…di lato a sé.

Potremmo pur chiamarla “tragedia blu” da come si è impostata la notizia di questa specie aliena nei nostri mari: il “granchio blu”. Se ne sta parlando come se fosse arrivato da un altro pianeta a disturbar la “quiete” delle nostre irrequiete, disordinate vacanze a fil di sventatezza. Ma di cosa stiamo parlando: di granchi o di peste bubbonica?

Nel primo caso, come nel secondo, bisogna che non si cada in allarmismi, fuori sede mentale, e presentar la cosa in un “colore” diverso da quello che è. In effetti è un granchio che è già presente in altre acque del Globo e che, dato l’innalzamento di temperature ad essi congeniale, si sono trasferiti dalle nostre parti per restarci e procrearsi. La domanda che dovremmo porci è una sola: sono dannosi per il nostro ecosistema e fino a che punto?

Dal modo come si son messe le cose sembra che, tutto sommato, sono ottimi da mangiare anche se si hanno incertezze sul come cucinarli e i nostri bravissimi chefs si stanno attivando per nuove ricette.

Con le voci messe in giro si sono create tante di quelle contraddizioni e altrettanti allarmismi e curiosità, da farne la notizia del momento. È il nostro modo di procedere. Questo ha fatto una tale confusione tanto che qualcuno parla di egiziani e israeliani nella guerra in Ucraina, omettendo i veri ostili in campo. Si è arrivati a definire Moshe Dayan un pirata per via dell’occhio bendato: era un Generale dell’esercito israeliano. Nemmeno andava alla cieca, visto che, di occhi, ne aveva uno libero e che gli ha fatto vincere, e in modo assai breve, la guerra: beh, lasciamo perdere…!


Siamo noi che andiamo a tentoni ogni qualvolta ci capita di districarci da una fesseria qualunque, come quella del granchio blu. Io che scrivo ho avuto modo di essere presente, anzi partecipante alla pesca di questo “delizioso” crostaceo. L’ho fatto dalla parte dell’Oceano Indiano in una zona chiamata: Preston Beach. Si trova esattamente nel Parco nazionale di Yalgorup, tra Madurah e Bunbury. In questo sito mi ci hanno portato degli amici residenti a Perth per pescare sia pesci sia granchi blu. La cosa da sottolineare bene è: per praticare questo tipo di pesca occorre che uno conosca ed osservi le leggi inerenti tale pratica, previe sanzioni o confisca del natante, nel caso di un grave, non rispettoso, comportamento. Per la pesca con la canna, restando coi piedi all’asciutto, ovvero dalla spiaggia oppure dagli scogli, il pescato deve avere una grandezza non minore a quella stabilita dalla legge. In questi casi l’abboccato che non raggiunge la misura stabilita va rigettato in mare. Per la pesca dei granchi blu, essa avviene con le nasse oppure, dove l’acqua è bassa, con i retini (coppi) e una bagnarola di plastica per contenerli, una volta pescati.  In questo caso, oltre alla grandezza c’è pure un limite di venti granchi per ogni natante e non uno di più, altrimenti si rischia molto…

Alcune stranezze: una volta ho notato l’amico italo-australiano che prendeva, dalla parte del dorso, un granchio pescato e, con il suo dito, facendo un movimento, come di carezza sull’addome, lo faceva addormentare.

Un giorno eravamo sul punto di tornarcene a casa a Melrose Beach quando ci piombava addosso una pattuglia della Guardia Costiera la quale ci controllava il pescato che risultava tutto a norma. Non fu così per un natante di quattro persone di origini asiatiche, controllati subito dopo di noi e che passarono certamente i loro guai…

Qui da noi se ne sta facendo una tragicomica sceneggiata a partire dall’estuario del Po fino al lago di Trasimeno e forse, perché no?, a Castel Gandolfo, dove lo potrebbero cucinare a base di porcini della zona che sono rinomati, e non solo per la presenza del pontefice.

Si è parlato di grandi pescate, tonnellate, di questi crostacei spediti in America; di pescherie che li regalavano ed altre che si facevano guerra per via dei prezzi di cattiva concorrenza; di vongolari di Chioggia che hanno lamentato la distruzione degli assetti dei loro siti della bivalve di cui i crostacei blu, sembra, ne vadano ghiotti. Ma dopo tutto è sempre l’uomo a stare in cima alla catena alimentare, anche se non sappiamo con certezza, sulla scomparsa dei dinosauri, se ci sia stato o meno il suo “zampino”…culinario a dissolverli.

Con questo marasma di non regole, dove può succedere l’impensabile, non c’è da meravigliarsi di questo incongruo inizio.

Io comincerei a copiare da chi sa più di noi, ponendo delle regole e facendole rispettare come si deve. Sono le norme scritte e rispettate che dànno i risultati sperati e mantengono l’ecosistema nella razionalità dovuta.

Le chiacchiere riempiono di aria e come risultato, creano inutili e scomode flatulenze.

…A sera era Teresa, moglie dell’amico che mi ha portato a pesca col suo natante, la cuoca che aveva cucinato i granchi pescati. Non sto qui a descrivere le sensazioni culinarie acquisite e la bontà della cena a base di Granchi blu (Callinects sapidus Rathbun) e l’eccellente vino bianco, australiano.

“L’uomo è l’unico animale la cui esistenza è un problema che deve risolvere” (Erich Fromm).

“Non vediamo mai al di là delle nostre certezze e, cosa ancora più grave, abbiamo rinunciato all’incontro, non facciamo che incontrare noi stessi in questi specchi perenni senza nemmeno riconoscerci. Se ci accorgessimo, se prendessimo coscienza del fatto che nell’altro guardiamo solo noi stessi, che siamo soli nel deserto, potremmo impazzire” (Muriel Barbery).


FontePhotocredits: Salvatore Memeo
Articolo precedenteEsportare democrazia a Caivano
Articolo successivoTu sei girasole
Salvatore Memeo è nato a San Ferdinando di Puglia nel 1938. Si è diplomato in ragioneria, ma non ha mai praticato la professione. Ha scritto articoli di attualità su diversi giornali, sia in Italia che in Germania. Come poeta ha scritto e pubblicato tre libri con Levante Editori: La Bolgia, Il vento e la spiga, L’epilogo. A due mani, con un sacerdote di Bisceglie, don Francesco Dell’Orco, ha scritto due volumi: 366 Giorni con il Venerabile don Pasquale Uva (ed. Rotas) e Per conoscere Gesù e crescere nel discepolato (ed. La Nuova Mezzina). Su questi due ultimi libri ha curato solo la parte della poesia. Come scrittore ha pronto per la stampa diversi scritti tra i quali, due libri di novelle: Con gli occhi del senno e Non sperando il meglio… È stato Chef e Ristoratore in diversi Stati europei. Attualmente è in pensione e vive a San Ferdinando di Puglia.