all’outcome, al trend, al benchmark, alla griglia di valutazione etc.. etc..

La pandemia ha fatto poi precipitare la situazione perché c’è stata un’orrenda scoperta, che consiste in questo: un tutorial di youtube può benissimo sostituire un insegnante in carne ed ossa, se……

Il tutorial di youtube può sostituire l’insegnante in carne ed ossa se si commette l’errore di pensare che il prodotto della scuola è la trasmissione quantitativa di conoscenze.

Inoltre, ora che l’intelligenza artificiale avanza, le conoscenze nude e crude avranno contenitori ben più potenti di qualunque Homo sapiens!

È urgente cambiare completamente l’idea del “prodotto” della scuola. Quale deve essere allora “il prodotto” della scuola?

Il prodotto della scuola è la relazione umana fra gli insegnanti (rappresentanti del mondo adulto) e gli alunni (rappresentanti di una nuova generazione). Questa relazione opera entro l’obiettivo ormai fondamentale e irrinunciabile della vita scolastica, cioè apprendere il “noi”.

Semplificando possiamo dire che la scuola, nell’attuale società, non ha molto senso se il prodotto è la trasmissione di conoscenze, ma ha un significato imprescindibile se il “prodotto” è l’etica della socialità, dell’umanità; se la scuola è il luogo (forse l’unico) in cui, in una società avviata all’imbarbarimento, le nuove generazioni imparano a “dire” o “ricordare” il “noi”.

Tutte le componenti di una scuola, o, come si usa giustamente dire, “una comunità scolastica”, possono valutarsi e/o autovalutarsi sulla base della qualità della relazione che si è riusciti a instaurare fra gli adulti/insegnanti e i giovani.

(continua)


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Sono nato a Barletta nel 1956; ho insegnato Lettere per 23 anni e sono stato dirigente scolastico dal 2007 al 2023. Mi sono dedicato allo studio di vari aspetti della storia locale e sono membro della Società di storia patria per la Puglia; ho censito, trascritto e tradotto le epigrafi di Barletta. Per i tipi della Rotas ho pubblicato il romanzo-saggio “Ricognizioni al giro di boa”. Da molti anni mi interesso di religioni (specialmente il Buddhismo Mahayana) e di dialogo interreligioso. Ho avuto la fortuna di avere tre figli e ora di essere anche nonno! Da settembre 2023 sono in pensione: si dice tecnicamente "in quiescenza" ma è un po' difficile fermarsi. Gioco a tennis, mi piace molto viaggiare e credo molto nel lifelong learning. Sono stato cooptato in Odysseo da Paolo Farina :) e gli sono grato per avermi offerto uno spazio per parlare di scuola (e non solo) fuori dall’ambito formale/ istituzionale.

6 COMMENTI

  1. Il concetto di prodotto è stato già da tempo evidenziato e denunciato da Adorno e Horkeimer in “dialettica dell’illuminismo” con industria culturale. Anche la cultura viene mercificata attraverso prodotti quantificabili, misurabili e commercializzabili..Forse l’uomo e l’umanità sono anch’essi prodotti?
    Svincoliamo la cultura e l’uomo dall’economia a tutto tondo e lasciamo spazio al caos e alla creatività

  2. Meno prove (invalsi), meno verifiche, meno progetti, più relazioni tra docenti e alunni di confronto,collaborazione, condivisione, crescita culturale e di valori umani. La scuola è essenzialmente una comunità educante.

  3. Per chi la scuola la vive ogni giorno, sembra come un puzzle da cui ogni giorno tolgono un pezzo, ci stanno spogliando di tutto e della dignità.
    Noi che vorremmo lo sviluppo del cittadino,l outdoor education, sembriamo lontani anni luce dalle “competenze” richieste,dai prodotti imposti dalle case editrici e dalle aziende di software che ormai dominano il “mercato” del sapere.

  4. I contenuti hanno la loro importanza soprattutto in funzione della propria genesi e delle storie o della storia che ha portato alla loro “scoperta”. Sono cioè il mezzo ideale per realizzare una relazione sana docente-discente. L’anima della scuola è tutta là. In tale funzione la scelta che il docente opera è strumentale a questo fine, per quanto le indicazioni ministeriali consentano ciò. Le tue parole Preside, sono laicamente sante.

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