
“Segui il tuo cuore finché esisti. Infatti non c’è uomo che abbia portato le sue cose con sé, così come non esiste chi sia venuto indietro”
Vorrei poter parlare del popolo che siamo. Prima devo ricordare che sono lontani i tempi in cui Marx e Feuerbach temevano l’uomo alienato, soggiogato, uno dall’onnipotenza del capitalismo e l’altro dall’onnipotenza della religione: robetta da poco per gli esseri umani che siamo diventati. Anche il più povero degli uomini possiede un dispositivo che gli permette di vivere da ricco e in apparenza altrove, nel fantalsocialmondomeraviglioso.
Se esisti è perché lo decidono gli altri, se sei qualcuno è perché lo decido io, se nonostante tu abbia la cultura di un bambino delle elementari per altri come te comunque scrivi sempre la cosa giusta e sei un grande, se la terra è piatta perché la birra non ti cade dal tavolo, se la verità serve solo a farsi nemici e la calunnia e il pettegolezzo portano alla gloria, se dandoti del nazifascista ti sopravvalutano, se il tuo unico viaggio è L’isola dei famosi, se mostri il culo perché non hai altro, se puoi uccidere e diventare famoso: allora sei nel posto giusto. Il mondo è tuo. È il mondo che fa per te.
Poniamoci la domanda: Come può un essere umano diventare prima moralmente e poi fisicamente padrone di un altro e infine padrone di molti altri uomini, nemico di altri?
Il popolo è un mucchio di persone che nell’insieme forse ha una identità ma presi uno per uno sono sospettosi, paranoici, gelosi, egocentrici, frustrati, camaleontici, generosi, irritabili, amorevoli, uno nessuno e centomila.
Il popolo che è socialmente estraneo in casa propria poiché conta quanto i risultati di un referendum che deve sopperire alle carenze legislative, non abita nulla di proprio ma occupa uno spazio fisico che è di tutti, pubblico, che in sostanza non gli appartiene. Abitare significa sentirsi a casa, ospitati tra chi non ci ignora, tra cose che hanno memoria di un vissuto rassicurante. Abitare è dove incontrare l’altro perché l’identità è un dono degli altri. Abitare è sottrarsi all’anonimato della folla.
Il popolo però resta ancora un concetto astratto, non ci si mangia e beve, non si ricarica il cellulare scarico. Nessuno almeno a parole dovrebbe preoccuparsi di trovare un lavoro o farsi visitare per necessità in strutture pubbliche. Tutto è garantito a parole dalla nostra Costituzione.
La politica, per esempio, abita indebitamente il principio costituzionale che il popolo è sovrano. Nel nostro meraviglioso Paese o si è poveri e dimenticati o si è sfacciatamente ricchi da poter fare politica. Rubando a certi livelli, evitando di pagare il giusto, è giuridicamente più conveniente che rubare merendine per fame in un supermercato.
Aspettare senza reagire che un ipotetico aggressore, dedito senza rimorsi di coscienza alla delinquenza, magari armato di un coltello con lama di 30 centimetri, colpisca per uccidere un rappresentante delle nostre Istituzioni, è la normalità.
La politica, è piena di eletti laureati in Legge, dichiarerà impunemente di possedere la verità senza in realtà riuscire a comprenderla. Un conto è la verità, un conto è la comprensione della verità, lo sanno persino i bugiardi. Una verità non compresa è come le emorroidi nel sedere delicato di ogni Democrazia. La nostra ha male.
Coniugare la verità e la comprensione della stessa sarebbe il massimo. Immaginate un posto dove vivere in cui qualcuno che siede là dove conta rinuncia all’esibizione del potere? Immedesimarsi in chi riesce a poggiare il piatto in tavola ma con il minimo per saziarsi, doversi laureare con sacrificio per poi riuscire solo a lavorare come collaborare scolastico a tempo determinato nella migliore delle ipotesi. Amare i libri e non poterseli comprare perché l’IVA è al 22%, sono beni di lusso. Qualcuno potrebbe indignarsi invece di piangere i soliti morti e ricordare le solite sciagure passate?
Tocca ristrutturare casa ereditata dai genitori, oramai invivibile, con un bonus statale che porta solo rogne e fiscalmente fa paura pure all’ultimo degli esseri umani. Auguri!
Non sarebbe più giusto chiedere alla politica, destra e sinistra sono solo direzioni e non saldi principi morali, di possedere quella percezione di ciò che è altro da sé: l’altruismo?
Al British Museum di Londra è conservato un papiro egizio intitolato Canto dell’Arpista in cui è scritto qualcosa che da millenni lascia gli homo sapiens indifferenti: “Non c’è chi venga di là. E che dica le loro cose. E che calmi il nostro cuore. Segui il tuo cuore finché esisti. Infatti non c’è uomo che abbia portato le sue cose con sé, così come non esiste chi sia venuto indietro”.
Ma di cosa stiamo parlando? La morale più gettonata, per sopravvivenza, è squallida: Vivi e fotti il prossimo prima che possa accorgersene.