Il mondiale qatarino lascia un’eredità importante: la consapevolezza per i Paesi del Golfo di essere dei seri competitornell’organizzazione di grandi eventi sportivi.

È passato un decennio da quando i soldi degli sceicchi sono stati investiti nel mondo del calcio. Il PSG di Nasser Ghanim Tubir Al-Khelaïfi e il Manchester City di Manṣūr bin Zāyed Āl Nahyān sono stati probabilmente i primi grandi investimenti fatti con i petrodollari provenienti dal Golfo Persico.  Recentemente una holding saudita comprendentePIF, PCP e RB ha acquisito un’altra storica squadra inglese, il Newcastle United che quest’anno è in piena corsa per un posto in Champions League.

Indubbiamente, l’organizzazione del mondiale in Qatar rappresenta il fiore all’occhiello di investimenti regionali che non hanno soltanto riguardato lo sport ai massimi livelli, ma anche manifestazioni di portata globale come l’Expo 2020 di Dubai.

Il Qatar si è aggiudicato la XXII edizione della Coppa del mondo FIFA nel dicembre 2010, non proprio in un mese banale per tutto il mondo arabo, perché segnò l’inizio della cosiddetta Primavera. Un’assegnazione che è stata favorita dall’appoggio, non proprio trasparente e gratuito, degli Stati europei, in particolare della Francia e dell’allora Presidente Sarkozy, che suscitò da subito polemiche. La corruzione pare essere stata una costante nell’organizzazione e nel buon successo del torneo, come mostrato dal terremoto che ha colpito i vertici del Parlamento europeo, pagati per influenzare l’istituzione sulla bontà della scelta fatta dodici anni fa. Doha ha rigettato l’accusa anche se parecchi quotidiani belgi riferiscono che ci sarebbe proprio il Qatar dietro a questo scandalo.

Tralasciando gli sviluppi del Qatargate, il mondiale ha dato consapevolezza ai Paesi del Golfo di poter giocare un ruolo da protagonisti nell’organizzazione dei grandi eventi sportivi. Il sogno di Doha  ha una data precisa: 2036. Il Qatar vorrebbe ospitare i Giochi olimpici, dopo averci provato nel 2016 e nel 2020 e dopo aver ottenuto l’organizzazione dei Giochi asiatici del 2030. La buona riuscita della Coppa del Mondo ha dato nuova linfa alle ambizioni del Qatar. Può sembrare un sogno difficile ma non impossibile: come abbiamo visto, i petrodollari sono capaci di costruire stadi e infrastrutture funzionali e super moderni. La principale difficoltà potrebbe essere rappresentata dallo svolgimento dei Giochi in inverno, così come avvenuto per i mondiali, sovvertendo l’ortodossia dei Giochi che non ammetterebbe un’edizione nella stagione invernale. Ma gli affari sono affari, anche per il CIO e chissà che l’esempio del mondiale non faccia vacillare i principi decoubertiani.

Un altro Paese fa progetti in grande ed è l’Arabia Saudita che vorrebbe invece ospitare la Coppa del mondo 2030, per capirci quella del centenario. La concorrenza è feroce ed è piena di pretendenti che hanno mostrato un certo interesse ad organizzare la massima manifestazione calcistica. Argentina e Uruguay, capofila della candidatura Juntos para 2030 che comprende anche Paraguay e Cile, potrebbero essere un ostacolo serio per il paese saudita che da parte sua può vantare già l’assegnazione, udite udite, dei Giochi invernali asiatici. Dopo le “cattedrali calcistiche” ecco servita la neve nel deserto. Il progetto coinvolgerebbe anche la Grecia e l’Egitto, un mondiale sul modello dell’United 2026, il prossimo ospitato da Stati Uniti, Messico e Canada.

La presenza del principe saudita Mohammed bin Salman all’inaugurazione del mondiale, proprio accanto a Gianni Infantino, è un indizio importante delle intenzioni arabe, confermate dal Ministro del turismo di Riad Ahmed Al Khateeb che ha detto: “l’Arabia Saudita starebbe considerando di fare un’offerta congiunta con Grecia e Egitto e vorrei che fosse un’offerta vincente”. Tra smentite e conferme ci pare plausibile che l’Arabia Saudita possa fare questo passo decisivo e sfidare la candidatura sudamericana e quella di Spagna e Portogallo. Il Paese ha anche ottenuto un Gran Premio di Formula 1 e parecchi incontri di boxe di alto profilo. Dalla sua parte c’è la storia recente, quella del mondiale in Qatar che ha mostrato come alcune difficoltà possono essere superate e che secondo le parole di Gianni Infantino è stato un successo capace di unire il mondo. Aldilà della retorica di circostanza, mai sottovalutare il potere dell’oro nero di cui la FIFA e il suo potentissimo presidente sanno riconoscerne il suo profumo inebriante. Le assegnazioni più recenti hanno dimenticato spesso la tradizione calcistica di un paese in nome degli interessi economici, basti pensare al tentativo reiterato e fallito del Marocco che sicuramente aveva maggiore cultura calcistica del Qatar. E i risultati del 2022 sono più che lampanti, con il Qatar eliminato al primo turno e il Marocco sorprendentemente quarto.

Se l’Arabia Saudita dovesse riuscire ad aggiudicarsi l’assegnazione del mondiale e il Qatar quello dei Giochi estivi, si imporranno, molto probabilmente, le stesse polemiche relative ai diritti civili che notoriamente in questi Paesi non sono rispettati. E allora ci ritroveremo a discutere di boicottaggi, fasce arcobaleno e proteste di piazza, inascoltate e inutili, perché a muover le fila degli eventi ci sarà sempre quel dio denaro che poco si preoccupa di tali questioni e che ha come suo unico interesse quello di garantire che lo spettacolo possa continuare.