In scena il 27 settembre nello chapiteau di piazza Vittorio Emanuele II

Andrea e Sonia, fratello e sorella, dopo anni di lontananza si incontrano per leggere il testamento del padre ormai morto. Questa la trama, in breve. Questa la scusa, invero, de La Ballata dei Lenna per portare in scena una vicenda tra onirico e reale che presenta contraddizioni, conflitti, illusioni di una generazione che, lontana dal passato e persa nel futuro, è ancora alla ricerca del proprio posto nel mondo.dsc_0085

Sonia, interpretata da Miriam Fieno, è un’artista contemporanea in continua fuga da chi non comprende la sua arte: dall’Italia al Canada all’Argentina perché “i canadesi sono troppo presi dal coprirsi per capire la mia arte. Me ne andrò i,n un posto più caldo, in Argentina”; si tratta di un’arte servile ad un mercato nero che ricicla gli “scarti” della società e vende uomini mutilati, nel fisico e nell’animo, come statue. Sonia è una donna sulla trentina che vuole metter su famiglia in un posto imprecisato del mondo, ma che non è pronta ad avere dei figli; è una bambina alla ricerca di suo padre in una relazione cosmopolita (”Il mio fidanzato è medico, come papà. Forse per questo mi sono messa con lui”), ma che al suo funerale è mancata per motivi di lavoro.dsc_0021

Poi c’è Andrea, fuori dal palco Nicola di Chio, il figlio rimasto accanto al padre fino alla fine. Quello che c’era a cambiargli il pannolone e ad asciugargli la bava, ma che non c’era a tendergli la mano: “Non abbiamo più la capacità di volere […] Non sappiamo più come reagire alle ingiustizie”. Anche Andrea è un artista dalle bizzarre modalità, o meglio, un dio, come ama definirsi: nell’estasi di un processo creativo ha scritto bendato “Il paradiso degli eroi”, una sceneggiatura che, dall’uccisione di Adamo alla nascita della scimmia, mette al mondo una nuova generazione di eroi desiderosi di vivere e tira in ballo tematiche dalle sfumature pirandelliane: “Ti capita mai di vederti vivere? Vivo guardando me che lo faccio”.dsc_0063

Tra ricordi, racconti e discussioni si fanno largo scene oniriche e caleidoscopiche che vedono in scena Paola Di Mitri (autrice del testo) e Francesco Marilungo (performer- danzatore) nei panni rispettivamente di una scimmia e un asino. Che siano questi l’alter ego dei due fratelli o solo il simbolo delle seduzioni immorali del mondo e degli impulsi irrazionali dell’uomo, è lasciato decidere alla coscienza di ognuno.

Un colpo di pistola a suggellare il tutto: rimossi i veli di plastica, cessate le ipocrisie, eliminate le maschere, non rimane che il silenzio di un testamento vuoto perché “nostro padre non aveva da dirci nulla”.dsc_0071-2

“Quando ci approcciamo ad una nuova sceneggiatura ci confrontiamo molto con la società in cui siamo immersi e con le sue problematiche; partiamo da qui e la rielaboriamo in modo personale – spiegano i giovani attori della compagni. All’inizio sentivamo un malessere di fondo che non sapevamo identificare. Poi abbiamo capito che il problema stava nella difficoltà di riconoscere l’eredità dei nostri padri: questi erano in antagonismo con i loro predecessori. Ciò non avviene per noi che veniamo trattati ancora come bambini. Abbiamo incanalato queste idee in una storia che ha molto di personale: il nostro mestiere di attori ci pone costantemente in confronto con i maestri del passato e spesso, nel tentativo di soddisfare questa o quell’altra critica, si rischia di adottare un compromesso che non ci appartiene più. Allora noi ci mettiamo del nostro e rispondiamo con uno spettacolo. Ai dubbi non abbiamo le risposte, ma almeno vogliamo provare a riflettere…”dsc_0046_1

La Ballata dei Lenna nasce nel 2011, dall’incontro di Nicola Di Chio, Paola Di Mitri, Miriam Fieno presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Udine. Dopo “La protesta” nel 2012, “Cantare all’amore” nel 2013, e “REALITalY” nel 2014, alla compagnia si aggiunge il performer Francesco Marilungo.