“Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo da gigante per l’umanità”. Un perfetto slogan pubblicitario, la tipica frase ad effetto per i titoli di coda del più classico dei film di fantascienza. Ma stavolta Star Trek o Guerre Stellari c’entrano poco. Le onde radio provenivano dalla navetta spaziale Apollo 11, il set cinematografico più avveniristico mai costruito prima di allora. A pronunciare quelle parole fu Neil Armstrong, lui e Buzz Aldrin furono i prescelti, gli astronauti che, per primi, avrebbero avuto l’onore di mettere piede sul suolo lunare.
Già, avrebbero. Qui il condizionale è d’obbligo, visto che tutti gli impiegati del Kennedy Space Center hanno successivamente ammesso che loro, quel 20 luglio 1969, in quella base NASA non ci sono mai effettivamente entrati. Tutto era stato tenuto nascosto, nulla sarebbe dovuto trapelare, il rischio che i russi emulassero quell’impresa era troppo grande. In effetti, la Guerra Fredda tra Stati Uniti e URSS si combatteva ormai a suon di tecnologie futuristiche. Solo un anno prima, infatti, russi e americani avevano inviato, quasi contemporaneamente, nello Spazio sonde perlustrative, prototipi di robot costruiti sull’onda emotiva del periodo sessantottino.
Nei cannoni puoi metterci dei fiori, ma dei razzi proprio no. Quella è finzione, solo una fantastica rappresentazione della realtà, piccole sequenze di pellicole che riempivano i drive-in dell’epoca. Ma d’altronde, quella era l’America dei sognatori, l’America dei salvatori, l’America dei conquistatori e, più che mai, l’America dei vincitori.
Oscar per i migliori effetti speciali. L’Academy decise di premiare in questo modo il genio visionario di Stanley Kubrick. 2001: Odissea nello Spazio ha oggettivamente incarnato la rivoluzionaria arte di un cineasta, il talento della speranza applicato all’angoscia del domani. Ma alla Casa Bianca interessava il presente, la totalitaristica supremazia sugli storici rivali sovietici.
La nitidezza delle immagini (mai più replicata dopo), lo strano gioco di ombre e la controversa gravità alimentano il sospetto che quella bandiera a stelle e strisce sia stata issata da Kubrick ‘’somewhere’’ nel deserto del Nevada.
Certo, sarebbe stato strano se quel giorno, al posto di Neil, un altro Armstrong voltandosi avesse urlato e magari cantato, con un pizzico di nostalgia, al nostro Tito Stagno… what a wonderful world!